Francisco Trincão è pronto a illuminare la scena

Con la sua tecnica, con la sua creatività, anche se al Barcellona non sarà facile imporsi da titolare fin da subito.

«Quando lo abbiamo comprato era uno sconosciuto, ora è il miglior Under 21 d’Europa». Da qualche parte, in mezzo a questi due estremi fissati da Josep Maria Bartomeu con l’ottimismo con cui si è riparato mentre il mondo blaugrana gli stava crollando addosso, c’è Francisco Trincão. Il nuovo acquisto del Barça è stato presentato dalla società qualche settimana fa al Camp Nou, cercando di distogliere per un po’ l’attenzione da quell’enorme elefante che era la questione Messi, e il fatto che proprio in quei giorni aveva formalmente comunicato di voler abbandonare la squadra con cui ha giocato la sua intera carriera.

In realtà lo scorso inverno Trincão non era uno sconosciuto. Anzi, era già da diversi anni considerato una delle stelle più luminose della sua generazione, quella dei ’99 portoghesi come João Félix, Rafael Leão, Florentino, Gedson e Vinagre, che in questi anni ha dimostrato in tutti i modi di sentire decisamente stretto il contesto del calcio giovanile. Allo stesso modo, ora, Trincão non è il miglior Under-21 d’Europa, dato che in fondo è reduce da una sola stagione intera da professionista allo Sporting Braga, tra l’altro un’annata sicuramente più formativa che dominata. Nonostante questo, Francisco Trincão l’ha chiusa con nove gol e tredici assist, dimostrando di essere un giocatore dalla purezza tecnica rarissima, non ancora del tutto esploso ma potenzialmente proiettato verso l’élite del calcio europeo.

Vedendolo giocare, la sua qualità più appariscente è proprio la tecnica di base sconfinata. Il suo piede sinistro, senza esagerazioni, è degno della cerchia dei top, ed è questo che ha spinto il Barcellona a puntare su di lui lo scorso gennaio, pagando la clausola di 31 milioni di euro nonostante una prima metà di campionato giocata solo a spezzoni. La prima sliding door della stagione di Trincão – una stagione folle, in cui lo Sporting Braga ha avuto quattro allenatori diversi vincendo comunque un trofeo – è avvenuta esattamente un mese prima di essere comprato dal Barça a fine gennaio, con l’inizio del breve e strabiliante regno di Ruben Amorim, esordiente assoluto promosso dalla squadra B per sostituire l’esonerato Sá Pinto. L’ex centrocampista del Benfica, alla sua prima esperienza ala guida di una squadra pro, in pochissimo tempo ha modellato il Braga con un 3-4-3 dai meccanismi sorprendentemente codificati, tanta aggressività e la ricerca del dominio; in questo contesto, Trincão è entrato a tutti gli effetti nelle rotazioni, contendendosi un posto nello slot di ala con Ricardo Horta (autore di ben 24 gol) e Wenderson Galeno. Con Amorim, il Braga è stato una macchina perfetta che ha macinato punti e soprattutto ha vinto la Taça da Liga. L’esplosione di Trincão è arrivata però nel post-lockdown, dopo che lo Sporting (quello di Lisbona) ha letteralmente comprato il tecnico Amorim per circa 15 milioni di euro. Al suo posto, il suo vecchio compagno di Nazionale Custódio ha deciso di rendere ancor più offensivo il Braga, passando al 4-2-3-1 per schierare un difensore in meno e avere anche Trincão da titolare fisso. A quel punto, il futuro nuovo acquisto del Barcellona ha presto finalmente a dominare il suo contesto.

Nelle giovanili della Nazionale portoghese, Trincão ha ricoperto qualsiasi ruolo offensivo, persino quello di centravanti, ma la zona da cui preferisce partire è l’ala destra, per avere tutto il campo a disposizione del suo mancino. Il dribblinh è il fondamentale che gli riesce meglio: è stato il quarto giocatore della Liga NOS per numero di dribbling riusciti ogni 90 minuti (2.3) e il settimo per tentativi (3.7).  Il suo modo di saltare l’uomo dice molto del suo passato nelle squadre giovanili del Braga: da adolescente, infatti dovette mandar giù parecchie esclusioni per la sua fragilissima struttura fisica. Quando dribbla non si limita a nascondere del tutto la palla, ma la accompagna con la gamba e il resto del corpo, negando all’avversario sia il recupero che lo scontro fisico. Conduce con una progressione elegante, fatta di tocchi d’esterno e appoggi leggeri, che non viene mai deformata dagli strappi; pur senza un notevole cambio di passo, riesce a raggiungere una discreta velocità. I duelli, infatti, tende a vincerli di pura tecnica, oppure disegnando insistenti virate per mandare a vuoto l’avversario.

La sua fantasia si regge su un fisico longilineo (185 cm) ma asciutto, non esplosivo ma agilissimo, con una muscolatura tutt’altro che sopra la media, ma per la quale ha dovuto lottare prima di arrivare tra i professionisti: «Quando è arrivato al Braga aveva 13 anni e la differenza fisica tra lui e gli altri ragazzi era ancor più accentuata», ha raccontato recentemente José Carvalho Araujo, per undici anni figura di riferimento dell’ottima Academy dello Sporting Braga, «la capacità che oggi ha di accelerare deriva dalla fase finale della sua formazione, e dal tanto lavoro extra sulla massa muscolare che abbiamo fatto per dargli più potenza, forza e velocità. L’obiettivo era essere preparati per il calcio di alto livello».

Con le due squadre maggiori dello Sporting Braga, nella prima e seconda divisione portoghese, Trincão ha accumulato 76 presenze e nove gol in partite ufficiali di tutte le competizioni (Carlos Costa/AFP via Getty Images)

Ciò che il fisico di Trincão conserva naturalmente è l’eleganza della sua figura in movimento, del dribbling armonioso con cui sembra passare attraverso i corpi, senza perdere mai il controllo del proprio. La sua sensibilità tecnica si attiva anche in tutte le altre situazioni di gioco: una delle sue armi migliori, quando viene verso il centro, è il cross a rientrare, con traiettorie pulitissime. Contro il Gimnàstic, nel suo esordio con la maglia del Barça, ha mandato in gol – poi annullato – il canterano Konrad con uno dei suoi gesti preferiti, il pallone potente e coi giri contati, a spiovere alle spalle della difesa, sul secondo palo. Oltre alla pulizia del gesto tecnico, Trincão possiede una buonissima visione di gioco, con cui cerca spesso il passaggio chiave, oppure una circolazione intelligente.

La somma delle migliori caratteristiche di Trincão sembra restituirci un giocatore che in campo si alimenta della propria centralità, e forse i suoi pregi e i suoi difetti sono effettivamente le facce di una stessa moneta, che cade a seconda della riuscita di un suo dribbling, di una sua fiondata verso il centro, di un suo tiro da fuori area, insomma di una scelta audace. Il suo abituale linguaggio tecnico è libero e sfrontato, comprende una ricerca spontanea del tunnel, indifferentemente se in zona offensiva o per uscire dal pressing avversario, o appoggi di tacco, elastici, qualche cross di rabona – pochi, a dire il vero: usa molto bene destro per crossare. Sono mezzi espressivi con cui a volte si fa fraintendere: per quanto Trincão abbia poca cognizione del pericolo e dalle sue giocate dipendano molti dei vantaggi o svantaggi che genera, sarebbe falso, più che ingeneroso, descriverlo come un buco nero che fagocita possessi. Parliamo infatti di un calciatore molto associativo e completo, che sa fraseggiare molto bene di prima intenzione – specie in transizione, quando è fondamentale non rallentare la manovra -– e sa fare da appoggio ai compagni, per poi smarcarsi e farsi trovare libero nello spazio. Il suo estro lo costringe a mettersi alla prova con azioni individuali, perché è la via più facile che può portarlo a essere decisivo, ma difficilmente forza le sue scelte o non si affida ai suoi compagni di reparto.

Un po’ di cose belle di Francisco Trincão con il Braga e le Nazionali portoghesi, soprattutto azioni in conduzione in cui mostra la sua qualità, la sua sensibilità nel controllo della palla

Per crescere e affermarsi nel Barça, in questo momento della sua carriera, dovrà sviluppare al massimo queste sue caratteristiche apparentemente di contorno, dato che il ruolo del mancino chiaroveggente, ancora per un anno, spetterà al giocatore più forte del mondo. Al Barcellona, nell’ultima stagione, è mancato un esterno offensivo in grado di attaccare lo spazio, o più in generale la capacità di squadra di muoversi bene senza palla: Trincão non è quel tipo di ala, né il genere di profilo in grado di risolvere quel problema, ma è un giocatore capace di fare le propria parte in un sistema votato al dominio e ricco di giocatori con cui associarsi e giocare nello stretto.

Se Koeman decidesse di costruire un sistema che contempli sia Messi che il portoghese in campo nello stesso momento, troverebbe in Trincão un’ottima spalla dell’argentino. In una delle sue prime dichiarazioni da giocatore blaugrana ha detto chiaramente di aver bisogno di giocare per essere in fiducia, e di fare molta fatica a guardare gli altri dalla panchina. Di certo, il Barcellona non è il contesto in cui più facile trovare la centralità tattica e i minuti di cui sente di avere bisogno, e che non avrebbe avuto problemi a ricevere in tante squadre competitive, appena fuori dall’élite; allo stesso tempo, ha intelligenza e senso del gioco per accettare la lex aurea del Barça degli anni Dieci: chi arriva, anche se è Neymar o Griezmann, dev’essere utile a Messi. Sarà una sfida in condizioni più complesse di quanto lo sarebbe stata altrove, ma spesso alzare il livello, anche per un talento luminoso come quello di Trincão, significa adattarsi.