Tre cose sulla 30esima giornata di Serie A

La forza della Juve, la nuova sicurezza del Milan, il Bologna del presente e del futuro.

La nuova sicurezza del Milan, in un gol-copertina

Simone Inzaghi ha detto che la formazione, ormai, la deve fare con il dottore, e certamente è vero. Aggiungiamoci pure le squalifiche di Immobile e Caicedo, e capiamo il perché tutti i palloni della partita della Lazio contro il Milan, o quasi, sono transitati dalle parti di Luis Alberto, visto come unico faro biancoceleste, e però isolato e facile da bloccare. Tuttavia il Milan ha gestito la partita in modo perfetto: quello che spicca, nelle ultime uscite della squadra di Pioli, è la sicurezza nella gestione della palla. Il Milan, a lungo in questa stagione e anche in quelle precedenti, si era mostrato una squadra poco lucida, ammalata cronica di quell’abitudine di sbagliare il passaggio decisivo, con stop imprecisi e manovre lente. Il 2020 rossonero sembra aver eliminato questo problema sia con la testa sia con il fisico: la condizione dei giocatori è ottima, e le prestazioni lo mostrano. La copertina di questo traguardo potrebbe essere l’azione che ha portato al gol di Calhanoglu: una rete di passaggi che va da Theo a Bonaventura, a Bennacer, e poi Calhanoglu, Ibra, ancora Bennacer, oltre 10 passaggi ordinati prima del tiro del turco.

La forza incomparabile della Juve

Analizzando solo questo turno di campionato, la sensazione più forte riguardo la lotta scudetto è che la supremazia della Juventus sia legata ai problemi irrisolti di Lazio e Inter. Il vantaggio in classifica della squadra di Sarri dipende anche dall’andamento contraddittorio delle squadre concorrenti, certo, ma in realtà i dati vanno contestualizzati perché possano esprimersi bene ed essere compresi: grazie ai suoi 75 punti in 30 giornate, l’ex tecnico di Napoli e Chelsea è il miglior allenatore esordiente nella storia recente dei bianconeri (circoscrivendo l’analisi alle prime stagioni, ha fatto meglio di Capello, Conte, Allegri, ovviamente di Ranieri e Delneri) e ha una proiezione di 95 punti a fine stagione. Difficile tenere il passo di una squadra che va così forte, che ha questa sicurezza, questa profondità d’organico. L’abbiamo visto nel 4-1 contro il Torino: le fiammate individuali di Dybala e Cuadrado e Ronaldo hanno indirizzato la partita, il controllo – emotivo e tattico – del flusso di gioco ha fatto il resto, senza bisogno di ricorrere agli uomini in panchina. E se magari i lampi di bel gioco corale sono per l’appunto dei lampi, la Juventus mostra continuamente un’autorità e una forza non comparabili con nessun’altra squadra del campionato italiano, uno stato delle cose che sembra quasi indipendente rispetto agli anni che trascorrono, all’avvicendarsi degli allenatori in panchina, dei giocatori in campo. Sarri è molto vicino alla conquista di uno scudetto meritato da lui e dalla sua squadra, magari il percorso per costruire una Juve maggiormente vicina alle sue idee si è rivelato più lungo e accidentato del previsto, ma nel frattempo i risultati raggiunti e il miglioramento mostrato da alcuni calciatori – Dybala su tutti, ma anche de Ligt e Ronaldo – rappresentano un viatico importante, la benzina migliore per il motore di un progetto tattico ambizioso, rivoluzionario per la storia bianconera. Che dovrà compiersi nella prossima stagione.

Gli highlights di Juventus-Torino

Barrow e Juwara, i simboli di un Bologna ambizioso

In un’intervista rilasciata qualche giorno fa, subito dopo la sconfitta contro la Juventus, Sinisa Mihajlovic spiegò che «il mio Bologna è una squadra che attacca, che preferisce perdere dopo aver provando a vincere piuttosto che restare rintanato dietro e perdere comunque, senza nemmeno aver tentato». La vittoria colta ieri a San Siro contro l’Inter è nata ed è maturata a partire da queste parole, da questo atteggiamento: anche dopo il vantaggio nerazzurro e l’espulsione di Soriano e il rigore fallito da Lautaro, la squadra rossoblu non ha mai cambiato l’approccio alla partita, anzi Mihajlovic ha inserito Palacio al posto di Orsolini e Juwara al posto di Sansone. Il Bologna non ha rinunciato ad aggredire gli avversari, ad avere in campo giocatori in grado di metterli in difficoltà sulla corsa – Barrow è rimasto in campo insieme a Juwara – e con intelligenti letture avanzate – sì, stiamo parlando di Palacio. E alla fine ha vinto la partita, con merito e nel segno dell’irriverenza. I gol dei due giocatori del Gambia sono arrivati al termine di azioni lineari, belle da vedere – soprattutto quello di Barrow – e perciò significative per il presente e il futuro del Bologna: la squadra di Mihajlovic ha cinque punti di svantaggio dalla zona Europa League, ma nel frattempo l’allenatore serbo sta già preparando la/e prossima/e stagione/i, sta costruendo la squadra intorno al talento esplosivo di Barrow, ora sta inserendo gradualmente anche Juwara e Domínguez (autore dell’assist per la rete dell’1-2); inoltre ieri ha affidato le chiavi del centrocampo al 23enne olandese Schouten e ha inserito dalla panchina il 18enne islandese Baldursson. Insomma, il Bologna è e ha un progetto ambizioso, proiettato nel futuro, ha giovani di qualità e un allenatore che non si fa problemi a farli giocare, a lanciarli in campo perché attacchino, perché tentino di vincere, contro tutti, senza paura.

La vittoria del Bologna a San Siro