A che punto siamo con Jannik Sinner?

A 19 anni, ha già dimostrato di essere un tennista solido, e potenzialmente completo: dove può arrivare il miglior talento italiano degli ultimi anni?

Raggiungere gli ottavi di finale agli Internazionali d’Italia e i quarti al Roland Garros, a soli 19 anni, non capita a chiunque. Ma a Jannik Sinner sì, e non sembra esserci niente di strano. Certo, va considerato il fatto che stiamo vivendo una stagione anomala, nella nostra vita quotidiana e quindi anche nel tennis: i tornei sulla terra rossa sono stati totalmente diversi, il classico caldo estivo ha lasciato spazio al grigio freddo autunnale, il calendario è stato ripensato e di conseguenza anche le preparazioni e le programmazioni degli atleti si sono dovute adeguare a questa condizione inedita. Il rosso non è la superficie preferita di Sinner, che però si è preparato davvero bene, e insieme al suo coach Riccardo Piatti ha lavorato molto sulla tecnica, sopratutto sul servizio. E i risultati si sono visti, si stanno vedendo.

Le ottime prestazioni di Sinner a Roma e a Parigi sono una notizia davvero incoraggiante, soprattutto dopo lo stop imposto dalla pandemia. Nel suo caso il rischio non era solo quello di fermare la sua annata, ma anche quello – ancora più serio – di rallentare la sua crescita tennistica. Alla ripresa delle attività, infatti, Jannik non ha espresso il suo miglior tennis e i postumi dello stop si sono fatti sentire. Mancavano il ritmo gara e quelle sensazioni che solo un torneo e uno stadio pieno possono regalare: il silenzio prima di un servizio, gli applausi e le grida dopo un punto, i cori dei tifosi avversari e la tensione di avere tanti occhi puntati addosso. Ora nei campi da tennis regna il silenzio, un silenzio che viene interrotto solo dallo scandire dei punti da parte dell’arbitro e dalle grida dei giudici di linea: un clima surreale con cui bisogna necessariamente fare i conti.

Per Sinner ci è voluto un po’ di tempo, infatti al primo turno degli Us Open di quest’anno è parso lontano dalla forma migliore, e nonostante fosse avanti di due set, si è fatto rimontare dal russo Karen Khachanov, perdendo al quinto. Nel percorso di maturazione di un tennista così giovane – Sinner è nato a San Candido, provincia di Bolzano, il 16 agosto 2001 – può capitare di inciampare in momenti negativi, ma la verità è che questo periodo ha spiazzato un po’ tutti gli sportivi.

A Roma e a Parigi, Sinner ha dimostrato di essersi adattato al nuovo contesto: il suo tennis pulito e lineare è tornato al livello pre-lockdown, i suoi colpi e la sua intelligenza tattica sono riemersi con forza. Finora al Roland Garros ha concesso solo un set al tedesco Zverev, conducendo le partite dal primo all’ultimo punto con enorme personalità, soprattutto momenti critici del match, e mostrando un grande ritmo di gioco. La terra rossa – che di certo non aiuta il suo tennis d’attacco, la sua tendenza a voler comandare le partite sin dal primo – non l’ha messo troppo in difficoltà, a differenza degli anni passati: al Roaland Garros, Sinner si è dimostrato solido e in grado di reggere le continue variazioni di gioco a cui gli avversari lo hanno costretto.

Quello che più impressiona di questo ragazzo è la sua forza mentale: è raro vederlo lamentarsi e il suo sguardo è quello di chi ha studiato i grandi campioni, sempre concentrato sul match. Non a caso Zverev, dopo la sconfitta, ha dichiarato di aver affrontato la partita in condizioni fisiche non ottimali, con 38 di febbre; Sinner ha liquidato il tutto con un semplice: «non mi sono accorto di nulla, ero concentrato solo su me stesso». La sua non è presunzione, è solo l’atteggiamento giusto di chi ha capito che per fare il grande salto di qualità c’è bisogno della giusta attitudine.

Jannik Sinner è il primo giocatore del 2001 a raggiungere gli ottavi di finale di una prova del Grande Slam (Anne-Christine Poujoulat/AFP via Getty Images)

La grande crescita di Sinner nasce, come detto, da una decisione intelligente: lavorare sul servizio in allenamento. Se prima non riusciva a essere incisivo in battuta, ora ha la possibilità di poter comandare sin da subito il gioco variando gli angoli e la tipologia di colpo. Per il resto, il rovescio continua a essere il suo colpo migliore, con cui riesce facilmente ad aprisi il campo trovando con precisione gli angoli, mentre il dritto, così come la sua forma fisica, sembrano ancora un po’ fragili per questi livelli e necessitano di ulteriore allenamento. È impensabile immaginare un tennista che a 19 anni sia già pronto da tutti i punti di vista, ma Sinner sembra aver già fatto il salto più importante: quello mentale. Il tennis, forse più di qualsiasi altro sport, è legato alla condizione psicologica degli atleti, alla loro capacità di tenere alte attenzione e concentrazione. Sinner è un giocatore molto maturo, e anche Patrick Mouratoglou, il coach di Serena Williams, lo ha confermato: «Jannik è un grande combattente che non teme nessuno e si fida molto di se stesso. In futuro sarà pericoloso per tutti e penso che i suoi colleghi tennisti lo sappiano e per questo lo temano».

Nel suo percorso a Roma, Sinner ha messo in mostra una grande tenuta mentale: al primo turno, contro Benoit Paire (battuto 6-2 6-1), non si è fatto condizionare da un avversario che ha fatto di tutto per infastidirlo; contro Stefanos Tsitsipas, numero sei del mondo e testa di serie numero tre del tabellone, la vittoria in tre set (6-1 6-7 6-2) è arrivata al termine di una partita dura, in cui Sinner ha dovuto tirare fuori tutta la sua personalità: il momento cruciale è arrivato durante il tie-break del secondo set, nel quale Sinner ha fallito banalmente due match point. Probabilmente la tensione si è fatta sentire più del dovuto e, come da copione, a soffrirne maggiormente è stato il suo dritto: un colpo che, quando il braccio e la mente non sono rilassati, inizia a cedere. La bravura di Sinner è stata però quella di non scomporsi, di fare tabula rasa di quanto appena accaduto e di riprendere a esprimere il suo miglior tennis. Può sembrare una banalità, ma aver evitato il crollo mentale ha evidenziato ancora una volta come Sinner si differenzi da tutti i suoi coetanei e possa davvero essere uno dei futuri top ten del ranking mondiale.

Gli highlights della sfida con Zverev

Agli Internazionali d’Italia la sua sconfitta è arrivata contro Grigor Dimitrov, testa di serie numero 15 del torneo e semifinalista agli Us Open del 2019. Il bulgaro si è imposto per 4-6 6-4 6-4 riuscendo, grazie alle continue variazioni di gioco e alla sua esperienza, a mettere in difficoltà Sinner. In realtà Jannik è sembrato piuttosto testo, e, vista l’età, si tratta un’attenuante che bisogna concedergli. Gli errori gratuiti sono stati troppi – 39 a fine partita – e il facile smash fallito a pochi metri dalla rete che ha regalato la vittoria a Dimitrov, è segno di una giornata non proprio brillante. Sinner gioca sicuramente meglio sul veloce rispetto alla terra battuta, ma anche in questa occasione i suoi miglioramenti si sono intravisti; inoltre il gioco di Dimitrov, che non hai mai dato a Sinner punti fissi, lo ha costretto a snaturare i suoi schemi. Se il rovescio lo tradisce raramente, il dritto invece non dà ancora le stesse sicurezze, e spesso il posizionamento non perfetto sulla palla gli costa errori evitabili. Il miglioramento in questi aspetti passa dalla crescita atletica, prossimo obiettivo del lavoro in allenamento. Dimitrov, che proprio come Sinner ha avuto una grande carriera da Juniores, al termine del match ha spiegato quanto possa essere difficile convivere con l’etichetta del predestinato: «Dico sempre che non sei un campione finché non lo diventi un campione. Io non ascolto mai quello che dice la gente e anche Sinner non dovrebbe dare ascolto a tutto questo e dovrebbe seguire la sua strada»

In ogni caso, sconfitte del genere fanno parte del percorso di crescita di ogni atleta. Dalla sua parte, oltre a una solidità mentale non comune, Sinner ha anche un team – l’accademia di Bordighera di Riccardo Piatti – che lo protegge, che lo sta aiutando a crescere. Non è un lavoro difficile considerando che Jannik è un ragazzo serio, con le idee chiare – a 13 anni lasciò lo sci per il tennis – e anche molto umile. Per sua stessa ammissione, «tutti i tennisti hanno un percorso diverso da seguire», e nel suo caso si tratta di crescere a livello atletico e di migliorare alcuni aspetti tecnico-tattici del gioco. La base è eccezionale, la sua furbizia e la sua capacità di essere quasi sempre lucido nei momenti cruciali dei match lo rendono un tennista speciale, soprattutto considerando l’età freschissima: basta pensare che mentre era in campo contro Tsitsipas, era talmente concentrato da non accorgersi che sugli spalti vuoti del Pietrangeli c’era il numero uno del mondo Novak Djokovic che seguiva con grande attenzione la sua partita. Ora quello che ci si aspetta da Sinner è la continuità nei risultati e nelle prestazioni, l’unico modo per migliorare non solo la posizione nel ranking mondiale, ma anche per confermare il livello che ha saputo esprimere sui campi di Roma e Parigi. Spesso, parlando dei tennisti e delle tenniste italiane come Fabio Fognini, Francesca Schiavone o Flavia Pennetta, si è evidenziato il fatto che maturino tardi rispetto ai loro colleghi stranieri, ma nel caso di Sinner la situazione è diversa: Jannik è già maturo, ora dobbiamo solo scoprire dove potrà arrivare.