Il gol che vedete nel video appena sopra è già entrato nella storia. Per motivi diversi, e da (tante) differenti angolazioni. Innanzitutto, questa marcatura porta per la prima volta il Lipsia in una semifinale di Coppa dei Campioni/Champions League. L’approdo al penultimo turno della competizione europea più importante rappresenta il massimo traguardo calcistico raggiunto finora dalla Red Bull: nel 2018, il Salisburgo era arrivato a un passo dalla finale di Europa League, l’Olympique Marsiglia sconfisse gli austriaci in maniera rocambolesca, solo nei supplementari, dopo che nel match di ritorno la squadra guidata allora da Marco Rose – oggi sulla panchina del Borussia Mönchengladbach – dimostrò ampiamente di avere la forza per passare il turno. Anzi, ai punti avrebbero dovuto vincere proprio loro, gli austriaci. Due anni dopo, cioè oggi, è arrivata una inattesa ma sacrosanta – nel senso di meritata – vittoria contro l’Atlético Madrid, grazie al tiro deviato da Tyler Adams, difensore e/o centrocampista americano di 21 anni. Il fatto che un suo gol abbia sancito l’approdo in semifinale degli uomini di Nagelsmann è fortemente simbolico: Adams non è solo un talento giovane ancora tutto da sgrezzare, ma è anche un prodotto della filiera di valorizzazione della Red Bull, è cresciuto nell’Academy newyorchese dell’azienda di energy drink, ha giocato 52 partite in MLS e poi si è trasferito in Germania, nel club più importante della multiproprietà, a gennaio 2019. Da allora, ha messo insieme 28 presenze e un gol con la maglia del Lipsia. Proprio che ha permesso al club dell’ex Germania Est di battere l’Atlético Madrid nel match più importante della sua storia. Non poteva scegliere momento migliore per iniziare, per iniziare a dimostrare che il processo di scouting e crescita dei giovani può funzionare benissimo, anche ai massimi livelli.
Non è tutto: come detto in apertura, la rete di Adams è storica ben oltre il palcoscenico europeo. Il 21enne nato a Wappingers Falls, cittadina da 5mila abitanti nello stato di New York, è infatti il primo calciatore statunitense della storia a realizzare un gol nei quarti di finale di Champions League. Inoltre, se Adams dovesse riuscire a giocare la semifinale contro il Psg sarebbe solo il secondo americano ad arrivare a disputare un match di questo livello: prima di lui, ci è riuscito solo DaMarcus Beasley, titolare nel 2004/05 con il Psv nella doppia sfida contro il Milan di Ancelotti. Otto anni dopo, un altro calciatore nato negli Stati Uniti, Neven Subotic, ha giocato persino la finale del torneo – con il Borussia Dortmund, sconfitto per 2-1 dal Bayern. Solo che il difensore centrale allora allenato da Klopp aveva e ha triplo passaporto, americano, tedesco e serbo, e ha deciso di giocare con la rappresentativa balcanica. Un’altra piccola perla statistica: c’è un solo giocatore americano che ha vinto la Champions League, pur senza giocare alcuna partita nella fase finale: si tratta di Jovan Kirovski, due presenze – 27′ totali – con il Borussia Dortmund nelle partite dei gironi nell’edizione 1996/97. Erano decisamente altri tempi, ora i giocatori statunitensi – e nordamericani in generale – stanno acquisendo un ruolo sempre più importante nel calcio europeo: se Adams non è riuscito ancora ad affermarsi, anzi il gol realizzato contro l’Atlético è la prima vera manifestazione del suo talento nel nostro continente, ci sono tanti altri suoi compagni di Nazionale che hanno mostrato di avere qualità importanti e già strutturate, per esempio Gio Reyna del Borussia Dortmund, Weston McKennie dello Schalke, soprattutto Christian Pulisic del Chelsea, e poi il canadese Alphonso Davies, stella nascente del Bayern Monaco. Magari non è un caso che il gol di Adams sia arrivato proprio in questo momento, magari siamo di fronte a una svolta vera per il calcio a stelle e strisce, a un’esplosione che possa andare al di là di un exploit individuale e che possa trovare altre sponde in Europa oltre a quelle della Red Bull – che ha affidato anche la panchina del Salisburgo a Jesse Marsch, primo tecnico americano ad affermarsi davvero al di qua dell’Atlantico.