Come il Leicester City ha buttato via la qualificazione in Champions League

A gennaio, le Foxes avevano 14 punti di vantaggio sul quinto posto.
di Redazione Undici 27 Luglio 2020 alle 13:08

Poche ore dopo il brindisi di Capodanno 2020, il Leicester City scende in campo per la 21esima giornata di Premier League. Si gioca a St.James’ Park, contro il Newcastle, e le Foxes vincono nettamente per 3-0, grazie alle reti di Ayoze Pérez, Maddison e Choudhury. È un risultato che sembra già decisivo per la qualificazione in Champions League del Leicester, che si prende di forza il secondo posto e aumenta il vantaggio sul Manchester United quinto in classifica fino a 14 punti, un’enormità. Il punto è che si tratta di una distanza più che realistica: l’inizio di stagione delle Foxes è stato eccezionale, anche perché il progetto della proprietà thailandese è perfettamente strutturato, ha creato le condizioni perché i giocatori di Rodgers si esprimessero al massimo, anzi mostrassero il gioco più brillante dell’intera Premier League, ovviamente dopo il Liverpool che ha già ipotecato la vittoria del campionato.

Date queste premesse, è incredibile pensare che il Leicester City abbia perso la qualificazione in Champions League. E che sia riuscito a farlo proprio in favore del Manchester United, che il 26 luglio ha suggellato una rimonta prodigiosa violando il King Power Stadium in maniera netta, senza discussioni, con un 2-0 ampiamente meritato per la quantità e la qualità del gioco prodotto. Ovviamente, l’ultima partita di Premier League è stata solo l’ultima, simbolica tappa della regressione vissuta dalla squadra di Rodgers, che ha buttato via il suo vantaggio con un rendimento molto negativo nella seconda parte della stagione, soprattutto dopo il lockdown: due vittorie e quattro sconfitte in nove partite, tra cui soprattutto quella incredibile contro il Bournemouth retrocesso, un 1-4 maturato in pochi minuti della ripresa dopo un primo tempo dominato. Al Vitality Stadium, il 12 luglio, eravamo al 66esimo minuto e le Foxes conducevano la gara per 1-0; due minuti dopo erano sotto di un gol e di un uomo, a causa dell’incredibile espulsione di Caglar Soyuncu, colpevole di aver scalciato Callum Wilson dopo la rete delle Cherries. Un evidente segnale del nervosismo che ha caratterizzato l’ultimo periodo del Leicester: il difensore turco ha dovuto saltare per squalifica le gare di Premier rimaste, tra cui lo spareggio dell’ultima giornata che ha dato il quarto posto al Manchester United.

Nel 2020, il Leicester ha messo insieme appena 20 punti in 18 partite, perdendo contro il Southampton e il Norwich, e pareggiando contro il Brighton e il Watford. È così che ha sprecato un’occasione incredibile, considerando i 325 giorni vissuti nei primi quattro posti della classifica, e, soprattutto, la presenza in squadra del capocannoniere della Premier League, Jamie Vardy, autore di 23 gol – grazie ai quali è diventato il capocannoniere più anziano nella storia della Premier. L’altro aspetto da considerare è la grande qualità, soprattutto prospettica, della rosa a disposizione di Rodgers: Chillwell, Ndidi, Tielemans e Praet, oltre ai già citati Maddison, Choudhury e Soyuncu, formano la spina dorsale di una squadra molto eccitante, e con l’accesso ai gironi Champions la società avrebbe potuto integrare questo gruppo con altri acquisti mirati, con altri giovani di talento. Il progetto può certamente proseguire anche in Europa League, ma il boost economico, tecnico ed esperienziale garantito dalla massima competizione europea sarebbe stato importante per il futuro di un club con un grande potenziale, anche perché ora il mercato in uscita dovrà essere gestito in maniera differente, soprattutto per quei giocatori che sentono di potersi misurare in Champions League, che pensavano di poterlo fare con il Leicester e invece si sono fatti frenare e fregare dall’inesperienza.

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