Perché il Manchester City può permettersi Messi, nonostante il Fair Play Finanziario

A patto che Leo si liberi a zero, oppure che il Barça accetti un'offerta inferiore ai 700 milioni previsti dalla clausola.

A meno di sorprese, è ormai probabile che Lionel Messi lascerà il Barcellona prima dell’inizio della nuova stagione. I disastri sportivi dell’ultima stagione, culminata con la sconfitta per 8-2 contro il Bayern poi campione d’Europa, sono stati apparentemente decisivi nella decisione dell’argentino. Che, però, non ha ancora formalizzato la sua partenza. Non è infatti chiaro, in termini contrattuali, se, come e quando Messi potrà liberarsi dall’impegno con il Barça. E poi non sono molte le squadre che potranno permettersi l’acquisto del suo cartellino e anche il suo ingaggio, tra tutte c’è il Manchester City di Pep Guardiola – allenatore di Messi dal 2008 al 2012 – che potrebbe pensare di chiudere l’affare. Il ricongiungimento con l’attuale Pallone d’Oro sarebbe possibile, anche a livello economico. Dopo essere stata inizialmente esclusa da parte della Uefa, dalla Champions League per due anni per aver violato le regole sul Fair Play Finanziario, la squadra inglese è regolarmente iscritta alla competizione: il tribunale di Losanna ha ribaltato la decisione iniziale dall’Uefa a metà luglio, e da quel momento le strategie sul mercato del City sono cambiate radicalmente.

Come detto, il City sarebbe in grado di portare a termine questa operazione. Ma come? Lo ha spiegato The Athletic, in un articolo che si avvale dell’analisi di Kieran Maguire, esperto di finanza applicata al calcio: «Il City ha agito con molta cautela negli ultimi anni a causa della minaccia di esclusione dalla Champions League», ha detto Maguire. In questo senso, il mancato acquisto di Harry Maguire – difensore del Leicester poi passato al Manchester United – dell’estate scorsa è stata una scelta legata a questa volontà. Ma con la sentenza arrivata da Losanna, il Manchester City ora può agire con molta più tranquillità sul mercato in entrata: «Aver ribaltato il divieto UEFA e la partecipazione alla Champions League per le prossime due stagioni è stato importante, per il City. Realisticamente, il valore di questo avvenimento è di 200 milioni di sterline in termini di sponsorizzazioni, ricavi del match-day e introiti radiotelevisivi, supponendo di arrivare almeno ai quarti di finale ogni volta», spiega Maguire.

Il tema centrale di questa vicenda è come andrà a finire la battaglia tra il Barcellona e Messi sulla mostruosa clausola da 700 milioni che il presidente Josep Maria Bartomeu sembra intenzionato a far rispettare. È ovvio che, se la clausola non verrà resa nulla, come sembra sperare lo stesso Messi, l’acquisto del suo cartellino diventerebbe proibitivo per chiunque. In caso di prezzo più basso – The Athletic ha ipotizzato una cifra di 150 milioni di sterline – il City riuscirebbe in ogni caso a coprire la quota grazie all’ammortamento pluriennale e ai buoni numeri del suo bilancio: «Secondo i calcoli relativi al Fair Play Finanziario per il periodo 2016-19, il City ha un “profitto” di circa 107 milioni di sterline, rispetto a una perdita ammissibile di 30 milioni di euro (26,8 milioni di sterline). Quindi c’è molto spazio di manovra disponibile in futuro, soprattutto se Messi dovesse firmare un contratto lungo: in caso di quinquennale, la cifra investita per il suo cartellino sarebbe spalmata su cinque esercizi, quindi 150 milioni diventerebbero 30 milioni all’anno di impatto sul bilancio», ha spiegato Maguire. Se il City riuscisse a ottenere Messi a parametro zero, le prospettive sarebbero ancora più rosee: «Il “solo” costo annuale per il club sarebbe il suo salario di 60 milioni di sterline», aggiunge Maguire, «infatti Messi al Barça guadagna 100 milioni di sterline, ma il 40 per cento di queste viene da sponsorizzazioni personali».

Ovviamente il mercato del City non è legato solo a Messi, infatti anche il centrale del Napoli Koulibaly continua a essere un obiettivo realistico dopo gli acquisiti – già formalizzati – di Aké e Torres. David Silva è passato alla Real Sociedad, tra l’altro lo spagnolo aveva uno dei maggiori stipendi del City, e questo darà un po’ di sollievo al bilancio del club, così come i 55 milioni di sterline ottenuti dalla vendita per Leroy Sane. Queste operazioni potrebbero non bastare a finanziare l’affare-Messi, se non fosse per un cambiamento fatto ai regolamenti del Fair Play FInanziario: «A causa della pandemia globale in corso», spiega Maguire, «alcuni paletti del FFP sono stati allentati. Questo non significa che i club possono impazzire e spendere quello che vogliono, ma certe attenuazioni potrebbero aiutare il City a raccogliere fondi nei prossimi 12 mesi». In poche parole, di solito i conti di un club sono calcolati nell’arco di una stagione, ma ora la Uefa sta calcolando il profitto e le perdite della stagione 2019-20 e della stagione 2020-21, insieme. «Quindi, se il City dovesse ingaggiare sia Messi che Koulibaly, ma i tentativi di vendere altri giocatori non riuscissero, avrebbero almeno tutta la prossima stagione per riuscire a compensare le perdite», ha detto Maguire.

Infine, l’arrivo di Messi a Manchester significherebbe un grande aumento delle entrate, come per esempio quelli relativi agli introiti televisivi: «I club della Premier League guadagnano un milione di sterline in più, ogni volta che appaiono in tv più di 10 volte in una stagione», dice Maguire, «e con Messi, il City diventerebbe inevitabilmente la squadra più richiesta dai broadcaster, più presente in televisione, quindi c’è il potenziale per generare più soldi da questo scenario. È impossibile fare i calcoli esatti ma il punto è che c’è molto più margine di manovra di quanto si poteva supporre all’inizio».