L’accostamento tra Sandro Tonali e Andrea Pirlo poteva avere un fondo di verità fino all’anno scorso: allora Tonali era appena arrivato in Serie A con il Brescia, lo avevamo visto giocare solo in Serie B, un campionato in cui ovviamente c’è meno qualità, e in cui un centrocampista come lui risultava dominante in quasi tutti gli aspetti del gioco; poi c’erano i capelli lunghi, la formazione nel settore giovanile del Brescia, le origini lombarde, la posizione in campo, tutto o quasi finiva per far combaciare l’immagine o comunque il racconto di Tonali a quello del nuovo allenatore della Juventus. Tuttavia, sono bastate poche partite della scorsa stagione perché ci rendessimo conto di quanta differenza ci fosse tra Tonali e Pirlo. L’ha detto lo stesso Tonali, l’ha ribadito Pirlo e alla fine, di fronte all’evidenza, l’abbiamo capito tutti.
La carriera del giovane centrocampista lombardo – è nato a Lodi e a maggio ha compiuto 20 anni – sta per vivere il primo grande momento di svolta. Tonali infatti è stato acquistato dal Milan, al termine di un affare che avrà un complessivo di 35 milioni di euro: 10 per il prestito, 15 per il diritto di riscatto e altri 10 di bonus legati a obiettivi e presenze. La dirigenza rossonera ha deciso di investire una cifra importante su Tonali, che automaticamente lo mette al centro del nuovo progetto dei rossoneri; anche il contratto lungo – ha firmato per cinque anni – è un segnale chiaro rispetto all’importanza di questo acquisto, al suo valore in prospettiva. Anche dal punto di vista puramente tattico, si tratta di un’operazione ambiziosa: Tonali, con ogni probabilità, giocherà davanti alla difesa nel 4-2-3-1 che ha rilanciato la squadra sotto la gestione di Stefano Pioli nella parte finale della stagione 2019/20. Un ruolo nuovo, per Tonali, che però sembra perfetto perché il suo talento possa continuare a evolvere, a definirsi.
Finora, infatti, Tonali ha giocato da centrale di centrocampo, più raramente è stato schierato nello slot di mezzala; in ogni caso, il fatto che abbia militato solo nel Brescia gli ha permesso di evidenziare alcuni pregi del suo calcio, ma ha accentuato alcuni difetti. L’atteggiamento tattico di Corini e López, i due allenatori che hanno guidato i biancoazzurri nell’ultima stagione, è sempre stato tendenzialmente difensivo: il Brescia era la squadra con la minor percentuale di possesso palla dell’intera Serie A, la media era di poco inferiore al 40%; in fase difensiva, i giocatori tendevano ad abbassarsi molto, e in transizione offensiva l’obiettivo era una veloce ricerca delle punte, attraverso una conduzione rapida e senza disdegnare le palle lunghe.
In un contesto del genere, Tonali pensava in verticale, assecondava il movimento dei suoi attaccanti assumendosi dei rischi importanti con il pallone tra i piedi. Non alzava spessissimo la propria posizione, ma comunque l’esito delle sue giocate poteva avere conseguenze importanti, in positivo e/o in negativo: una progressione in avanti o un lancio efficace potevano trasformarsi in una palla persa in zona pericolosa. Con Corini, soprattutto, il Brescia si sistemava nella prima impostazione con un 3-1-4-2: in questo sistema, Tonali era l’unico giocatore designato a organizzare il gioco partendo pochi metri avanti alla difesa, mentre sei compagni provavano ad alzarsi a ridosso della trequarti avversaria. L’analisi di alcuni numeri conferma queste impressioni: nella scorsa stagione, Tonali ha eseguito in media 39 passaggi per partita, di cui due chiave; nonostante non sia una cifra altissima, in totale ha servito sette assist – è stato il giocatore più giovane ad averne collezionati più di cinque nei principali campionati europei. La maggior parte è arrivata da calcio piazzato, certo, ma da parte di Tonali è sempre stata evidente la tendenza a ricercare giocate ambiziose – e su punizione è arrivato anche il suo unico gol in Serie A, una traiettoria nata per servire un compagno in area e che invece ha finito per ingannare il portiere avversario. Se in fase di possesso, come detto, Tonali ha mostrato di avere certe qualità, la sua attitudine difensiva è un aspetto da migliorare. Certo, nel Brescia non ha potuto contare su un sistema corale molto efficace, ma i numeri dicono che Tonali è andato poco a contrasto con gli avversari: ha vinto un duello e mezzo a partita, una cifra non elevata per un giocatore del suo ruolo; allo stesso tempo, però, ha subito meno di un dribbling ogni 90′ di gioco.
Progressioni palla al piede, passaggi lunghi, tocchi nello spazio: Sandro Tonali ama il gioco difficile e in verticale
Un profilo del genere, ibrido e con ampi margini di sviluppo e miglioramento, è potenzialmente perfetto per giocare in un reparto a due. Il Milan ha scelto Tonali proprio per farlo giocare lì, sfruttando le sue caratteristiche principali: l’intensità, l’intelligenza, la facilità di calcio abbinata alla rapidità di pensiero. Soprattutto il primo aspetto è fondamentale: prima della sospensione del campionato, tra i giocatori con più di mille minuti giocati, Tonali risultava settimo nella classifica dei chilometri percorsi – 11,4 a partita – ed era il miglior giocatore italiano in questa graduatoria. Questa capacità di corsa andrà razionalizzata, e se per quanto riguarda costruzione e manovra d’attacco non ci sono grandi dubbi sul suo sviluppo, sarà in fase difensiva che Tonali dovrà compiere il salto di qualità. L’atteggiamento del Milan di Pioli si sposa con i suoi punti di forza, quindi potrà aiutarlo: con il pallone in possesso degli avversari, il tecnico emiliano chiede una forte densità nella zona centrale; gli esterni ripiegano verso il centro, mentre sono i terzini ad uscire in pressione se la palla si sposta sulle fasce.
Questo permetterà a Tonali di limitare i duelli fisici e ottenere appoggi facili al momento della riconquista. Inoltre, nelle situazioni di transizione negativa, il Milan di Pioli non ricerca l’immediata riconquista del pallone col pressing, ma si dispone per ostruire le linee di passaggio degli avversari, così da provare a prevenire il contropiede. Ai giocatori, dunque, viene richiesto ai giocatori di intercettare il pallone piuttosto che di andare sempre e comunque a contrasto: una tendenza che favorirà le caratteristiche di Tonali.
Per quanto riguarda la fase di costruzione del gioco, i rossoneri formano un rombo con il portiere, i due centrali di difesa e il centrocampista che imposta l’azione, compito che durante la scorsa stagione è stato affidato a Bennacer e che ora potrebbe essere assegnato proprio a Tonali. I due terzini si alzano, e ciò consente al portatore di la palla di avere spazio e tempo a sufficienza per servire il passaggio. È in questo contesto che si vedrà qualcosa di nuovo e di diverso, da parte di Tonali: le sue ottime capacità di decision-making si sono viste soltanto in momenti ad alta intensità, tipici di una squadra aggredita dagli avversari in fase di costruzione. Una condizione che, in qualche modo, deresponsabilizza anche il giocatore coinvolto, proprio perché la difficoltà di compiere una giocata precisa sotto pressione è maggiore, quindi l’errore è più “perdonabile”. Al Milan, invece, le giocate di Tonali avverranno in un contesto diverso: la squadra di Pioli non esaspera il possesso ma ricerca la superiorità posizionale, vuole riempire l’area di rigore; situazioni che, prima del servizio in verticale, possono manifestarsi solo attraverso una serie di tocchi più elaborata nei primi due terzi di campo. Inoltre la qualità dei rossoneri è superiore a molte altre squadre del campionato, e ciò le renderà inevitabilmente meno aggressive nelle sfide dirette.
Tonali ha grandi qualità tecniche, quindi è potenzialmente in grado di adempiere ai compiti di regia e di progressione col pallone che gli saranno affidati da Pioli; nel frattempo, dovrà imparare a essere più efficace in fase difensiva. La base di partenza resta eccezionale, anzi è proprio per completarlo che il Milan ha deciso di puntare così tanto su di lui. È un trasferimento coerente anche con il progetto e il momento storico squadra rossonera, che ha investito su una cifra importante ma non elevatissima – più bassa rispetto a quella spesa per André Silva nel 2017 e per Paquetà e Piatek a gennaio 2019 – su un calciatore di grande prospettiva e l’ha fatto per cercare di ampliare il ventaglio di alternative a disposizione di Pioli, per completarsi a sua volta. Ora il centrocampo del Milan è giovane – Bennacer ha 22 anni, Kessié ne compirà 24 a dicembre – ma anche vasto, dal punto di vista numerico e delle qualità tecniche, e forse non c’era un modo migliore per avviare una stagione importante, che dovrà confermare le cose bellissime viste negli ultimi mesi.