Sassuolo, calcio e spensieratezza

De Zerbi può sperimentare senza pressioni, e così ha costruito una delle squadre più divertenti della Serie A.

A pochi minuti dall’intervallo della sfida tra Sassuolo e Cagliari, l’esterno sinistro neroverde, Jeremie Boga, dribbla all’indietro superando Pisacane con un tunnel. È una giocata rischiosa, allora la formazione di Zenga decide di alzare l’aggressività del pressing; l’ha fatto pochissime volte durante la gara, perciò i tocchi dei giocatori neroverdi devono essere diventare più rapidi e più precisi per essere efficaci. La palla arriva ai difensori di De Zerbi, per i rossoblu è un chiaro segnale: si può alzare ancora la pressione. Ferrari, però, invece di semplificare il gioco, sceglie un passaggio in verticale su Locatelli, in una zona in cui ci sono quattro giocatori del Cagliari; da qui il Sassuolo inizia a cercare una traccia per tornare a sinistra, dove Boga e Rogério potrebbero attaccare una squadra molto sbilanciata, visto che Pisacane – il terzo difensore di destra del Cagliari – si è spinto nella metà campo avversaria al seguito di Faragò. Solo dopo un doppio scambio tra Locatelli e Ferrari, il difensore del Sassuolo decide per l’apertura più comoda, con lo scarico a destra per Muldur. A quel punto, il Sassuolo si è liberato dalla pressione e costringe gli avversari a ritirarsi verso la propria porta.

Questa appena descritta è un’azione semplice, che può passare inosservata nel corso di una partita, ma è perfetta per rendere l’idea dello stile di gioco del Sassuolo. Il tema centrale è la propensione al rischio, la caratteristica che forse più di ogni altra distingue la squadra di De Zerbi, soprattutto se messa in raffronto a una rosa che non ha campioni affermati dai quali ci si deve o ci si potrebbe aspettare una gestione fredda, imperturbabile, di ogni possesso, di ogni manovra. Tutti i giocatori del Sassuolo cercano la giocata più vantaggiosa, quella più remunerativa dal punto di vista tattico. E molto spesso non è quella più semplice. I giocatori neroverdi pensano e agiscono in questo modo, e lo fanno senza preoccuparsi delle possibili conseguenze negative in caso di errore.

Roberto De Zerbi ha costruito una squadra ambiziosa, quasi spavalda, con un’identità forte e offensiva. I tratti principali sono quelli che ormai abbiamo imparato a conoscere: il Sassuolo vuole controllare il gioco a partire dal possesso palla, inizia a praticarlo fin dal primo tocco del portiere, poi propone continui scambi di posizione per offrire il maggior numero possibile di linee di passaggio al portatore di palla; in difesa, fa scattare sempre una riaggressione feroce dopo la perdita del pallone – uno strumento fondamentale per riprendere subito il possesso e riattivare la fase offensiva. È un calcio audace e rischioso, appunto, dove il singolo errore tecnico pesa più che in altri contesti: anche per questo le partite del Sassuolo «sono le più interessanti in Serie A, dopo quelle dell’Atalanta», ha scritto James Horncastle su The Athletic.

I numeri aiutano a inquadrare il discorso: il Sassuolo ha il quinto miglior attacco del campionato, con 63 gol segnati; inoltre ha il maggior numero di dribbling realizzati (403), la terza percentuale di precisione di passaggi (86,5%), e la quarta percentuale di possesso palla più alta della Serie A (57%). Contro il Cagliari, che come detto ha alzato il pressing solo in poche fasi della partita, il Sassuolo ha saputo essere paziente e ha registrato il 77,3% di possesso palla, record per il club in Serie A. È evidente come due anni di lavoro insieme abbiano portato la rosa del Sassuolo ad assimilare i principi di gioco e il sistema di De Zerbi. Si spiega anche così il grande rendimento dopo la sosta, che non ha intaccato in alcun modo quello che i giocatori avevano ormai immagazzinato nella loro memoria muscolare: nella Serie A post-lockdown il Sassuolo ha perso una sola partita, la prima contro l’Atalanta, poi ha ottenuto otto risultati utili consecutivi e ha segnato 22 gol in nove partite (solo Atalanta, Milan e Inter hanno fatto meglio).

Se non fosse proprio per il Milan, la squadra che più ha impressionato nelle ultime settimane, il Sassuolo avrebbe grandi chance qualificazione in Europa League. Eppure il percorso della squadra di De Zerbi non è stato privo di momenti negativi. L’anno scorso, quando l’impalcatura tattica era ancora in fase di definizione, i neroverdi non sempre riuscivano ad essere all’altezza delle loro ambizioni di gioco, e mancavano di continuità sia nell’arco dei novanta minuti sia nel corso della stagione: oltre ad aver subito 60 gol in campionato – solo quattro squadre hanno avuto una difesa peggiore nella Serie A 2018/19 – il Sassuolo mise in fila appena tre punti in otto giornate tra febbraio e marzo 2019.

Un esempio di azione classica costruita dal Sassuolo secondo i principi e le idee di Roberto De Zerbi

Oggi, quasi un anno e mezzo dopo, la squadra di De Zerbi sembra avere una maturità diversa, forse dovuta anche alla spensieratezza con cui affronta le partite, con cui può gurdare alla classifica. Lo ha rilevato anche Walter Zenga, allenatore del Cagliari, nella conferenza stampa prima della gara contro i neroverdi: «Mi piace definirli sbarazzini. Al Sassuolo, l’allenatore può proporre le sue idee senza pressioni: se arrivano in Europa sono felici, ma se non ci arrivano hanno fatto molto bene lo stesso». Ecco, l’assenza di pressioni trasforma la caratteristica principale della squadra di De Zerbi, la propensione al rischio, in un rischio calcolato: il Sassuolo ha valori altissimi per il suo obiettivo minimo, la salvezza, allora l’allenatore può osare, sperimentare nuove alchimie, mandare in campo tutti i giocatori a disposizione, dare spazio ai giovani. Nella peggiore delle ipotesi verosimili, chiuderebbe la stagione poco sopra la zona retrocessione. Ma nel frattempo può costruire la sua squadra come preferisce, seguendo le sue idee senza dover accettare troppi compromessi.

Il Sassuolo ha una rosa lunga, malleabile e giovane (la quinta squadra più giovane della Serie A, con un’età media di 26,1 anni), ma con qualità già ben visibili. Ci sono veterani come Magnanelli e Consigli, giocatori più affermati come Berardi e talenti verdissimi ancora da sviluppare come Traoré e Muldur, ma anche elementi di qualità scartati forse troppo presto da società più grandi: è il caso di Locatelli (Milan), Boga (Chelsea), Marlon (Barcellona). Tutti sono in condizione di esprimere al meglio il loro potenziale: il sistema li mette in mostra e li valorizza – l’esempio migliore è quello relativo a Ciccio Caputo, arrivato a quota 18 gol in campionato – in uno stile di gioco più simile a quello di una squadra d’alta classifica che a una di fascia media. È anche questo che rende appetibili i giocatori neroverdi sul mercato: nelle ultime sessioni di trasferimenti, non a caso Sensi e Demiral sono passati a Inter e Juventus, Duncan e Lirola hanno scelto la Fiorentina, e poi c’è stata l’operazione decisamente singolare che ha portato Boateng al Barcellona.

Jeremie Boga è alla seconda stagione con il Sassuolo; finora ha realizzato 11 reti, ma soprattutto è il miglior giocatore del campionato per dribbling riusciti, 3,3 per partita (Valerio Pennicino/Getty Images)

La leggerezza con cui De Zerbi può lavorare e costruire la sua squadra è figlia di una precisa politica societaria, di una dirigenza che ha le risorse per garantirsi la permanenza in A e nel frattempo provare a mettere in piedi qualcosa di più lavorando sul lungo periodo; da qui parte alla ricerca di un’identità chiara e accattivante sul campo e fuori che renda sostenibile – quindi riproducibile sul lungo periodo – il suo modello di business. È un’identità che il Sassuolo insegue da tempo, fin dai primi anni di Serie A con Eusebio Di Francesco in panchina. Un’esperienza che ha avuto alti e bassi – qualificazione in Europa League ma anche un campionato chiuso a un passo o poco più dalla retrocessione – ma era stata complessivamente positiva: per l’allenatore abruzzese, non a caso, era arrivata la “promozione” alla Roma. Al suo posto, la società neroverde aveva puntato su Cristian Bucchi: era la stagione 2017/18, e non è andata granché bene, perché l’esonero è arrivato dopo 14 giornate è ha dimostrato che le idee, da sole, possono non bastare. Al termine di quella stagione la società ha schiacciato il tasto reset, è ripartita da De Zerbi e in lui ha trovato la figura che eleva a potenza il progetto neroverde, moltiplicando le opportunità di crescita del club e dei suoi giocatori.

Gli otto risultati utili consecutivi, con quattro vittorie in fila prima del doppio pareggio con Juventus e Cagliari, sono la prova di una nuova continuità, di una consapevolezza forse mai raggiunta prima. Il Sassuolo in questo momento è due passi avanti a tutti i competitor nella classe media della Serie A, è la squadra che più di tutte riesce a esaltare i suoi pregi, e vuole fare proprio questo piuttosto che nascondere i propri difetti. Se dovesse arrivare la qualificazione in Europa League sarebbe quasi un miracolo, in caso contrario poco male. Intanto ha costruito uno dei progetti più interessanti e sostenibili della Serie A. Ed è pure tra le squadre più divertenti da seguire.