Tre cose sulla quinta giornata di Serie A

La Juve in ritardo, Lukaku, la Sampdoria che non ti aspetti.

Stiamo ancora cercando di capire la vera Juve

Non dev’essere stato assolutamente facile, per Andrea Pirlo, raccogliere l’occasione di una carriera – a inizio carriera, peraltro – in una situazione tutt’altro che rispondente alla normalità: le circostanze che hanno dettato un precampionato fai-da-te, senza la possibilità di mettersi alla prova contro altre avversarie e con un periodo di tempo limitato rispetto alla normalità, hanno consegnato, a campionato ormai abbondantemente iniziato, una Juventus che deve ancora fare i conti con la propria identità. Se vogliamo, sono proprio questi primi turni di Serie A a rappresentare, in qualche modo, i test precampionato: la Juve sta sperimentando tanto, sta cambiando pelle più di quanto facciano altre squadre rodate, sta imparando a conoscere le proprie potenzialità e i propri limiti. Al tempo stesso, il rovescio della medaglia è rappresentato da prestazioni e risultati altalenanti: se i bianconeri sono ancora imbattuti in stagione, i due pareggi consecutivi in campionato contro Crotone e Verona di certo non lasciano completamente soddisfatto l’ambiente bianconero. Ma al di là dei punti raccolti, la Juve fin qui è stata molto ondivaga sotto il profilo della resa sul campo: contro il Verona, si può dire che si sono viste più “squadre”, e più versioni, all’interno della stessa partita. «Abbiamo avuto una buona reazione post gol, ma non dobbiamo sempre prendere lo schiaffo prima di reagire», ha detto Pirlo. Le cose migliori, infatti, la Juve le ha fatte vedere dopo aver subito il gol di Favilli: ritmi serrati, giocate di qualità, capacità di sfruttare il campo in ampiezza e profondità. Certo, il Verona non riusciva più a tenere il campo come nel primo tempo, ma le note positive – dall’impatto terrificante di Kulusevski alla prima da titolare di Dybala apparso già in grande forma, passando per un Morata già pienamente integrato – non mancano. E quindi, qual è la vera Juve? La squadra distratta e un po’ superficiale della prima parte o quella arrembante della ripresa? I primi aspetti su cui Pirlo dovrà lavorare, perciò, sono la continuità di prestazione nel corso dei 90 minuti, una miglior gestione della partita e un pizzico di malizia in più. Per evitare di finire nella trappola dei pareggi, e arricchire un bottino di vittorie in campionato – solo contro la Samp sul campo, visto che quella contro il Napoli è arrivata a tavolino – al momento sotto le aspettative.

Romelu Lukaku risolve problemi

Quattro gol in una settimana, più tanto altro. La forza di Romelu Lukaku è proprio questa; il suo contributo, la sua influenza e la sua importanza nell’Inter di Conte vanno molto oltre la cifra secca delle reti messe a segno, che poi tra l’altro sono già sette in questo avvio di stagione. Il centravanti belga risolve i problemi dell’Inter sotto porta, ma lo fa anche in molte altre zone del campo; tira e segna tantissimo, ma fa anche progredire la manovra della squadra nerazzurra; si carica la squadra sulle spalle dal punto di vista tattico ma anche emotivo. Tutto questo è successo a Genova, dopo un primo tempo soporifero; è successo con il Gladbach in Champions League, in una gara che si era messa malissimo; succede da un anno, fin da quando Lukaku e Conte si sono scelti a vicenda, dando vita a un progetto fondato sulla loro stessa intesa, su un gioco che potesse esaltare le doti di Lukaku e in cui Lukaku potesse sentirsi davvero leader. Certo, nel match di Marassi sono successe tante altre cose: l’ingresso di Barella è stato decisivo, nella ripresa la squadra nerazzurra ha saputo cambiare marcia, ha alzato i ritmi e la qualità della manovra offensiva, ha meritato di vincere la partita. Ma basta rivedere il gol di Lukaku per capire quanto sia fondamentale la sua presenza: Brozovic porta palla e trova un corridoio verticale nella zona occupata dal centravanti belga, che lascia il possesso a Barella e poi chiede e chiude il doppio scambio con un bellissimo tiro di sinistro; tutto questo, Lukaku l’ha fatto sfruttando il suo strapotere fisico, la sua buona tecnica in conduzione, la sua capacità di leggere il gioco e di indirizzare le giocate dei compagni verso di sé. È ciò che voleva Conte, è ciò che Conte ha chiesto a Lukaku, è ciò che succede da quando Lukaku è arrivato all’Inter.

La vittoria dell’Inter a Marassi.

Una Sampdoria semplice e bellissima

Al termine di Juventus-Sampdoria 3-0, posticipo della prima giornata di Serie A 2020/21, Claudio Ranieri rilascia un’intervista in cui si dice «molto deluso» della prestazione dei suoi giocatori. Effettivamente la squadra blucerchiata giocò davvero male quella partita: sotto ritmo, senza grinta, con pochissimi spiragli di gioco. Ebbene, sembra passato un secolo da quella notte, e forse è proprio così: la Sampdoria avrebbe perso anche contro il Benevento, al termine di una gara già diversa rispetto a quella di Torino, giocata in maniera sufficiente solo nei primi 20 minuti. Evidentemente erano le prove generali per quello che sarebbe successo di lì a poco: dal 2 ottobre a oggi, gli uomini di Ranieri non hanno più sbagliato un colpo, hanno vinto meritatamente a Firenze e poi hanno battuto Lazio e Atalanta. Soprattutto il successo contro la squadra di Gasperini è il racconto perfetto della nuova-vecchia Sampdoria, una squadra dall’approccio semplice, lineare, perfettamente calibrato sulle qualità dei migliori elementi a disposizione: Quagliarella, ovviamente, affiancato da Ramírez in un tandem d’attacco estremamente mobile, dinamico; e poi Thorsby, Jankto, Damsgaard, e ancora Augello e Bereszyński, tutti calciatori non particolarmente sofisticati dal punto di vista tecnico, che però si trovano a meraviglia nei meccanismi rapidi del 4-4-2 disegnato da Ranieri, in un sistema fondato sulla corsa, sulla copertura attenta degli spazi e negli spazi, su un attacco diretto e verticale. Considerando che la Sampdoria deve ancora inserire davvero alcuni nuovi arrivi di qualità, Keita Baldé su tutti, non è eccessivo pensare che questo sia solo l’inizio. Che Ranieri, per l’ennesima volta, abbia trovato le chiavi giuste per far rendere la sua squadra, i suoi giocatori, in linea con le loro possibilità – e forse anche oltre. Dopo la salvezza dello scorso anno, la Sampdoria è entrata nella seconda fase di un progetto che potrebbe rivelarsi più ambizioso di quello che pensavamo, grazie al lavoro di un allenatore che non sembra proprio voler invecchiare, a una squadra forse non fortissima, ma perfettamente calibrata sulle idee del tecnico. A volte può bastare solo questo, per fare bene.

Gli highlights di Atalanta-Sampdoria