Focus — Luis Suárez

Un attaccante straordinario, un personaggio controverso, ora all'ultimo bivio della sua carriera.

A 33 anni, Luis Suárez si trova di fronte all’ultimo grande bivio della carriera. Ci è arrivato al termine di un percorso lineare e al tempo stesso controverso: dal punto di vista puramente tecnico, non abbiamo mai potuto dubitare del suo talento, della sua forza, della sua dimensione da fuoriclasse di livello mondiale, probabilmente stiamo parlando di uno dei migliori cinque attaccanti in assoluto degli ultimi dieci anni; al tempo stesso, però, il personaggio-Suárez ha sempre vissuto sul confine tra normalità e follia, spesso ha messo il piede dalla parte sbagliata, storie che ricordiamo bene e che abbiamo anche riletto nella selezione di articoli che abbiamo fatto per raccontare la sua carriera.

Il bivio di Suárez, dicevamo: il Barcellona è una società in piena crisi esistenziale, l’unica certezza – al termine della vicenda Messi, anche se sembra davvero una “fine” solo temporanea – è che il nuovo allenatore, Ronald Koeman, sembrerebbe aver deciso di fare a meno dell’attaccante uruguaiano. Che, in virtù di tutto questo, viene accostato alla Juventus. Inevitabile l’accoppiamento, del resto la Juve cerca una prima punta di spessore e Suárez è stato messo da parte, al punto da negoziare la rescissione del contratto con il club che l’ha acquistato dal Liverpool nel 2014, che gli ha permesso di vincere tutto, di affermarsi ai massimi livelli, e che ha saputo calmarlo, fino a fargli assumere una dimensione comportamentale meno schizofrenica, per non dire addirittura moderata. Senza rinunciare a un briciolo del suo talento, della sua fame di gol, della sua intelligenza tattica, tutte doti che Suárez ha espresso in quantità enormi e in un mix letale, perfetto accanto a Leo Messi ma anche per esprimersi da solo, come protagonista assoluto della sua era.

The making of Luis Suárez: a year in GroningenThese Football Times
Un articolo sulla stagione 2006/2007, quando Suárez approda in Europa dal Nacional di Montevideo, per firmare con il Groningen: c’è il racconto delle prime manifestazioni del suo talento, ma anche delle sue prime intemperanze in campo, e poi del suo passaggio all’Ajax, anticamera dei grandi successi colti in Inghilterra e in Spagna.

Luis Suarez is soccer’s most beautiful playerEspn
Un longform su Suárez scritto all’apice della sua esperienza al Liverpool, in cui si parla della sua infanzia povera e complicata, delle sue enormi qualità tecniche, delle sue follie e delle sue paure, in cui viene definito «un vincitore seriale, il calciatore più bello da vedere in assoluto quando non morde gli avversari». Sì, questo articolo risale al 2014 e Suárez era già stato beccato nell’atto di mordere due avversari in campo, il centrocampista del PSV Otman Bakkal e il terzino del Chelsea Branislav Ivanovic. Poche settimane dopo l’uscita di questo articolo, durante Italia-Uruguay ai Mondiali 2014, Suárez morderà anche Giorgio Chiellini.

Deciphering Luis Suárez, modern football’s Raging BullThese Football Times
Una riflessione su Luis Suárez come antieroe, come figura polarizzante in negativo, «uno di quei giocatori che possiedono un livello di talento supremo ma che sono pure in grado di agire in modi lontani da quelli di un professionista di questo livello, che quindi portano il gioco a un livello più alto di tensione. Sono cose che noi appassionati diciamo di detestare, ma in fondo le troviamo anche molto intriganti»,

Al di là di ogni discorso sui suoi comportamenti, sui suoi momenti controversi in campo, Suárez è innanzitutto un campione. E non solo un campione del gol, piuttosto un’evoluzione postmoderna di questa figura: un campione del gol che sa anche giocare benissimo a calcio. Il gol realizzato contro l’Inter nell’ultima fase a gironi di Champions League è un manifesto della sua classe, di questa combinazione tra talento puro e senso per la marcatura: i suoi compagni del Barcellona muovono il pallone sulla destra, Suárez è dentro l’area ma poi capisce che i difensori avversari sono tutti lì, a pochi passi da lui, allora è meglio svuotarla, l’area di rigore; si stacca correndo lateralmente, come il ragazzino goffo in prima media durante l’ora di educazione fisica, non stacca mai gli occhi dal pallone; il suo compagno lo vede, forse lo sente anche, gli mette il pallone sul destro; Luis non ci pensa due volte, si coordina e poi indovina una meravigliosa conclusione al volo a incrociare, di destro verso l’angolo alla sua destra. Il tiro è preciso ma soprattutto velocissimo, Handanovic non ha materialmente il tempo per tuffarsi e deviare il pallone. È un gol costruito col pensiero, col movimento e poi con la qualità, con la perfezione della coordinazione e la sensibilità del tiro, anche se si tratta di un tiro così potente.

Luis Suárez como punto y finalEcos del Balón
È l’analisi tattica di un Clásico tra Barça e Real Madrid, ma in apertura c’è una frase che descrive perfettamente cos’è stato Suárez durante la sua esperienza al Barcellona, che giocatore meraviglioso è diventato: «Luis Suárez è uno di quei calciatori che spiegano perché il calcio è molto più di un gioco perfetto: la sua eredità come numero 9 va molto oltre le sue migliori stagioni, perché gli permette di rinascere sempre dopo ogni errore, dopo ogni partita sbagliata o periodo negativo. L’uruguaiano, oltre alla tripletta, si è sentito e si è dimostrato fortissimo e decisivo in ogni suo pensiero, in ogni sua giocata, in ogni suo movimento. Ha vinto la partita, dall’inizio alla fine».

Luis Suárez: “Aún puedo aportar mucho al Barcelona”El País
Questa intervista è l’ultima manifestazione pubblica di Luis Suárez, almeno tra quelle di una certa rilevanza: stuzzicato su una possibile destituzione, una notizia che aleggia già da qualche giorno quando viene pubblicata questa intervista, Suárez risponde in maniera umile e professionale, ma è anche consapevole delle proprie qualità: «Accetterei se il mio ruolo dovesse essere ridimensionato, è già successo nel corso della mia carriera. Ma sono certo di poter essere ancora molto utile, di poter dare ancora tanto al Barcellona». Ora bisognerà solo aspettare per capire come finirà la storia tra Luis  e il Barça.

Come e quando è diventato uno dei migliori attaccanti al mondo

Suárez approda al Liverpool a 24 anni, ed è perfettamente a suo agio fin da subito nel calcio inglese, grazie alla sua capacità di controllare il pallone e trovare sempre la miglior giocata possibile, anche giocando in spazi stretti e/o in velocità. L’alto livello di competitività della Premier League – e anche del calcio europeo ai massimi livelli – gli consente di sviluppare queste sue doti e anche altri aspetti del suo gioco, fino a diventare uno degli attaccanti migliori del mondo, soprattutto per la varietà di soluzioni conosciute e praticate. È una cosa che si percepisce in maniera esauriente in questa compilation dei gol più belli realizzati coi Reds, tutti diversi tra loro.

Movimenti e raffinatezza

Al Barcellona, Suárez termina il suo percorso evolutivo perché impara a ragionare non solo come attaccante “in proprio”, ma anche come spalla di e per Leo Messi. È una condizione complicata, soprattutto per un rapace del gol come lui. Ma in realtà, come detto, gli ha permesso di raggiungere un livello ancora superiore, perché comprendere meglio la tattica del gioco gli ha dato gli strumenti per crearsi i migliori spazi possibili in zona gol. Come nel caso di questa splendida marcatura contro la Real Sociedad: Messi si fa dare il pallone in posizione da rifinitore, Suárez attacca lo spazio a sinistra in maniera perfetta; Messi sa di poter andare da solo ma questa volta decide di non farlo, di servire il compagno sulla corsa; allora Suárez asseconda la voglia di qualità di Leo ruotando quasi innaturalmente il corpo, per accarezzare il pallone con il piatto e disegnare un diabolico pallonetto a giro che si insacca praticamente all’incrocio dei pali. Un gol raffinatissimo, di tecnica superiore, costruito con un movimento perfetto, che è stato memorizzato da Suárez per aprire spazio a Messi, che di solito viene fatto proprio per questo, ma questa volta no.