Come il Lille è arrivato in testa alla Ligue 1

Nonostante gli addii di Osimhen e Gabriel.

Cinque vittorie, tre pareggi e zero sconfitte in otto partite di Ligue 1; 18 punti, lo stesso identico score del Paris Saint-Germain, e primo posto in classifica; tutto questo, all’indomani di una sessione di trasferimenti che ha portato all’addio di Victor Osimhen e Gabriel Magalhães, vale a dire i talenti più interessanti espressi nell’ultima annata. L’inizio di stagione del Lille non può che essere definito esaltante, considerando da dove è partita la squadra di Cristophe Galtier, e tenendo conto pure della vittoria ottenuta nella prima gara di Europa League (4-1), in casa dello Sparta Praga. Anche per questo il pareggio di ieri contro il Nizza di Vieira (1-1) è un risultato che genera un po’ di rammarico, certo, ma neanche troppo profondo.

Del resto il Lille è una squadra in costruzione, come da politica “storica” del suo direttore tecnico, Luís Campos, artefice del titolo nazionale conquistato dal Monaco nel 2017 – era il Monaco di Mbappé, Bernardo Silva, Falcao, Fabinho, Lemar. Il dirigente portoghese ha importato il suo modello di reclutamento anche al confine con il Belgio, e così il Lille è diventato una squadra in grado di intercettare, sviluppare, anche rivitalizzare il talento. Da queste parti, negli ultimi anni, sono passati Nicolas Pépé, Rafael Leão e Thiago Mendes, ma anche Renato Sanches, Jonathan Ikoné e Timothy Weah. Tante, anzi tantissime scommesse sul futuro: alcune sono state vinte, come quelle su Pepé su Victor Osimhen – acquistati dall’Arsenal e dal Napoli per 80 e 70 milioni, rispettivamente – altre invece sono ancora in gioco, come ad esempio quella che riguarda l’attaccante canadese Jonathan David, prelevato dal Genk proprio per sostituire il centravanti passato al Napoli. Allo stesso tempo, però, Campos sembra aver lavorato anche per portare un po’ d’esperienza nell’organico dell’allenatore Cristophe Galtier: nel Monaco 2016/17 c’erano Glik, Moutinho e Falcao, ora al Lille ci sono il 35enne Burak Yilmaz, il 36enne capitano José Fonte, il 30enne centrocampista Benjamin André. Sono loro gli uomini di esperienza intorno a cui crescono i talenti del mercato che verrà, nel 2021 o nel 2022: parliamo di Sven Botman (difensore centrale olandese, classe 2000), Domagoj Bradaric (terzino croato classe 1999) e soprattutto di Boubakary Soumaré, centrocampista franco-senegalese nato nel 1999 che nell’ultima sessione di mercato è stato accostato a diversi top club europei.

Il Lille, insomma, non si è snaturato, ha proseguito e proseguirà in un percorso fondato sui giovani e su un gioco frizzante, offensivo. Galtier, scelto come successore di Marcelo Bielsa a dicembre 2017, ha saputo assecondare le indicazioni della società e ha disegnato un 4-4-2 che esalta le qualità degli uomini offensivi senza rinunciare all’equilibrio: in questo momento, infatti, il Lille ha il secondo miglior attacco (14 gol fatti) ma anche la miglior difesa (soli tre gol subiti, come il PSG) della Ligue 1. L’obiettivo realistico della proprietà di Gérard Lopez è bissare quella qualificazione in Champions League che è stata già raggiunta nel 2019 e che sarebbe potuta arrivare anche lo scorso anno – il Lille era quarto in classifica al momento della sospensione definitiva della Ligue 1. Si tratterebbe di un risultato importantissimo, perché permetterebbe al club dell’Alta Francia di continuare ad alimentare il circuito di valorizzazione di nuovi talenti su palcoscenici importanti. In realtà, però, sembra che gli stessi giocatori del Lille puntino a qualcosa di più: José Fonte, capitano e leader spirituale della squadra di Galtier, ha detto che  «il Psg è ovviamente la squadra favorita, ma il Lille è in grado di batterli». In effetti l Psg ha perso un solo campionato degli ultimi otto: nel 2017, contro il Monaco costruito da Luís Campos.