Alphonso Davies, una forza della natura

Il 19enne canadese del Bayern ha portato i terzini del passato nel futuro.

L’azione con cui il Bayern Monaco ha costretto il Barcellona alla resa incondizionata ai quarti di finale di Champions League è la cavalcata di Alphonso Davies che ha portato al 5-2. Il canadese è partito poco oltre la metà campo, lungo la fascia sinistra, e ha concluso l’azione sulla linea di fondo, nell’area piccola di ter Stegen per servire a Kimmich l’assist per un gol a porta vuota. La giocata di Davies è una fotografia dello strapotere fisico esercitato dai bavaresi per tutti i novanta minuti. È anche l’immagine che più è rimasta negli occhi di una partita storica. Davies ha bruciato nell’ordine Leo Messi, Arturo Vidal e Nelson Semedo – che forse è il giocatore con le migliori qualità atletiche di tutta la rosa blaugrana –con una semplicità disarmante, e poi ha avuto freddezza e lucidità per scaricare sull’uomo libero a centro area.

La forza fisica di Alphonso Davies sembra appartenere a un futuro in cui il calcio è giocato da super atleti con capacità muscolari a cui ancora non siamo abituati: la semplicità con cui divora metri di campo, l’elasticità muscolare, la postura di chi è sempre pronto a scattare determinano un mismatch atletico quasi imbarazzante per qualunque avversario di Davies. E se il suo corpo è una finestra sul calcio di domani, il suo modo di interpretare il ruolo di terzino riporta in campo uno stile del passato, in cui gli esterni di difesa erano soprattutto dei corridori, giocatori di polmoni e gamba, e poco altro. Negli anni Venti del Duemila l’evoluzione del gioco ha trasformato i terzini sia da un punto di vista tecnico sia per la loro funzione tattica: i migliori interpreti devono avere grande qualità nei passaggi, sul lungo e sul corto, e la visione di gioco di un centrocampista; devono poter creare un’alternativa laterale – in alcuni casi anche una prima scelta – come hub creativo della manovra offensiva.

Alphonso Davies invece gioca sul suo fisico, vive di strappi, esplosività, resistenza. Il suo talento è ancora da costruire e sembrano esserci margini di crescita del tutto inesplorati. Ma le sue qualità atletiche ne fanno già un laterale di massimo livello: è uno di quei giocatori destinato a ricalibrare i parametri della prossima generazione di calciatori spostando in avanti i limiti fisici, così come sta facendo Mbappé, o come ha fatto Bale prima di loro.

Davies è un giocatore con qualità del passato aggiustate sul calcio del futuro. E il disegno del suo sviluppo non sembra portare al modello del terzino-regista attuale: Davies non diventerà Dani Alves, Marcelo, o Alexander-Arnold; non sarà quel tipo di laterale difensivo che fa progredire l’azione con passaggi di ogni tipo, lanciati con ogni parte del piede e sempre con nuove angolazioni della caviglia: il canadese preferisce portare la palla da un punto A a un punto B in conduzione, o magari dettando il passaggio al compagno con un inserimento alla massima velocità.

Alcune statistiche della sua stagione aiutano a inquadrare il suo stile di gioco; Davies completa solo il 28% dei passaggi in avanti, contro il 42% della media del ruolo (dati Soccerment); non ha la visione di gioco di un vero regista, non disordina la difesa avversaria con i traccianti taglia linee o i cambi di gioco come Alexander-Arnold: Davies fa poco più di 2 lanci lunghi ogni 90 minuti di gioco, mentre TAA è oltre quota 12. Ma anche uno come João Cancelo, che in questa stagione non ha brillato, è oltre quota 4 lanci lunghi ogni 90 minuti.

In una stagione e mezzo con il Bayern Monaco, Davies ha messo insieme 47 presenze ufficiali in tutte le competizioni, quattro gol segnati e nove assist decisivi serviti (Mike Hewitt/Getty Images)

Nonostante sia un classe 2000, e che quindi debba ancora compiere vent’anni, Davies è già un terzino che sposta gli equilibri in una squadra di primissima fascia come il Bayern Monaco (in questa stagione ha segnato tre gol e servito dieci assist in tutte le competizioni). Ha dimostrato di poter essere decisivo in più contesti di gioco, brillando particolarmente quando ha da suo lato un esterno come Gnabry, che quando parte da sinistra ama stringere dentro il campo, creare connessioni con i compagni e lasciare libera il binario laterale che il canadese occupa sempre con tempismo da giocatore d’élite e a velocità insostenibili per gli avversari: contro il Werder Brema ha toccato i 36,5 chilometri orari, diventando il giocatore più veloce di sempre della Bundesliga. Una forza della natura in grado di coprire tutta la fascia come farebbe il quinto di centrocampo di un 3-5-2, pur partendo da una linea a quattro in difesa: a dimostrazione che nel calcio degli anni Venti liberare campo davanti ai terzini è fondamentale, che sia per impostare o per farli correre senza palla.

Da quando Kovac è stato esonerato e sostituito da Flick, lo scorso novembre, è cambiata la stagione del Bayern, e di riflesso anche quella di Davies. L’esplosione del canadese, però, si deve anche a due eventi fortuiti e coincidenti: gli infortuni di Lucas Hernández (terzino sinistro) e di Niklas Süle (difensore centrale), che hanno portato Alaba al centro della terza linea, liberando lo slot da laterale di difesa ad Alphonso Davies, che ne ha approfittato per prendersi lo status di titolare. È così che ha iniziato a scalare le gerarchie di squadra e di spogliatoio per non tornare più indietro. Più dei numeri – comunque notevoli per un tenneager – ha sorpreso la sua capacità di farsi trovare immediatamente pronto per affrontare le nuove responsabilità e la pressione di una squadra obbligata a vincere domenica dopo domenica. Un esempio: Davies è già in grado di nascondere le carenze nelle letture difensive con recuperi che per altri sarebbero impossibili. Come quello su Haaland nella sfida decisiva in Bundesliga contro il Borussia Dortmund.

Ecco perché Thomas Muller chiama Davis “Beep Beep”

Il terzino del Bayern è diventato in poco tempo un elemento chiave del sistema di gioco di Flick, non solo per l’atletismo straordinario, anche per una preparazione mentale e tattica che gli ha permesso di essere pronto fin da subito per fare il titolare in una squadra ambiziosa, con un sistema tattico complesso. Anche dal punto di vista difensivo, quello più debole, in teoria: i bavaersi sono specializzati in fasi aggressive di pressing alto, in cui Davies ha dimostrato di sapersi muovere e di poter uscire in pressione con tempi giusti e intuizioni per giocare sulle linee di passaggio. Non era scontato per un ragazzo che viene da un campionato di seconda fascia come la MLS, e ancor di più per uno con la sua storia – che molti ormai conosceranno: nato in un campo profughi ghanese da genitori liberiani; si trasferisce in Canada a cinque anni; si mette in mostra con i Vancouver Whitecaps ma fa soprattutto l’ala d’attacco; diventa uno dei simboli del club e della Nazionale canadese (di cui è l’esordiente più giovane della storia); a gennaio 2019 viene acquistato dal Bayern Monaco per 18 milioni di euro. Anzi, quando si trasferisce in Germania si porta dietro la fama di esterno offensivo anarchico, funambolico, poco incline al gol e poco efficiente. Sembra assurdo che un giocatore dipinto così, a poco più di un anno e mezzo dal suo arrivo in Baviera, si sia trasformato in uno dei terzini sinistri più forti e decisivi d’Europa. Lo stesso Flick ha spiegato che «Davies sta facendo un lavoro fenomenale e il suo sviluppo è incredibile», soprattutto perché il suo talento non è soltanto una forza incontrastata e incontrastabile, ma è messo al servizio di un sistema che ha saputo inserirlo e assorbirlo nei suoi meccanismi, e che lui ha interiorizzato in pochissimo tempo.

Lo scorso febbraio probabilmente c’è stata la partita che ha cambiato definitivamente la percezione di Davies, riconoscendogli lo status di grande terzino del calcio mondiale. Durante l’ottavo di finale contro il Chelsea – la gara d’andata – il canadese ha giocato una delle migliori partite della sua carriera, con il 90% dei passaggi riusciti, 6 dribbling completati e alcune giocate in cui sembrava in inarrestabile, come quella terminata con l’assist per Lewandowski, in cui ha attraversato i giocatori in maglia blu come se non esistessero. Lì abbiamo capito che Alphonso Davies viene dal futuro: è il terzino di domani, e già adesso è pronto per essere un giocatore che sposta gli equilibri ai massimi livelli del calcio europeo.