Il Krasnodar è arrivato in Champions League grazie a un progetto molto interessante

Il presidente Galitsky ha investito molto nell'accademia e nelle infrastrutture del club.

Krasnodar è una città della Russia meridionale europea, non troppo famosa per attrazioni turistiche o culturali, che conta quasi un milione di abitanti e si affaccia sul Mar Nero. Proprio qui, nel 2008, è stato fondato il Krasnodar FC, il club che quest’anno partecipa per la prima volta nella sua storia alla Champions League. Al suo debutto, il Krasnodar ha pareggiato per 1-1 in casa del Rennes: dopo l’iniziale vantaggio dei francesi con Guirassy, è arrivato il pareggio firmato dall’ecuadoriano Cristian Ramírez. Non si è trattata della prima gara europea giocata dal club neroverde: l’esordio in Europa League è avvenuto nell’edizione 2014/15, allora il Krasnodar riuscì nell’impresa di superare la Real Sociedad nei playoff del turno preliminare, ma poi fu eliminato da Everton e Wolfsburg ai gironi.

Nelle successive cinque stagioni, il club ha cambiato tre allenatori (Oleg Kononov, l’ex interista Igor Shslimov e poi l’attuale tecnico, Murad Musayev) ma ha sempre centrato l’accesso alla seconda competizione europea. Questa continuità di risultati si deve agli investimenti del proprietario Sergey Galitsky, 53enne imprenditore, padrone della catena di supermercati Magnit: a differenza di tanti altri grandi magnati russi, Galitsky non ha fatto fortuna grazie alle risorse naturali, ma ha deciso di percorrere una strada differente, aprendo una piccola catena di negozi alimentari che poi è diventata una delle più importanti del Paese. Tra le sue passioni principali c’è il calcio e ne ha una visione piuttosto particolare. Fondando il Krasnodar, il suo obiettivo era quello di interrompere il dominio del Kuban – club simbolo della città fondato nel 1928 – e quello di schierare in campo un undici interamente cresciuto nel settore giovanile.

Il Krasnodar, dunque, porta avanti una filosofia manageriale simile a quella dell’Athletic Bilbao. Non solo in campo, ma anche in panchina: «Non voglio nessun Tuchel o altri allenatori stranieri», ha dichiarato Galitsky in un’intervista nel 2018, rispondendo a una domanda sul PSG e sul suo mercato esterofilo. E infatti le sue scelte sono andate proprio in questa direzione. Ora il tecnico dei Tori – soprannome del Krasnodar – è infatti Murad Musayev, un promettente ex allenatore del settore giovanile che ai tempi della Primavera svolse un ottimo lavoro – ha vinto il titolo Under 18 nel 2018. Musayev è nato a Krasnodar e ha iniziato ad allenare proprio nel club di Galitsky quando aveva solo 22 anni. Nel giro di pochi anni, si è conquistato la fiducia del presidente che non ha avuto dubbi nell’affidargli la prima squadra: «Galitsky discute di ogni aspetto, e vuole far valere la sua opinione. Può parlare di allenamento fisico, o di aspetti specifici della partita. Ha una comprensione fenomenale del calcio, oltre che degli affari» ha dichiarato Musayev alla Bbc.

Galitsky conosce personalmente tutti i giocatori dell’accademia e vive 24 ore al giorno immerso negli affari del club. In dodici anni è riuscito a scalare le gerarchie del calcio russo, passando dal calcio regionale alle gare di Champions League e mettendo in discussione il primato di squadre economicamente più forti tra cui lo Zenit, lo Spartak Mosca, la Lokomotiv e il CSKA. Partire dal basso non ha scombussolato i piani di Galitsky, che nella sua prima stagione da presidente è riuscito a centrare la promozione in prima divisione, la Serie B russa, nonostante il Krasnodar si fosse piazzato terzo dietro il Volgar Gazprom II e il Bataysk:  grazie alle difficoltà economiche di questi club, è riuscito a ottenere il salto di categoria. L’arrivo del Krasnodar nella nella Prem’er-Liga, avvenuto nel 2010, è dovuto a motivazioni simili: a causa di una grave crisi congiunturale, numerose società russe si ritirarono dal campionato permettendo al Krasnodar di salire direttamente in Serie A.

Da quando milita in Prem’er-Liga il Krasnodar ha ottenuto tre terzi posti – nelle stagioni 2014-2015, 2018-2019 e 2019-2020 – e ha raggiunto nella stagione 2013-2014 una storica finale di Coppa di Russia, persa ai calci di rigore contro il Rostov. Oltre alla straordinaria solidità finanziaria, il punto di forza di questa società è sicuramente la pianificazione: il fatto che il Krasnodar sia uno dei soli quattro club a non avere un sostegno pubblico, evidenzia in maniera ancora più profonda il grande lavoro svolto dalla società che ogni anni pare crescere sempre di più. Gli investimenti della proprietà si sono concentrati soprattutto sul potenziamento delle infrastrutture, che oggi possiede strutture all’avanguardia: Galitsky ha infatti speso 200 milioni di euro per la costruzione del nuovo stadio – inaugurato nell’ottobre del 2016 con l’amichevole tra la Nazionale russa e quella del Costa Rica. Ma il vero punto forte del club è il futuristico centro d’allenamento, il Chetuk Training Ground: per la prima squadra e per le giovanili ci sono sono 15 campi all’aperto, dodici in erba naturale e tre in manto sintetico, e poi due arene coperte per l’inverno, uno stadio da 3mila posti – dove le squadre giovanili disputano le loro partite casalinghe. Secondo l’ex attaccante Yura Movsisyan, «è il miglior centro di allenamento del mondo: è tutto mozzafiato, dalle strutture mediche a quelle per l’alloggio dei giocatori. C’e tutto quello che si può sognare in un top club».