I proprietari di calcio americani sostengono soprattutto il Partito Repubblicano

Anche quelli che hanno investito in club di Serie A.

Negli Stati Uniti il 3 novembre si terranno le elezioni presidenziali: quattro anni dopo la vittoria di Donald Trump contro Hillary Clinton gli americani dovranno scegliere tra il presidente uscente, candidato del Partito Repubblicano, e l’ex vicepresidente di Obama, Joe Biden, candidato del Partito Democrativo. In America, il sistema di finanziamento alla politica è molto diverso rispetto a quelli dei Paesi europei: aziende e privati possono contribuire alla campagna elettorale dei candidati alla Casa Bianca con donazioni volontarie e pubbliche, anzi i comitati dei partiti hanno il compito di raccogliere il maggior numero possibile di donazioni. Nel 2016, per esempio, furono raccolti circa 6,5 miliardi di dollari: come ha spiegato Michael G. Miller, un accademico della Columbia University, «gli imprenditori vedono queste donazioni come una sorta d’investimento, perché in realtà il loro obiettivo reale è avere accesso ai politici, all’entourage di colui che vorrebbero diventasse presidente».

Tra i donatori, ci sono ovviamente molti imprenditori sportivi. Da sempre, lo “schieramento” politico dei proprietari nelle varie leghe degli Stati Uniti è un argomento molto dibattuto, considerando il peso socio-politico dello sport nel Paese. Ora, però, c’è un nuovo fronte: quello degli imprenditori calcistici, soprattutto quelli che hanno investito in club europei. Solo in Premier League, per dire, ci sono otto società con proprietà o soci minoritari di nazionalità americana: si tratta di Arsenal, Aston Villa, Crystal Palace, Fulham, Leeds, Liverpool, Manchester United e West Ham. Anche in Serie A ci sono diverse società gestite da imprenditori americani: Milan, Roma, Fiorentina, Parma. In questo articolo, The Athletic, ha esaminato in dettaglio le donazioni e le attività politiche di presidenti e dirigenti calcistici americani. Dall’analisi, è venuto fuori che la maggioranza di loro, in vista dell’Election Day, è schierato dalla parte di Trump.

Il proprietario dell’Arsenal, l’imprenditore immobiliare Stan Kroenke, in passato ha effettuato donazioni sia al partito repubblicano che a quello democratico; nel 2016, dopo la vittoria di Trump, donò però un milione di dollari al comitato presidenziale del Partito Repubblicano. Chi invece è sempre stato dalla parte dei democratici è il co-proprietario dell’Aston Villa, Wes Edens – socio anche dei Milwaukee Bucks, in Nba – che nel 2016 ha donato più di 70mila dollari a vari gruppi a sostegno della candidatura di Hillary Clinton e precedentemente aveva contribuito con decine di migliaia di dollari alla campagna elettorale di candidati democratici in corsa per in Senato. Anche in occasione della decisione dei Milwaukee Bucks di boicottare gara 5 dei playoff contro gli Orlando Magic, come segno di protesta dopo il ferimento di Jacob Blake da parte della polizia, Edens ha dichiarato: «Sostengo pienamente i nostri giocatori e la loro decisione. Non ne ero a conoscenza, ma sarei stato pienamente d’accordo con loro».

Joshua Harris, uno dei proprietari del Crystal Palace, è sempre stato molto attento alle vicende della politica. Nel corso della sua, vita Harris ha donato più di 800mila dollari per le campagne elettorali, e ha finanziato sia i democratici che i repubblicani. In realtà, le sue posizioni sono sempre state molto più vicine al Grand Old Party: nel 2018, infatti, ha prestato ben 184 milioni alla società immobiliare del suocero di Trump, Jared Kushner, per la costruzione di un enorme grattacielo a Chicago. Il Partito Repubblicano ha raccolto fondi anche da parte del proprietario del Fulham, Shahid Khan: di origine pakistana, Khan di recente ha criticato la scelta di Trump di porre restrizioni di viaggio per i Paesi a maggioranza musulmana, ma nel 2016 donò un milione di dollari al comitato del Partito Repubblicano

Il Fenway Sports Group, che possiede sia il Liverpool che i Boston Red Sox, è da sempre schierato per il Partito Democratico: i due soci maggioritari, John W. Henry e Tom Werner, sono molto vicini alla famiglia Clinton. Giusto un anno fa, Werner ha donato 75mila dollari a sostegno di Biden; due anni fa, i Red Sox vinsero le World Series e decisero di accettare l’invito alla premiazione presidenziale – a differenza di quanto fatto da altre squadre, come i Golden State Warriors dopo la vittoria del campionato Nba. Nonostante la loro presenza alla Casa Bianca, i vertici dei Red Sox fecero notare di essere in netto contrasto con le politiche di Trump. Chi invece è un grande sostenitore dell’attuale presidente è Ed Glazer, proprietario del Manchester United, che nel 2016 ha donato più di 98mila dollari per la campagna di Trump. Da quel momento la sua attività a sostegno del Partito Repubblicano è aumentata notevolmente, raccogliendo quasi 400mila dollari a sostegno della rielezione di Trump e di altri candidati repubblicani. Anche a Londra, sponda West Ham, il miliardario – Albert Smith che detiene delle quote nella società degli Hammers – ha sempre sostenuto i repubblicani: nel corso degli anni ha raccolto circa 20mila dollari.

Anche fuori dalla Premier la situazione sembra essere favorevole ai repubblicani: sia il fondo Elliott, proprietario del Milan, che Dan Friedkin, nuovo presidente della Roma, sono da sempre sostenitori del partito che ha espresso la candidatura di Trump; anche il proprietario della Fiorentina, Rocco Commisso, e il nuovo azionista di maggioranza del Parma, Kyle Krause, hanno donato enormi cifre al partito di Donald Trump.