Tre cose sulla 34esima giornata di Serie A

Lo scudetto di CR7, crescita e rimpianti dell'Inter, la coppia Cutrone-Kouame.

Lo scudetto di Ronaldo

Forse le due reti contro la Lazio non sono state troppo difficili o indimenticabili per stile, ma hanno un peso specifico più elevato rispetto a tanti altri. Proprio per questo è bello pensare che Ronaldo abbia scelto l’occasione migliore per siglare il gol numero 30 in campionato, una quota che non raggiungeva personalmente dal 2016, e che un attaccante della Juve non toccava da quasi settant’anni in Serie A. Questa cifra rotonda e così forte è un suggello, un’ulteriore conferma a una sensazione che si respirava ormai da settimane: il nono scudetto consecutivo della Juventus appartiene soprattutto al fuoriclasse portoghese, che ha letteralmente trascinato una squadra rimasta a metà – come identità di gioco – tra ciò che era e ciò che aspirava a essere dopo il cambio in panchina. Sarri ha vissuto una stagione prima difficoltosa e poi molto anomala, chiunque avrebbe fatto fatica al posto suo, figuriamoci un tecnico che era stato chiamato per avviare una rivoluzione tattica e culturale, e che ha dovuto fare i conti con una pandemia globale. La Juventus è stata sua, per attitudine e ritmo di gioco, solo in alcuni momenti della stagione, poi per il resto è bastato Ronaldo: da dicembre a ieri sera, il portoghese ha segnato 28 gol in 25 partite giocate di tutte le competizioni, praticamente non si è mai fermato, se non un istante – in Coppa Italia – dopo il rientro dal lockdown. Grazie a un attaccante così continuo e spietato, la Juventus ha fatto valere la superiorità e la profondità del suo organico, ha ipotecato uno scudetto non così scontato, non così facile da vincere, proprio perché l’annunciata rivoluzione di Sarri si è compiuta solo in parte. Sarà ricordato come il titolo di Ronaldo, in attesa di capire se anche in Champions League – dove finora CR7 ha brillato poco: due gol in sette partite e una prestazione anonima a Lione – andrà allo stesso modo.

L’Inter e una stagione a metà

Ripensando al finale della scorsa stagione, ogni tifoso dell’Inter si può dire sollevato di aver conquistato la qualificazione in Champions con quattro turni d’anticipo. La soffertissima vittoria sull’Empoli di un anno fa è stata rimpiazzata da un cammino decisamente più continuo in termini di risultati, con i nerazzurri che al momento si trovano al secondo posto: se dovessero confermarsi in questa posizione anche a fine anno, sarebbe il miglior risultato dell’Inter dal 2010/11. Tutti elementi che contribuiscono a dare alla prima stagione di Conte sulla panchina nerazzurra un giudizio positivo, in un percorso di crescita che indubbiamente è partito con il piede giusto. Eppure l’impressione è che possa non essere bastato a promuovere interamente l’operato del tecnico, che anche dopo la partita con la Roma ha tenuto a sottolineare che «se criticano noi che siamo in Champions, figuriamoci chi non ce l’ha fatta». Nel dopo partita dell’Olimpico Conte ha spostato l’attenzione dal match concentrandosi su un calendario che a suo dire ha sfavorito i nerazzurri: mossa strategicamente perfetta che ha oscurato il dibattito su un’Inter decisamente mediocre nel secondo tempo contro la Roma, salvata da un’ingenuità grave di Spinazzola nel finale. A Roma l’Inter era pure passata in vantaggio, come era successo con Sassuolo, Bologna, Verona: tutte gare del post lockdown che hanno visto i nerazzurri buttare al vento l’occasione di vittoria. Perciò la stagione conserva un risultato positivo, ma Conte è davvero soddisfatto per quello che la sua squadra ha fatto e sta facendo?

La sintesi di Roma-Inter 2-2

Cutrone-Kouame è la coppia del futuro? 

Nel match tra Fiorentina e Torino, Patrick Cutrone e Christian Kouame non hanno giocato insieme dal primo minuto: del resto Iachini ha a disposizione anche Ribery e Chiesa, quindi ci sta che ruoti i suoi uomini offensivi, che privilegi l’equilibrio della squadra. I due attaccanti viola, però, hanno segnato (l’autogol di Lyanco è stato iscritto nel tabellino in questo modo per una pura questione regolamentare) e soprattutto hanno entrambi 22 anni, essendo nati a dicembre 1997 (Kouame) e gennaio 1998 (Cutrone). Partendo da questo dato non è esagerato – anzi: è doveroso – pensare che la Fiorentina del futuro possa ripartire da loro. Come detto, l’attuale roster dei viola è fondato sulle qualità e sulle leadership indiscusse di Chiesa e Ribery, ma in certi casi guardare al futuro può essere un’idea divertente e appagante: Cutrone e Kouame sono attaccanti moderni, tutti e due in carriera hanno interpretato il loro ruolo in modi diversi – o comunque possono farlo – e quindi sono perfettamente integrabili tra loro, in un reparto a due ma anche in un eventuale tridente, insieme a un esterno creativo oppure un trequartista più classico. Kouame e Cutrone corrono molto, sanno sacrificarsi per la squadra in fase difensiva, attaccano la profondità in zona centrale e sulle fasce, allungando così la difesa avversaria. Magari non saranno molto raffinati dal punto di vista puramente tecnico, ma in virtù di tutte le loro qualità, diventa facile immaginare la Fiorentina della/e prossima/e stagione/i: sia Cutrone che Kouame dovrebbero rimanere a Firenze – entrambi sono arrivati in prestito con obbligo di riscatto dai Wolves e dal Genoa – quindi prepariamoci a vedere una Viola dal gioco immediato e irriverente, che cerca continuamente i suoi attaccanti con passaggi diretti, dietro le linee avversarie, laddove non è facile fermare due giocatori che corrono così tanto, che sono così affamati di gol e di successo, dopo qualche esperienza frustrante o sfortunata.

La partita che ha sancito la salvezza matematica della Fiorentina