Sta arrivando la Real Sociedad

La squadra basca è meritatamente in corsa per tornare in Champions League, grazie a un progetto basato sulla valorizzazione del talento e su un gioco offensivo.

«Quello che vogliamo è arrivare in Champions League e giocarla tutti insieme l’anno prossimo. Difficile? Forse, ma so che io e i miei compagni possiamo tenere testa a chiunque». Queste parole sono di Martin Odegaard, centrocampista nonché stella della Real Sociedad, la vera squadra rivelazione della Liga 2019/20, brutalmente stoppata – come tutti gli altri campionati europei – dall’emergenza sanitaria legata alla pandemia mondiale esplosa negli ultimi mesi. A riprendere le dichiarazioni del norvegese, alla prima stagione da titolare nel campionato spagnolo, è stato Diario As, che in calce all’intervista mandata in stampa qualche giorno fa ha tenuto a precisare come le parole di Odegaard fossero accompagnate da una sicurezza quasi inaspettata. In realtà si tratta di un atteggiamento inevitabile, o comunque comprensibile: prima della sosta forzata, la Real Sociedad aveva disegnato calcio e dato spettacolo praticamente ovunque, come testimoniano i 46 punti in 27 partite di Liga, ma anche la grande cavalcata in Copa del Rey, culminata con la qualificazione alla finale dopo aver collezionato lo scalpo del Real Madrid – battuto 4-3 a domicilio, in un Santiago Bernabéu che si è rifatto gli occhi per lo spettacolo mostrato in campo dai baschi.

Ecco, se dovessimo eleggere la partita manifesto di questa stagione, sicuramente quella di Madrid sarebbe tra le candidate. D’altronde, i numeri messi insieme in Liga parlano chiaro: la squadra allenata da Imanol Alguacil ha accumulato 14 vittorie – meglio hanno fatto solo Barcellona e Real Madrid, rispettivamente con 18 e 16 successi – e, nel momento in cui si tornerà in campo, i baschi ripartiranno con il terzo miglior attacco del torneo. Se poi si vanno anche a guardare le statistiche difensive – il pacchetto arretrato ha concesso qualcosa di troppo e, a oggi, è solo il settimo reparto per gol subiti –, è facile intuire come la vera forza della Real Sociedad risieda nel reparto avanzato. Questo non significa che dietro manchino qualità e compattezza, ma che l’approccio tattico di Alguacil porta la squadra a esporsi maggiormente ai colpi degli avversari. Lo stesso allenatore, in un’intervista di metà febbraio, aveva ribadito un concetto fondamentale per spiegare la sua visione: «Nel calcio ci sono delle partite in cui ti devi prendere dei rischi, diciamo, calcolati. Se io imposto la gara in un certo modo è perché penso sia il migliore, sono consapevole di ciò che può succedere. A nostro favore, ma anche contro». In realtà, Alguacil ha semplicemente utilizzato un giro di parole per dire che, dalle parti di Anoeta, finalmente sono arrivati un po’ di piedi buoni da sfruttare.

Certo Alguacil ha anche tanti meriti: è stato scelto come traghettatore da Jokin Aperribay – presidente della Real dal 2008, quando ereditò una società sull’orlo del fallimento – dopo l’esonero di Asier Garitano a dicembre 2018, e fin da subito ha avviato una rivoluzione composita, psicologica e tattica: la squadra era uscita distrutta dalla gestione-Garitano, per ridarle fiducia il nuovo allenatore ha abbandonato definitivamente il 4-4-2 e l’orribile 4-1-4-1 nel quale i due esterni di centrocampo si abbassavano stabilmente sulla linea di difesa in fase di non possesso, e ha assemblato un 4-2-3-1 più offensivo, più spettacolare, più redditizio. Fin dall’esordio di Alguacil, i tifosi della Real Sociedad hanno intuito che l’inerzia era destinata a cambiare: il 6 gennaio del 2019 si gioca Real Madrid-Real Sociedad al Santiago Bernabéu, e i baschi vincono per 2-0 grazie alle reti di Ruben Pardo e William José.

Ecco, proprio Willian José è un esempio calzante di come il rendimento di un calciatore possa cambiare a seconda dell’allenatore. Il brasiliano è stato uno dei profili maggiormente valorizzati dalla cura Alguacil, che lo ha sgravato della maggior parte dei compiti in fase di non possesso, lasciandogli contestualmente più libertà in avanti. Da buon attaccante associativo, Willian José ha aumentato in maniera esponenziale il suo apporto in fase realizzativa, ma anche l’efficacia nel dialogo con il resto della squadra. La sua crescita non è passata inosservata, tanto che il Barcellona ha provato più volte a strapparlo alla Real Sociedad. La risposta del presidente Aperribay? «Se lo vogliono così tanto, paghino i 70 milioni di clausola».

I 50 punti della stagione 2018/19 – 31 dei quali ottenuti da Alguacil – portano i biancoblu al nono posto, ma c’erano segnali evidenti che inducevano all’ottimismo. I metodi del tecnico basco – che di recente ha ottenuto il rinnovo del contratto fino al 2021 – hanno fatto breccia, il gruppo ha alzato il livello delle prestazioni e la rosa necessitava solo di qualche puntello giusto per alzare finalmente il livello. E qui è entrata in gioco la società, che in estate ha operato molto bene sul mercato, portando a San Sebastián alcuni elementi particolarmente funzionali alle idee dell’allenatore. Il tutto, e questo va evidenziato, spendendo poco più di 20 milioni di euro e incassandone circa la metà dalle cessioni di Juanmi e Gerónimo Rulli – finiti, rispettivamente, al Real Betis e al Montpellier. Al loro posto sono stati acquistati Portu, retrocesso con il Girona, e Alex Remiro, arrivato con un’operazione capolavoro a parametro zero dopo che lui aveva deciso di far scadere il suo contratto con l’Athletic Bilbao. Oggi, entrambi compongono un pezzo di spina dorsale della squadra, completata da alcuni tasselli fondamentali dal centrocampo in su.

Con la maglia della Real Sociedad, Odegaard ha giocato 28 partite ufficiali di tutte le competizioni, con uno score totale di sette gol segnati (Juan Manuel Serrano Arce/Getty Images)

Di Martin Odegaard si è detto e scritto tanto negli ultimi mesi, ma il suo straordinario rendimento in questa stagione giustifica tutti gli occhi puntati su di lui. Dopo una buona annata all’Heerenveen, il talento classe 1998 è stato dirottato nei Paesi Baschi dal Real Madrid, con la formula del prestito secco. Il suo impatto sulla nuova realtà è stato immediato, al punto che il norvegese si porta a casa – già a settembre – il premio di miglior calciatore del mese nella Liga. Il prestito scade il 30 giugno, Odegaard in teoria dovrebbe tornare a Madrid di qui a poche settimane, o comunque alla fine di questa stagione. Le sue ultime dichiarazioni, nelle quali usa sempre il noi quando parla della Real Sociedad, fanno però intuire una certa volontà di farsi ancora un anno di gavetta ad Anoeta, un teatro che ha incantato con colpi da assoluto fuoriclasse.

Le sue statistiche testimoniano la continuità di rendimento che ha raggiunto: secondo WhoScored, Odegaard è il miglior giocatore della Real Sociedad per passaggi chiave (2.3 di media a partita) ed effettua 53.1 passaggi ogni 90 minuti, con l’84.7% di precisione. In quanto ad assist è il terzo della rosa a quota cinque, dietro ai due esterni titolari, Portu e Oyarzabal. Proprio quest’ultimo numero mostra come i giocatori più determinanti in fase offensiva siano i tre rifinitori che galleggiano tra le linee, dietro la prima punta. Di questi, Odegaard rappresenta il cervello, un vero e proprio playmaker offensivo che però non ha una zona fissa di partenza, sebbene nelle formazioni venga principalmente disegnato come trequartista centrale. Il norvegese ama giocare con la palla tra i piedi e massimo a due tocchi, verticalizza quando serve ma predilige gli scambi nello stretto, spesso abbassandosi a centrocampo e diventando così interno destro, in aggiunta al doble pivote.

Mikel Oyarzabal è l’altro braccio armato della squadra allenata da Alguacil. La sua crescita è stata esponenziale soprattutto nell’ultimo anno, al punto da farlo entrare nel giro della nazionale maggiore. A impressionare non sono tanto i numeri – Oyarzabal, prima del lockdown, aveva già toccato la doppia cifra di gol stagionali per il terzo anno consecutivo –, quanto il fatto che abbia definitivamente abbandonato quell’attitudine all’anarchia che lo aveva limitato agli esordi. Inoltre, il 23enne nativo di Eibar rappresenta perfettamente il profilo di calciatore sul quale la Real Sociedad ha deciso di investire sotto la gestione societaria di Aperribay. In un articolo di approfondimento pubblicato pochi mesi fa dal Guardian, il giornalista Alex Clapham ha spiegato la filosofia alla base della formazione dei giovani talenti che poi andranno a comporre l’ossatura della prima squadra: il percorso comincia con gli accordi stretti con tante società della provincia basca, per continuare con il controllo totale della crescita dei ragazzi stessi, soprattutto dal punto di vista scolastico. Grazie alla Real Sociedad, per esempio, Oyarzabal ha frequentato l’università, e molti altri suoi compagni stanno seguendo lo stesso esempio.

Oyarzabal ha esordito con la Nazionale maggiore spagnola nel 2016, poi è tornato nel giro a partire da giugno 2019; in totale conta sette presenze e due gol con la Roja (Juan Manuel Serrano Arce/Getty Images)

Questa metodologia di scouting e formazione ha portato a San Sebastián, tra gli altri, delle leggende come Xabi Alonso e giocatori di buon livello Xabi Prieto e Asier Illarramendi – ceduto al Real Madrid nel 2013 per la cifra record di 32 milioni di euro. Due anni dopo, a prezzo di saldo, il centrocampista basco ha fatto ritorno ad Anoeta. L’apertura agli stranieri, avvenuta nel 1989, ha poi permesso al club di scovare giocatori di grande qualità, uno su tutti Antoine Griezmann. E anche quando i risultati sportivi sono mancati, la società non ha mai smesso di investire per potenziare il settore giovanile.

I frutti di questo progetto stanno cominciando ad arrivare: oltre al già citato Oyarzabal, ci sono altri 15 canterani su 27 componenti della rosa. Molti di questi, inoltre, sono ormai titolari inamovibili. Per esempio, in Spagna si parla molto della crescita di Robin Le Normand, difensore centrale con un cognome che tradisce le chiare origini francesi, strappato più di tre anni fa al Brest e aggregato inizialmente alla squadra B. Classe 1996, si è preso con prepotenza un posto da titolare nel cuore della retroguardia di Alguacil, spodestando a turno uno tra Elustondo e Diego Llorente. E, oltre all’ottimo lavoro sul vivaio, la Real Sociedad è stata brava a non sbagliare nessuna mossa sui giocatori non autoctoni, grazie anche agli accordi di collaborazione più o meno ufficiali stretti con società di primo piano – Real Madrid su tutte, ma anche Newcastle e Borussia Dortmund – con le quali ritagliarsi una corsia preferenziale in chiave mercato. Una delle ultime e geniali intuizioni risponde al nome di Mikel Merino, navarro di Pamplona, un corpo estraneo durante la sua esperienza in Germania e Inghilterra: Alguacil lo ha rivitalizzato, piazzandolo in mezzo al campo a costruire gioco, affiancandogli un mediano di rottura – di solito uno tra Zubeldia e Illarramendi. Infine, in attacco è esploso pure il talento di Aleksander Isak, straripante punta svedese acquistata giovanissima dal Borussia Dortmund e liberata in estate per soli 6,5 milioni di euro: alla sua prima stagione con la Real Sociedad, ha già messo 14 reti ugualmente distribuite tra Liga e Copa del Rey.

Nato in Svezia da genitori eritrei, Isak ha lasciato il Borussia Dortmund a titolo definitivo dopo due stagioni e mezza; lo scorso anno ha giocato in prestito al Willem II, in Eredivisie (Gonzalo Arroyo Moreno/Getty Images)

Per la Real Sociedad, le partite della Liga che sta per ripartire possono essere considerate come una sorta di esame di maturità, da superare a pieni voti per raggiungere la Champions League. Non sarà semplice, visto che riuscirci significherebbe lasciarsi alla spalle almeno due squadre tra Valencia, Siviglia, Atletico Madrid e Getafe, tutte – più o meno – con le stesse possibilità di farcela. In tal senso, saranno fondamentale la sfida del 21 giugno, in casa, contro il Real Madrid, e i successivi scontri diretti con tutte le altre concorrenti – negli ultimi due turni di Liga, la Real Sociedad affronterà proprio Siviglia e Atlético Madrid.

L’impressione è che la squadra basca abbia idee chiare e forza di spirito, anche per un finale così incerto: quando tra gennaio e febbraio è incappato in un periodo negativo, inanellando tre sconfitte in quattro partite, il gruppo di Alguacil ha sempre dato la percezione di poterne uscire molto bene. E infatti, prima dello stop, i txurri-urdin erano reduci da cinque vittorie nelle ultime sette gare disputate. Servirà ripartire da qui, ma i presupposti per fare la storia – la Real Sociedad non gioca la Champions dal 2014 – sembrano esserci tutti.