Duván Zapata è davvero pronto per un top club?

Oppure il suo rendimento fuori scala si deve al gioco dell'Atalanta?

Dopo una stagione come questa che sta volgendo al termine, è inevitabile che Duván Zapata sia un rebus di calciomercato. Il colombiano è diventato uno degli attaccanti più efficaci della Serie A, con l’Atalanta ha mostrato un repertorio da élite del calcio europeo, in due anni ha segnato 47 gol e servito 16 assist, e questo solo per rimanere sui numeri macroscopici. In più ci sono le prestazioni: Zapata è il terminale di un sistema di gioco dalle caratteristiche uniche, grazie al lavoro di Gasperini ha stabilito una perfetta connection mentale e tattica con gli altri dieci giocatori in campo che indossano la sua stessa maglia a strisce nerazzurre. I dubbi e il rebus in merito al futuro di Zapata nascono proprio da quest’ultimo aspetto: la sensazione è che l’ex Udinese e Sampdoria potrebbe faticare a rendere allo stesso modo in un altro contesto, poi c’è da considerare che l’Atalanta è intenzionata a chiedere una grossa cifra per il suo cartellino, verosimilmente superiore ai 50 milioni di euro. Tutto questo potrebbe scoraggiare un po’ i club interessati all’operazione.

In ogni caso, va detto che da quando è arrivato in Italia Duván Zapata ha avuto una curva di rendimento in crescita costante, non solo dal punto di vista realizzativo: ha terminato i prima due anni di adattamento al Napoli con cinque e sei gol in campionato, rispettivamente; poi otto, dieci e undici reti nelle tre stagioni vissute tra Udinese e Sampdoria. Proprio l’ultima esperienza in blucerchiato ha fatto un po’ da spartiacque, per lui: il lavoro con Giampaolo l’ha trasformato in un attaccante della medio-alta borghesia della Serie A, soprattutto perché ha evidenziato la sua capacità di adattamento a diversi contesti tattici, di squadra e su singola partite. A Genova, pur non giocando in un sistema disegnato e pensato per un giocatore con le sue caratteristiche, Zapata si è integrato perfettamente, anzi è stato di grande aiuto perché Fabio Quagliarella, una punta con un profilo non proprio simile a quello del colombiano, vivesse la miglior annata della sua carriera.

Poi sono avvenuti il trasferimento all’Atalanta e la maturazione definitiva. A Bergamo, Duván ha presto il posto di Andrea Petagna – un attaccante che finora ha riprodotto più o meno il suo stesso gioco, però a un livello più basso – e ha trovato il contesto perfetto per esplodere: la sua capacità di giocare spalle alla porta, di appoggiarsi sull’avversario e smistare la palla con tocchi quasi sempre corti e precisi (la precisione dei suoi passaggi supera l’80%, ed è comunque sopra il 70% considerando solo i passaggi nella metà campo offensiva) sono un’arma fondamentale per la squadra di Gasperini.

Il sistema del tecnico piemontese gli consente soprattutto di spostarsi su un lato per aprire la porzione di campo più ampia possibile davanti a sé, e di attaccare l’area di rigore in corsa, una situazione in cui è praticamente inarrestabile. In un articolo uscito su The Athletic, a firma di James Horncastle, c’è un virgolettato del Papu Gómez che dice: «Certe volte in allenamento non ti vuoi nemmeno avvicinare a Duván, anche il più leggero contatto con lui ti potrebbe infortunare. Quando è in forma è un treno».

Quattro gol molto diversi tra loro di Duván Zapata: il formato “treno”, un gran tiro da fuori area, una giocata da opportunista e un poderoso colpo di testa

Il grande merito di Gasperini è quello di aver compreso quanto possa essere letale, per gli avversari, azionare il centravanti colombiano in situazioni dinamiche. In questo modo si nascondono gli aspetti meno sviluppati del suo gioco, per esempio la gestione delle fasi di attacco posizionale. In tutte quelle situazioni in cui la palla è sostanzialmente ferma e l’azione ristagna, Zapata manca spesso di capacità di lettura, e della tecnica di base per girovagare attorno all’area di rigore, scambiare nello stretto da un lato all’altro del campo, in pratica per aprire la scatola difensiva – cose che vediamo fare sempre a Firmino, Lewandowski, Benzema, Aguero, Dybala.

Nell’ultimo biennio, però, Zapata è anche cresciuto a livello individuale, colmando alcune carenze del suo gioco. Prima di tutto sul piano tattico, della lettura dell’azione. In un’intervista della scorsa stagione concessa al canale YouTube della Serie A, ha detto: «Molti dei movimenti che ero abituato a fare non erano quelli giusti. Ci ho messo un po’ a capire come e quando attaccare la profondità. Sono piccole cose che però fanno la differenza». Questa crescita è stata evidente pure nel suo gioco in area di rigore: ha segnato sei gol di testa nella Serie A 2019/20, un terzo dei suoi 18 totali. Ma soprattutto è migliorato dal punto di vista psicologico, è maturato, ha trovato una nuova consapevolezza del suo potenziale e una continuità di rendimento che prima non aveva: non è mai rimasto a secco per più di tre partite consecutive, in una stagione in cui è stato fermo per infortunio da metà ottobre 2019 fino all’inizio del 2020.

Zapata ha affrontato per sei volte in carriera il Bologna: curiosamente, le sue squadre hanno sempre vinto, e lui ha realizzato quattro gol totali. Il club di Serie A a cui ha segnato di più è invece il Sassuolo: sette reti in otto incroci con i neroverdi (Marco Bertorello/AFP via Getty Images)

Le sue prestazioni non possono lasciare dubbi sul livello raggiunto: guardando gli ultimi due anni Zapata è sicuramente tra i migliori attaccanti d’Europa. Solo che è troppo difficile fotografare il suo rendimento con le voci statistiche. Perché l’Atalanta è una bolla, è una squadra con una potenza offensiva con pochi paragoni in Europa, si può dire che le squadre con numeri simili si contino forse sulle dita di una mano: i nerazzurri possono raggiungere i 100 gol in Serie A quest’anno, hanno segnato per tre volte sette gol in una sola partita, e più in generale il sistema di Gasperini mette in condizione tutti i suoi attaccanti di registrare numeri altissimi – Muriel ha segnato 19 gol stagionali partendo quasi sempre dalla panchina, Ilicic ha giocato pochissimo nel post lockdown eppure ha accumulato 21 marcature in tutte le competizioni, Gosens è arrivato in doppia cifra, Malinovskyi e Gómez mettono insieme 17 reti totali.

Le statistiche impressionanti di squadra e dei singoli non possono e non devono essere un malus nella valutazione dell’attaccante colombiano, anzi vanno viste come un merito da attribuire a lui per la scelta di trasferirsi a Bergamo, e all’Atalanta per averlo scelto. Solo che si tratta di numeri fuori scala, che quindi rendono meno intelligibile il biennio nerazzurro del colombiano. Soprattutto, diventa difficile fare delle previsioni sul futuro. Anche perché Zapata ha già compiuto 29 anni e, se da una parte la sua crescita costante è un buon auspicio per chi vorrebbe acquistarlo, non è detto che lui sia in grado di confermarsi a certi livelli, soprattutto avendo a che fare con pressioni nuove e in un sistema che, con buona probabilità, non avrebbe la stessa potenza offensiva di quella dell’Atalanta.

Zapata ha segnato quattro gol su assist di Papu Gómez nel campionato di Serie A 2020/21: i due giocatori dell’Atalanta sono la terza miglior coppia gol/assist dopo Dybala-Ronaldo e Luis Alberto-Immobile (Emilio Andreoli/Getty Images)

L’adattamento in una squadra di livello superiore passa soprattutto dalla necessità di trovare un contesto che ne valorizzi il suo gioco spalle alla porta e la capacità di fare spazio ad altri giocatori offensivi. Il paradosso è che la squadra giusta potrebbe essere anche l’Atlético Madrid, che della potenza d’attacco dell’Atalanta ha ben poco. Al Wanda Metropolitano, il fisico di Duván tornerebbe utile per risalire il campo e aprire spazi a Correa, Joao Felix, Saúl Ñíguez, Marcos Llorente (che sarebbe un mediano, solo che Simeone l’ha trasformato in un giocatore d’attacco). Un’altra opzione potrebbe essere la Juventus: Sarri, che non l’aveva voluto al Napoli, troverebbe in lui una punta perfetta per attirare l’attenzione dei centrali avversari, portarli fuori posizione e compensare i movimenti a tagliare in area dall’esterno di Cristiano Ronaldo. In bianconero, sarebbe lui a muoversi in funzione dei compagni piuttosto che il contrario, come invece capita spesso a Bergamo. Anche per una questione di status, trasferirsi in una squadra diversa, più forte dell’Atalanta, significherebbe dovrebbe adattarsi per diventare un gregario a tutti gli effetti – a meno di non riuscire a dimostrare di poter elevare ancora il suo gioco in quegli aspetti in cui oggi non brilla. Ma sarebbe un gregario da diverse decine di milioni di euro, con tutti i dubbi sul margine di miglioramento di un giocatore che è arrivato ai massimi livelli solo di recente, e che ad aprile 2021 compirà 30 anni.

Per chi guarda dall’esterno, il rebus Zapata sul mercato apre uno scenario win-win. Se dovesse rimanere all’Atalanta potremmo goderci per il terzo anno la simbiosi tra Duván e il sistema di Gasperini. Se invece dovesse trasferirsi in una squadra con ambizioni diverse, le partite di quella squadra diventerebbero automaticamente quelle da cerchiare in rosso sul calendario, settimana dopo settimana, per capire se ciò che abbiamo durante gli anni vissuti bolla nerazzurra era dovuto al contesto, al sistema di Gasperini, oppure alle doti dell’attaccante colombiano.