Il proprietario del Real Salt Lake è stato accusato di razzismo e ora venderà la squadra

Dell Loy Hansen, tra le altre cose, non ha accettato il boicottaggio dei suoi giocatori a supporto delle proteste antirazziali della Nba.

Il Real Salt Lake è una squadra importante nella storia della MLS: ha vinto il titolo nel 2009, due anni dopo ha sfiorato la vittoria nella Champions League Concacaf, ora ha accolto Giuseppe Rossi, tesserato per la prima volta da una squadra degli Stati Uniti d’America, il Paese in cui è nato. Ora, però, la franchigia dello Utah sta vivendo una vera e propria bufera, legata alle accuse di razzismo che hanno coinvolto e colpito Dell Loy Hansen, proprietario del club dal 2012 – in realtà Hansen era entrato nel consiglio di amministrazione già nel 2009, quando aveva acquisito una quota di minoranza. Hansen ha fatto moltissimo per il calcio nello Utah – ha fondato una squadra riserve, il Real Monarchs, che gioca nel campionato USl, ha creato la franchigia femminile Utah Royals e ha investito oltre 100 milioni di dollari nelle strutture di allenamento per i giocatori dello stato – ma ora la sua reputazione pare definitivamente compromessa: in un comunicato ufficiale, ha annunciato di voler cedere le proprietà del Real Salt Lake, perché «il club ha bisogno di una nuova visione».

Hansen, come detto, è stato accusato di aver tenuto atteggiamenti e comportamenti razzisti. Nell’ordine: secondo quanto riportato da The Athletic giovedì 27 agosto, giocatori e impiegati del Real Salt Lake avrebbero detto che il proprietario della squadra ha utilizzato spesso spesso la n-word e aveva definito «criminali» le persone di colore; la CNN ha riportato una notizia per cui un ex stagista è stato licenziato dopo aver scritto un’e-mail ad Hansen in cui si lamentava del linguaggio razzista usato dal 2014 da un altro funzionario del club; i giocatori del Real Salt Lake hanno boicoattato una partita per sostenere le proteste scoppiate in Nba dopo il ferimento di Jacob Blake, e in seguito Hansen ha rilasciato un’intervista radiofonica in cui ha parlato di «tradimento» e di «mancanza di rispetto» da parte dei suoi tesserati. Queste dichiarazioni ovviamente non sono piaciute al Commissioner della MLS, Don Garber, che ha affermato di apprezzare gli sforzi di Hansen per sostenere lo sport a tutti i livelli, ma che le sue opinioni «non riflettono i valori della lega: questo è il momento di lavorare tutti insieme nella ricerca dell’uguaglianza razziale e della giustizia sociale. La Major League Soccer e tutti i suoi club continueranno a sostenere e creare iniziative che attuano un vero cambiamento».

Hansen, quindi, ha fatto un passo indietro volontario prima di essere costretto a vendere da parte della stessa MLS, che avrebbe potuto votare per una sua estromissione. Sarebbe servito il 75% dei voti da parte di tutti i proprietari per costringerlo a cedere le quote del Real Salt Lake, ma ora è già iniziata la ricerca di nuovi acquirenti – che sarà supportata dalla stessa MLS. Nella nota, Hansen si è detto amareggiato «per aver parlato senza riflettere, senza considerare che certe parole avrebbero potuto ferire o danneggiare qualcuno»; si è anche scusato per il suo comportamento, ma ha deciso di passare la mano, forse spinto anche dalle manifestazioni ostative di diverse personalità dello sport, tra cui Jozy Altidore – che ha detto di far parte di un gruppo pronto ad acquistare e gestire il Real Salt Lake – e Donovan Mitchell, guardia degli Utah Jazz, che già aveva chiesto ad Hansen di vendere la squadra.