Il Real Madrid è ancora in bilico tra giovani e veterani

La seconda era di Zidane cammina sul filo sottile di questa indecisione.

Una girata in area di Benzema su sponda di Casemiro e un gol dello stesso centrocampista brasiliano sulla torre di Sergio Ramos. Il pareggio raggiunto dal Real Madrid contro il Borussia Mönchengladbach a tempo praticamente scaduto racconta non solo uno dei momenti di maggiore criticità della stagione dei blancos, ma anche le difficoltà di lungo periodo di un club che si trova ancora immerso in una lunga, lunghissima fase di rinnovamento. Il secondo ciclo di Zinedine Zidane sulla panchina merengue è in un campo ancora indefinito tra il ricambio generazionale, un ricambio necessario e voluto dopo le vittorie europee del primo triennio, e l’impossibilità di mettere in secondo piano proprio i protagonisti di quell’età dell’oro.

Ancora oggi, nelle partite che contano di più, il Real Madrid non può che andare a chiedere aiuto ai suoi veterani. La colonna vertebrale della squadra – quella composta da Sergio Ramos, Casemiro, Toni Kroos, Benzema e in misura minore Modric – è ancora insostituibile, non tanto e non solo per le caratteristiche tecniche o atletiche dei campioni in questione, quanto per la loro leadership. Certi talenti generazionali hanno un’aura di superiorità che ogni anno si rinnova, e dalla quale sembrano trarre l’energia necessaria per poter allontanare un po’ di più la fase calante della loro carriera.

Eppure i giovani in rosa ci sono, e hanno anche un minutaggio consistente: Valverde e Vinícius Júnior sono tra gli undici giocatori con più minuti in stagione fino a questo momento, così come Mendy e Courtois – che hanno qualche anno in più ma non fanno parte del gruppo storico. Solo che i veterani rappresentano ancora il centro emotivo e tecnico della squadra, e questo finisce per tenere il Real in bilico tra passato e futuro, considerando che da anni la politica di mercato attuata da Florentino Pérez guarda soprattutto al lungo periodo. Non è un argomento nuovo: vista la concorrenza economica dei club di Premier League e di squadre come Juventus, Paris Saint-Germain e Bayern Monaco – che recentemente ha iniziato a investire sul mercato grosse cifre, come testimoniano gli acquisti di Lucas Hernández e Leroy Sané – il Real Madrid ha scelto di limitare le grandi spese per i campioni affermati, e di investire cifre medio-alte sui talenti più promettenti, portandoli a Valdebebas prima che il loro valore di mercato raggiunga cifre con troppi zeri. I nomi sono stati e sono quelli di Vinícius, Rodrygo, Valverde, Reinier, Kubo. Se a questi si affianca anche l’investimento per i lavori di ristrutturazione dello stadio, che inizierà a generare i suoi frutti tra qualche anno, si capisce come l’attuale progetto della società sia chiaramente rivolto al domani.

Ma nella rosa di questa stagione ci sono ancora tredici giocatori sotto contratto da almeno cinque anni, e si tratta di giocatori molto forti. È per questo che il ricambio generazionale procede piuttosto lentamente: «Zizou ha materiale fresco e di qualità in panchina, ma ripone tutta la responsabilità sui veterani e rischia poco con i giovani», scriveva ad agosto il quotidiano catalano Sport, che non sarà il più imparziale dei giornali ma non va troppo lontano dalla realtà quando definisce «continuista» il progetto blanco. Una situazione che sembra ancora più strana se si pensa che lo stesso Zidane si allontanò dal Real Madrid dopo la finale di Champions di Kiev del 2018 lasciando intendere che considerava quel ciclo finito. E che, per vincere ancora, la squadra avrebbe avuto bisogno di un profondo restyling.

La Liga 2019/20 è stato il 22esimo trofeo conquistato da Sergio Ramos con la maglia del Real Madrid; per Zidane, invece, si è trattato del titolo numero 11 (Denis Doyle/Getty Images)

Due anni e mezzo dopo, i pilastri di quella rosa eccezionale sono ancora quasi tutti al loro posto. A partire dalla difesa, che ruota sempre attorno a Carvajal, Ramos e Varane. Loro tre sono i riferimenti di una squadra che si definisce a partire dall’equilibrio difensivo: nella sua nuova avventura sulla panchina merengue Zidane ha deciso di affidarsi proprio all’affiatamento dei suoi uomini-simbolo della terza linea. Una strategia che in estate ha portato il 34esimo titolo di Liga con soli 70 gol segnati, la cifra più bassa per un campione dalla stagione 2006/07, nonostante un mercato estivo da 298 milioni di euro che aveva portato talenti offensivi del calibro di Hazard, Jovic e Rodrygo.

C’è un’evidenza statistica che descrive forse meglio di tutto il resto l’importanza dei veterani per il Real Madrid, quella delle sconfitte in Champions League in assenza di Sergio Ramos: senza il loro capitano i blancos hanno perso le ultime sette sfide europee, dalle più importanti contro Manchester City e Ajax, a quelle contro squadre sulla carta più deboli come Shakhtar e Cska Mosca. Ma non solo. Nella scorsa stagione Ramos è stato anche il secondo miglior marcatore della rosa, alle spalle ovviamente di Benzema: se non è un sintomo di dipendenza dal capitano, poco ci manca.

Al contrario, alcuni nuovi acquisti – come il già citato Rodrygo o Eder Militão – al momento sembrano poco più che semplici rincalzi, elementi utili a far rifiatare i titolari in una stagione con un calendario compresso, che una vera e propria alternativa tecnica. Rodrygo, Militão e gli altri si trovano di fronte un muro che al momento solo Valverde – e in parte Vinícius – è stato in grado di superare, almeno in apparenza. Il Real Madrid ha bisogno dell’eccellenza e di averla subito, ha bisogno di prestazioni di massimo livello, di vittorie.

A Madrid la prospettiva di un progetto di lungo periodo non basterebbe a giustificare eventuali risultati negativi, non c’è fine ciclo o ricambio generazionale che tenga: anche da qui si capisce la spesa di circa cento milioni per comprare Eden Hazard, un giocatore non più giovanissimo che avrebbe dovuto facilitare la tra transizione garantendo qualche stagione di altissima qualità prima di mettersi alle spalle il suo prime fisico e tecnico – gli infortuni sono un fuori programma, ovviamente. Lo stesso Zidane non può fare a meno di ragionare sul presente. Negli anni Zizou ha dimostrato di poter essere un allenatore flessibile, di poter rispettare le esigenze della squadra adattando la sua visione ai giocatori e non viceversa. La vera alchimia a cui sta lavorando l’allenatore francese è la coesistenza tra il dogma della vittoria a ogni costo con la necessità di dare un peso sempre maggiore alla prossima generazione di talenti.

Vinícius Júnior è un classe 2000: è stato acquistato dal Madrid quando era ancora minorenne, nel 2017, e presentato soltanto l’anno successivo. Con il Real ha già giocato più di 70 partite, segnando in tutte le competizioni (Alex Caparros/Getty Images)

Come Zidane, anche la società sarà impegnata in scelte pesanti nei prossimi mesi, come i rinnovi dei contratti dei giocatori più in là con gli anni: si parte proprio da Sergio Ramos e Modric, entrambi in scadenza al termine della stagione, poi sarà la volta di Benzema, Marcelo, Isco, Carvajal e Varane, tutti in scadenza a giugno 2022. Confermarli in blocco, oggi, sembra una conditio sine qua non per mantenere alta la competitività del club, ma il rischio è quello di togliere spazio e opportunità ai giovani in squadra: oggi in rosa ci sono Odegaard, Valverde, Militão, Vinícius e Jovic, e l’anno prossimo si aggiungeranno Kubo e Reinier. In attesa di capire cosa succederà sul mercato.

Le transizioni sono sempre difficili: il Real Madrid ha già perso il suo dominio sulle partite e sul calco in generale, non è più la superpotenza continentale di qualche stagione fa – complici anche le due uscite consecutive agli ottavi che ne hanno minato l’immagine di corazzata inattaccabile. Come in tutti i momenti di passaggio da una fase all’altra, il rischio è quello di perdere punti di riferimento mentre si cerca un nuovo ordine, un nuovo equilibrio. L’onere di Zidane è dei più pesanti: deve riuscire a dar peso e responsabilità ai giovani prima che sia troppo tardi, prima cioè che Ramos e soci non siano più in grado di garantire un rendimento da Real Madrid al Real Madrid.