Stiamo sottovalutando il Leicester e la sua difesa?

Le Foxes hanno iniziato benissimo la stagione, anche perché gli arrivi di Castagne e Fofana hanno ampliato le alternative di Rodgers nel reparto che aveva sofferto di più nello scorso anno.

Per la prima volta nella sua storia, il Leicester City ha vinto le tre partite iniziali della sua stagione in massima divisione – First Division o Premier League che sia. I nove punti in classifica della squadra di Rodgers sono una prima conferma rispetto alla solidità del progetto portato avanti dalle Foxes, che l’anno scorso hanno perso la qualificazione alla Champions League solo all’ultima giornata dopo aver giocato un campionato fantastico – e infatti Tottenham e Arsenal sono finite dietro in classifica.

Per la nuova stagione, il club non ha fatto altro che credere nel proprio programma in maniera ancora più convinta: una grande cessione per sistemare il bilancio – dopo Kanté, Drinkwater, Mahrez e Maguire è toccato a Ben Chilwell, passato al Chelsea per 50 milioni di euro – e tanti investimenti mirati per sostituire i giocatori che hanno deciso di lasciare Leicester e per potenziare la rosa. Al King Power Stadium sono arrivati Timothy Castagne dell’Atalanta, Cengiz Under della Roma e ieri è stato annunciato ufficialmente l’acquisto di Wesley Fofana, difensore centrale classe 2000 proveniente dal Saint-Etienne. Per lui, il Leicester ha speso 40 milioni di euro comprensivi di bonus.

È un’operazione importante, che chiarisce quali sono le intenzioni di Rodgers in vista di una stagione che vedrà il Leicester impegnato su più fronti – la Premier, ovviamente, ma anche l’Europa League e la FA Cup. Il manager nordirlandese ha spiegato che il crollo accusato nella parte finale dello scorso campionato – a Capodanno le Foxes avevano 14 punti di vantaggio sul Manchester United, e dopo hanno messo insieme appena quattro vittorie in 17 partite – era da ricondurre alla scarsa profondità della rosa, «che non ci ha permesso di supplire le assenze con giocatori all’altezza dei titolari». Con un solo addio importante e tre innesti di alto profilo, di cui due in difesa, si può affermare con una certa sicurezza che ora le Foxes hanno maggiori alternative. Soprattutto nel pacchetto arretrato, in cui Castagne era stato preso per sostituire Chilwell, ma in realtà sta giocando soprattutto sulla fascia destra – e lo sta facendo benissimo: ha segnato il primo gol stagionale del Leicester e nelle due gare successive, contro Burnley e Manchester City, ha servito due assist decisivi. A sinistra, infatti, è stato promosso titolare il 22enne James Justin, laterale difensivo ambidestro cresciuto vivaio del Luton Town, acquistato nell’estate 2019 per una cifra di poco inferiore ai sette milioni di euro. Dopo un anno vissuto come riserva di Chilwell e di Ricardo Pereira, si è imposto come titolare, in attesa del ritorno del terzino portoghese – assente per un grave infortunio al ginocchio.

Quando Rodgers parlava di profondità, alludeva proprio a questo: l’acquisto e la successiva valorizzazione dei giocatori ha portato il Leicester ad avere una squadra completa, in grado di interpretare più moduli di gioco e di sostenere il turnover senza perdere troppo in termini di qualità assoluta. Anche l’arrivo di Fofana rispetta questi principi: le Foxes hanno in rosa dei centrali di buon livello – Jonny Evans, Benkovic e Soyuncu – eppure hanno deciso di ampliare il ventaglio di alternative a disposizione dell’allenatore. Del resto, lo stesso Rodgers sta smontando e rimontando la squadra a seconda del contesto, dello stato di forma dei propri giocatori, della consistenza degli avversari: dopo la gara vinta per 2-5 in casa del Manchester City, in cui ha scelto di schierarsi con tre difensori centrali e con Castagne e Justin sulle fasce, ha spiegato in un’intervista che ama il gioco d’attacco, però «il calcio non è filosofia: devi studiare il modo migliore per ottenere risultati, e contro il City il modo migliore per provare vincere era correre tanto e ripartire in maniera efficace». È andata proprio in questo modo.

Un successo netto e meritato

Anche questo è un segnale di maturità: l’anno scorso il Leicester ha spesso dato l’impressione di essere perforabile, non a caso ha chiuso la Premier League con la sesta miglior difesa del campionato (41 gol subiti in 38 partite). Ora Rodgers ha deciso che la nuova rincorsa alla Champions League deve ripartire da un miglioramento del rendimento arretrato, un obiettivo che può essere raggiunto secondo la filosofia composita del club: da una parte ci sono le possibilità offerte dal mercato, e in questo senso l’innesto di Fofana è perfettamente in linea con la politica delle Foxes, non a caso parliamo di un giocatore molto giovane, quindi spendibile come asset interno ed esterno nei prossimi anni; e poi c’è proprio il fattore-Rodgers, la capacità del manager nordirlandese di sviluppare il talento dei giocatori: in questo senso, gli elementi da monitorare sono Justin e soprattutto Soyuncu, difensore centrale con grandi mezzi atletici che deve crescere soprattutto a livello mentale – una delle sconfitte decisive nel finale della scorsa stagione maturò dopo una sua espulsione, davvero ingenua, contro il Bournemouth.

È tutto concatenato: nuovi acquisti di buon livello hanno stimolato e stimoleranno la concorrenza interna, così i giocatori più promettenti potranno, anzi dovranno dimostrare di essere davvero all’altezza delle proprie potenzialità – come hanno fatto, tra gli altri, il talento locale Hamza Choudhury e soprattutto James Maddison. In attesa di conoscere le avversarie in Europa League, il Leicester ha mostrato che un progetto portato avanti in maniera graduale e coerente può superare anche una tremenda delusione, come quella patita a fine luglio 2020, quando è sfumata la Champions League. Poche settimane dopo, cioè oggi, la squadra di Rodgers è ripartita con le stesse ambizioni e una qualità maggiore, soprattutto in difesa, il reparto che aveva sofferto di più la mancanza di alternative. E allora forse dovremmo considerare anche le Foxes in maniera diversa, non più come una squadra outsider, piuttosto come una candidata autorevole nella corsa per un posto nelle prossime coppe europee.