Il fatto che Harry Kane abbia agganciato e superato la quota dei 200 gol in squadre di club, e soprattutto che sia riuscito a farlo prima di compiere 27 anni, dovrebbe essere sufficiente per inquadrarlo come uno dei migliori attaccanti della sua generazione. A queste reti, poi, vanno aggiunte quelle messe a segno in Nazionale: sono 32, una cifra ragguardevole che ha un significato ancora più ampio se consideriamo che Kane veste la fascia di capitano, che è (già) l’uomo-simbolo di una generazione di giocatori fortissimi, già andati vicino alla finale della Coppa del Mondo. Si può dire l’Inghilterra – come sistema-calcio, ma anche come Nazionale – stia vivendo un’età dell’oro, e che Harry Kane abbia un ruolo fondamentale in tutto questo, anche in quel futuro che sembra poter essere addirittura più roseo del presente – grazie ai talenti che si stanno affacciando ora al grande calcio, e che sembrano essere addirittura più forti dei loro predecessori.
Solo che Harry Kane non ha ancora vinto nulla. Proprio nulla. È un aspetto che pesa nella percezione che abbiamo di lui, e che è stata in qualche modo “toccata” dagli articoli che abbiamo scelto per raccontare e celebrare il centravanti del Tottenham. Kane ha qualità indiscutibili, è un attaccante completo e moderno, cioè sa fare gol ma sa pure giocare per la squadra, insieme con la squadra, senza perdere nulla della sua efficacia sotto porta. La crisi economica che colpirà il calcio(mercato) nel post-pandemia ha reso e renderà più complicato il suo trasferimento a un club più ambizioso, e questo era uno dei tre passaggi che potrebbe portare Kane alla consacrazione definitiva come un fuoriclasse dell’era contemporanea. Gli altri due li ha già tentati, e ci è andato vicinissimo: ha sfiorato la finale Mondiale con l’Inghilterra, con la sua Inghilterra, mentre la finale di Champions l’ha giocata con una squadra ancora più sua. Non è stato fortunato, forse non è stato forte abbastanza. Ma c’è ancora tempo per Kane, così come lo abbiamo noi per goderci il suo calcio, i suoi gol.
Il racconto del percorso giovanile di Harry Kane, passato per l’Academy dell’Arsenal prima di diventare un simbolo del Tottenham: le due squadre giocano il North London Derby, la stracittadina più sentita della capitale inglese.
Zero to 100 – The Players’ Tribune
In questo testo autografo, Harry Kane racconta la storia del suo ingresso in prima squadra nel Tottenham, dopo alcune esperienze in prestito non proprio positive. Le parti più interessanti sono quelle in cui spiega il rapporto con Mauricio Pochettino, il manager che gli ha cambiato la vita, e che l’attaccante del Tottenham definisce «un grande amico anche fuori dal campo di calcio».
Harry Kane keeps his head and England find a ray of sunshine – The Guardian
I due momenti più brillanti della carriera di Kane sono il Mondiale 2018 e la Champions League dell’anno successivo. In entrambe le manifestazioni, va a un passo dalla vittoria: in questo pezzo pubblicato dal Guardian, Barney Ronay racconta l’influenza di Kane sulla Nazionale inglese, il fatto il centravanti del Tottenham «giochi un po’ da numero nove e un po’ da numero dieci», e perciò «dobbiamo ringraziare Dio, oppure Mauricio Pochettino, se oggi l’Inghilterra ha un attaccante così forte».
Un gol perfetto per spiegare e raccontare le migliori qualità di Harry Kane: in questa azione, l’attaccante del Tottenham si allarga sulla sinistra per poter contendere il pallone ai difensori, e questo è già un indizio della sua capacità di muoversi su tutto il fronte, di fare reparto da solo, come si diceva una volta; dopo va due volte a contrasto e in entrambi i casi sembra travolgere l’avversario, grazie a un equilibrio e a una forza fisica praticamente incontenibili; il successivo duello uno contro uno mette in mostra una sensibilità tecnica che è solo apparentemente grezza, infatti i tocchi per portare avanti il pallone non saranno stilosissimi ma sono perfettamente coordinati con i movimenti del resto del corpo, con l’idea della giocata, che prevede di crearsi lo spazio per la conclusione di sinistro e poi esplodere il tiro. Va proprio in questo modo, e infatti il pallone diventa una saetta che trafigge il portiere senza dargli il tempo di intervenire.
Nobody Will Admit It, But Harry Kane Is A Big Part Of Tottenham’s Problems – Forbes
Su Forbes, una riflessione che in realtà è una provocazione: «Il Tottenham ha iniziato male la stagione, e anche Kane è sembrato farsi risucchiare da questo vortice negativo. Solo che parliamo dell’uomo-copertina di questa generazione di calciatori inglesi, di un personaggio amato anche dai media del Paese, quindi di una specie di totem, praticamente intoccabile. Ma ora questa condizione sta Kane proteggendo da critiche che in realtà meriterebbe, quelle critiche di cui ha bisogno per tornare a un rendimento accettabile, lui insieme agli Spurs».
How much longer will Harry Kane tolerate a career without trophies? – The Guardian
Il grande dilemma: per quanto tempo ancora Harry Kane potrà tollerare di essere un giocatore senza trofei, senza grandi allori, che vede festeggiare sempre i suoi avversari? Come invertire questo trend?
La qualità del tiro
Harry Kane non è solo un ciclone di potenza fisica, ma anche un giocatore con una grande tecnica. Nel controllo, nello spostamento della palla in spazi stretti, ma soprattutto nel tiro: qui, durante un North London Derby contro l’Arsenal, fa il solito movimento ad allargarsi per andare dove sta andando il pallone, poi converge verso il centro e scarica un tiro bellissimo sul secondo palo. È uno di quei casi in cui la traiettoria a giro, solitamente liftata, incontra la pura potenza: e allora è un vero spettacolo.
Harry Kane e l’opportunismo
Finora abbiamo visto dei gol “costruiti” da Kane con la sua mole, con la sua tecnica, con intuizioni palla al piede. Kane, però, è anche uno strepitoso centravanti d’area di rigore, capace di trasformare in oro gli assist dei compagni più creativi: questo gol contro la Slovenia – realizzato negli ultimi minuti, tra l’altro – evidenzia la sua capacità di sfilarsi dalle marcature avversarie, di anticipare i movimenti in modo da poter deviare la palla in rete, grazie a coordinazioni difficili anche solo da pensare per gli uomini normali, per gli attaccanti normali.