Al Valencia, la vita degli allenatori e dei direttori sportivi è davvero impossibile

Dopo gli ultimi risultati negativi, sono andati via anche Celades e César Sánchez.

La nomina di Albert Celades, appena nove mesi fa, aveva gettato in confusione l’intero ambiente del Valencia. Non perché l’ex ct dell’Under 21 non fosse – o non potesse essere – un buon tecnico, ma perché il suo predecessore, Marcelino, aveva riportato un trofeo al Mestalla dopo undici anni (la Copa del Rey) e aveva condotto il Valencia a due qualificazioni consecutive in Champions League. Squadra e società sembravano finalmente allineate, si intravedeva l’esistenza in vita di un progetto realmente e propriamente detto. Poi però Anil Murthy e Peter Lim, rispettivamente presidente e maggiore azionista del Valencia, hanno deciso di esonerare prima il tecnico asturiano e poi il suo amico fraterno Mateu Alemany, direttore sportivo. Alla base di questa scelta, c’erano dei disaccordi sul mercato, più precisamente sulla cessione di Rodrigo Moreno all’Atlético Madrid. Alla fine l’attaccante della Nazionale spagnola è rimasto a Valencia, ma nel frattempo era saltato in aria tutto il gruppo dirigenziale e tecnico che aveva permesso al club taronges di ritrovare una dimensione accettabile.

Ebbene, nove mesi dopo i protagonisti della ricostruzione individuati da Murthy e Lim sono già andati via dal Mestalla: ieri, infatti, è stato annunciato l’esonero di Celades; subito dopo, anche il nuovo direttore sportivo, l’ex portiere del Real Madrid César Sánchez, ha presentato le sue dimissioni. Celades è il settimo tecnico esonerato da Lim dal 2014 a oggi: prima di lui e di Marcelino, la stessa sorte era toccata a Cesare Prandelli, Pako Ayestarán, Gary Neville, Nuno Espirito Santo e Pizzi. Una girandola impazzita, che ora porterà in panchina una delle (pochissime) sicurezze del club valenciano: il traghettatore Voro González, 56enne ex difensore e simbolo del club che per la sesta volta avrà il compito di guidare la transizione verso l’arrivo di un nuovo allenatore. La prima volta che gli è stata affidata questa missione risale al 2008, quando sostituì Ronald Koeman, attuale commissario tecnico della Nazionale olandese.

L’esonero di Celades si è materializzato a causa dello scarso rendimento nelle ultime partite: dopo il lockdown, il Valencia è riuscito a vincere una sola partita di Liga su cinque disputate, quella in casa contro l’Osasuna (2-0); ha pareggiato il derby contro il Levante e ha perso in casa del Real Madrid, dell’Eibar e del Villarreal. Poco prima dello stop per la pandemia, poi, il Valencia patì anche la netta eliminazione dalla Champions League per mano dell’Atalanta, vincente 4-0 a San Siro e 4-3 al Mestalla.

Come spiega El País, però, i problemi del Valencia vanno ricercati fuori dal campo, o meglio, sono una conseguenza dell’assoluta mancanza di progettualità della società: «Dopo aver fatto bene con Marcelino, il Valencia non ha mai visto Celades come un leader. Ma la verità è che manca una figura forte che faccia da ponte tra giocatori e dirigenza, un garante del progetto tecnico, insomma un direttore sportivo come Alemany, che protegga la figura dell’allenatore. Qualche mese fa, il procuratore Jorge Mendes, socio in affari di Lim, chiese al proprietario del Valencia quali fossero le sue intenzioni nei confronti di Celades. Lim rispose che “l’allenatore conta poco”. Come fa un tecnico a far rendere bene la squadra, a essere credibile e avere autorità, in un ambiente del genere?».

Anche il nuovo direttore sportivo César Sánchez è stato costretto a lavorare in queste condizioni: le sue dimissioni sono arrivate proprio perché era stanco di non essere ascoltato e considerato dalla società. Poche ore prima dell’esonero di Celades, César si era incontrato con i giocatori e li aveva rassicurati sul fatto che il tecnico non sarebbe stato esonerato. Non è andata proprio così, e ora il Valencia dovrà ricostruire tutto, per l’ennesima volta.