Focus — Ciro Immobile

Ha raggiunto dei record mostruosi, è un attaccante fortissimo e maturo, e proprio per questo la stagione del ritorno in Champions sarà decisiva per lui.

La Serie A riparte con il miglior marcatore europeo dell’ultima stagione, con la Scarpa d’Oro in carica che gioca in una squadra italiana. Non succedeva dal 2007, dai tempi di Francesco Totti, e già questo basterebbe per definire l’attuale dimensione di Ciro Immobile, che a trent’anni ha raggiunto il suo apice assoluto – per quantità di gol segnati ma anche per varietà e importanza delle reti messe a segno, considerando che la Lazio è tornata ai gironi di Champions League dopo tredici anni, e per lunghi tratti della scorsa stagione ha anche tallonato la Juventus in testa alla classifica. Le opinioni su Immobile, intorno a Immobile, sono sempre state un po’ divise, mai unanimi: è una sensazione che si percepisce anche negli articoli scritti all’estero che abbiamo letto e scelto per raccontare la sua carriera, testi in cui si elogiano le sue (indubbie) qualità ma in cui si sottolinea anche lo scarso feeling mostrato con il calcio straniero, in cui si avanza l’idea per cui certe giocate, certe medie realizzative, siano possibili solo nella sua comfort zone.

Anche per questo la stagione che sta iniziando sarà fondamentale: Immobile tornerà a giocare in Champions League quattro anni dopo l’ultima volta, lui e la Lazio dovranno bilanciare gli sforzi con il campionato e dovranno dimostrare di essere all’altezza del doppio contesto, insomma dovranno confermare i progressi mostrati nell’ultima stagione, in cui sono letteralmente esplosi, insieme. Si tratterebbe di un riconoscimento meritato per un attaccante dalle caratteristiche particolari ma anche molto continuo, che forse qualche anno fa non era ancora pronto al grande salto, ma ora è maturato, ha imparato a caricarsi la propria squadra sulle spalle oltre a segnare, una cosa che ha sempre saputo fare, ed è un elemento centrale pure nella Nazionale di Roberto Mancini.

A season of torment: Alessio Cerci and Ciro Immobile at TorinoThese Football Times
Un racconto della prima grande stagione di Immobile in Serie A, due anni dopo la promozione colta a Pescara (con Insigne, Zeman, Verratti): al Torino, accanto a Cerci e con Ventura in panchina, l’attaccante cresciuto nella Juventus realizza 23 gol in 34 partite e vince il primo dei suoi tre titoli di capocannoniere. 

Ciro Immobile: “He sufrido mucho en Alemania”El País
In questa intervista rilasciata poco dopo il suo arrivo in Spagna, al Siviglia, Immobile spiega cosa non è andato bene in Germania, durante la sua stagione (negativa) al Borussia Dortmund: «Non sapevo il tedesco e mi aspettavo più aiuto dai miei compagni. Ma è nella loro cultura, una cosa che non posso cambiare. E poi l’allenamento era tutto incentrato sulla resistenza, poco sulla tattica e sul lavoro in palestra. Non mi sono trovato bene».

How Ciro Immobile reclaimed his status as one of calcio’s deadliest goalscorersThese Football Times
Fin dalla sua prima stagione alla Lazio, Immobile mostra di essere diventato «uno degli attaccanti più letali del calcio italiano», al termine di «un percorso complicato, fatto di lotta interiore, esplosione, il fallimento e, nel caso di Immobile, rinascita definitiva».

Tra tanti, questo potrebbe essere un gol che descrive perfettamente il gioco di Immobile, perché mostra le sue caratteristiche migliori: un lancio in verticale dalla metà campo difensiva filtra fino a lanciarlo in una porzione di campo vuota, che lui attacca con tutta la velocità che possiede; la necessità di controllare il pallone lo costringe a rallentare, ma lo spazio intorno è ampio – la difesa del Milan è larghissima, e anche posizionata male – e allora lui può fare ciò che sa fare meglio: attaccare quello spazio, puntare la porta. Il difensore viene saltato con una finta netta, aiutata anche da una delle sue giocate più ricorrenti, ovvero auto-servirsi il pallone (ancora più) in profondità per aprirsi ulteriore spazio in cui correre. A quel punto c’è da tirare in porta, e anche in questo Immobile è bravissimo: anche in corsa, anzi soprattutto in corsa trova sempre il modo più efficace per coordinarsi; stavolta la scelta è anche stilisticamente apprezzabile, perché il centravanti del Torino sceglie di allargare il piattone destro verso il secondo palo, e per farlo deve curvare la sua postura, trovando un angolo irraggiungibile per il portiere avanti a sé.

Como en casa en ningún sitioPanenka
In questo articolo, Panenka torna sul concetto di vicinanza a casa, sul fatto che Immobile per rinascere abbia avuto bisogno di tornare in Italia, lontano dalle difficoltà di ambientamento in Germania ma anche dalla Spagna, culturalmente più vicina al nostro Paese: «Evidentemente, Immobile il calcio che si pratica in Bundesliga non è fatto per Ciro; e lui non si è sentito a suo agio neppure nella Liga. È tornato in Italia, l’unico posto al mondo che capisce e sa far esaltare il suo gioco».

Ciro Immobile: ‘Goldilocks’ footballer or deserved goal record-chaser?The Guardian
Anche al termine della sua stagione migliore, che però a un certo punto ha visto rallentare la sua corsa al gol, Nicky Bandni del Guardian si è chiesta se Immobile non fosse «un attaccante che ha bisogno di una squadra che giochi per lui, per sfruttare le sue innegabili doti, la sua corsa, la capacità di trovare spazio e per battere un portiere uno contro uno».

La qualità nel tiro

Oltre la corsa, l’altra grande dote di Immobile è la capacità di coordinarsi in ogni situazione: prima abbiamo visto come riesce a farlo in corsa, qui invece realizza una splendida rete in girata, da fermo, posizionandosi perfettamente con il corpo mentre il cross del suo compagno, nella fattispecie Lulic, è ancora in volo. L’attaccante della Lazio guarda il pallone e intanto si predispone già per concludere verso la porta, il movimento e l’impatto con il pallone sono perfetti, ne viene fuori una traiettoria velocissima, imprendibile.

Occupare, anzi mangiarsi l’area di rigore

Una attaccante che segna 36 gol in un campionato di Serie A (record assoluto condiviso con Gonzalo Higuaín) deve necessariamente andare oltre un certo portfolio di giocate, di soluzioni conclusive. Immobile non è solo un grande finalizzatore del gioco in verticale, ma anche un centravanti in grado di occupare, anzi di mangiarsi l’area di rigore. Lo ha dimostrato in tantissime occasioni, tra cui quest gol al Milan, a San Siro: l’azione si sviluppa sull’asse Luis Alberto-Lazzari, Immobile parte vicino all’esterno destro ma poi va a prendersi il suo spazio nell’area avversaria, da solo; i suoi movimenti sono prima circospetti, poi capisce cosa succederà e chiude perfettamente sul cross del compagno con un colpo di testa magistrale, che anticipa seccamente Leo Duarte e batte Donnarumma in maniera imparabile.