Focus — Robert Lewandowski

Il miglior attaccante puro della sua generazione?

La sfida di oggi contro Haaland, uno dei suoi possibili eredi, è il pretesto migliore per provare a raccontare Robert Lewandowski. Un atleta strepitoso, uno dei giocatori-simbolo della sua generazione, al punto che l’unica domanda pregnante che possiamo porci su di lui è questa: quanti e quali altri centravanti di questa epoca sono riusciti a essere così efficaci, così influenti, così belli da vedere e pure tanto continui e implacabili sotto porta? Probabilmente nessuno, appunto. È una questione di cifre (una su tutte: per Lewa, la stagione 2019/20 è stata la quinta consecutiva in cui ha superato quota 40 gol in tutte le competizioni), di trofei vinti, ma anche di cambiamento indotto nel mondo del calcio: negli anni in cui si impone al Borussia Dortmund, Messi e Ronaldo tengono medie realizzative enormi pur giocando in maniera diversa rispetto agli attaccanti del passato. Lewandowski è un centravanti solo apparentemente classico, infatti ha sempre interpretato il ruolo in maniera moderna; segna tantissimo, può e sa giocare di sponda, come riferimento avanzato, ma non rinuncia mai a dare un contributo totale alla sua squadra. In un’intervista ha confessato di voler essere «parte del gioco, voglio muovermi e passare il pallone, non soltanto aspettarlo. Non voglio essere una punta che spende i 90 minuti in area ad aspettare il pallone. Non mi piace ricevere il pallone 10 volte a partita».

È così che Lewandowski ha rivoluzionato l’idea stessa del centravanti, ha portato questa figura mitica avanti nel tempo, grazie a una forza realizzativa senza pari che è stata in grado di sposarsi perfettamente con la raffinatezza tecnica, con l’intelligenza spaziale, con la comprensione del gioco. Insomma, parliamo dell’attaccante più completo degli ultimi dieci anni, quindi anche di uno dei più forti. Se non del migliore in assoluto. Per provare a restituirvi tutto questo, ecco alcuni articoli che abbiamo letto in rete, che raccontano la grandezza di un calciatore destinato a rimanere nella storia.

Robert Lewandowski and the journey from club-less teen to striking royaltyThese Football Times
Una lunga ricostruzione della carriera di Lewandoswki, che parte dai primi anni in Polonia, dalla bocciatura da parte del Legia Varsavia dopo un solo anno nel settore giovanile, e arriva fino a oggi. Chissà come si sentono, oggi, i tecnici del Legia che l’avevano definito «troppo basso e troppo magro», che pensavano «non sarebbe mai diventato un calciatore professionista».

Robert Lewandowski: how he became the most prolific striker in EuropeThe Telegraph
Qualche settimana dopo l’impresa col Wolfsburg (la vedete nel video sotto), quando Lewandowski segna cinque gol in nove minuti, il Telegraph lo celebra in un lungo articolo, in cui lo definisce «il più prolifico attaccante in Europa». Nel sottotitolo, però, c’è anche una domanda un po’ strana. Questa: «Ma potrebbe trattarsi solo di un picco temporaneo, di uno straordinario momento di forma destinato a interrompersi». Non è andata così, per fortuna di Lewandowski ma anche di tutti noi.

Del delantero vintage al delantero modernoPanenka
Proprio la costanza sotto rete e il suo un profilo tecnico-tattico assolutamente completo stimolano questa riflessione-confronto di Panenka: per il giornale spagnolo, il polacco è «l’attaccante moderno che si oppone a Gerd Müller, centravanti classico, anzi vintage». È una lettura interessante, anche per capire com’è cambiata, come si è evoluta la figura dell’attaccante, anche grazie al contributo di Lewandowski.

In questo video non c’è solo una delle più grandi imprese mai realizzate da un attaccante, da un calciatore in generale – segnare cinque gol in nove minuti, tra l’altro il primo è arrivato pochi istanti dopo l’ingresso dalla panchina. Nelle cinque reti che vediamo, c’è Lewandowski in purezza, c’è la sua essenza di centravanti completo, implacabile, immarcabile e anche bello, anzi bellissimo da veder giocare. L’attaccante polacco segna il primo gol perché si trova nel posto giusto al momento giusto, e allora può battere il portiere con un tocco essenziale; è letale con la conclusione che vale il raddoppio, scoccata appena fuori dall’area di rigore grazie a una coordinazione perfetta; è indomabile in occasione della terza rete, quando riesce a tirare tre volte nello spazio di pochi istanti, dopo aver seguito l’azione con grande intelligenza; è astuto a leggere lo spazio giusto da attaccare quando segna il quarto gol, sa che Douglas Costa cercherà qualcuno in mezzo all’area con quel tipo di cross, allora scatta in avanti e anticipa tutti con un tiro prodigioso, violentissimo. E poi c’è la quinta rete, che possiamo definire il suo gol-manifesto: la palla è sulla fascia destra, Lewandoski capisce che in quell’azione non deve riempire l’area, sarebbe solo contro tutti; e allora rallenta la corsa, in pratica “segnala” a Gõtze che vuole essere servito sulla figura, magari con un passaggio alto; questo passaggio arriva, Lewandowski si coordina in un nanosecondo e colpisce al volo, di destro su un cross arrivato dalla destra, in pratica fa una sorta di sforbiciata che incenerisce il portiere avversario, che costringe Guardiola a fare una faccia stralunata, sconvolta però in senso buono, sconvolta di piacere, di estasi calcistica per la grandezza di ciò che ha appena visto.

Robert Lewandowski: ‘I know who I can trust. I don’t change friends like socks’The Guardian
In questa intervista al Guardian, uno dei passaggi più interessanti riguarda la sua ossessione per il lavoro in allenamento: «Devi sempre lavorare su te stesso, io per esempio ora sto esercitandomi per migliorare il mio tiro dalla lunga distanza con il piede sinistro. Devo arrivare a un punto in cui la mia testa non deve pensare, in campo, reagisco e basta a ciò che succede e trovo la miglior soluzione per fare gol: si chiama automatismo».

Robert Lewandowski: nutty professor obsessed with finding his outer limitsThe Guardian
Proprio quest’ultimo aspetto di Lewandowski, la sua ricerca continua della perfezione calcistica, viene celebrata nel giorno della finale di Champions League contro il Psg. È ancora il Guardian a dedicargli un articolo in cui lo definisce «un professore matto ossessionato dalla ricerca dei propri limiti», e in cui si legge che «sembra che Lewandowski si stia preparando a giocare questa partita, la più importante della sua carriera, sin dai suoi primi giorni come attaccante con il Lech Poznan». Alla fine, il lavoro pagherà: il Bayern vince 1-0 e Lewandowski può sollevare al cielo la prima Champions League della carriera. 

Sensibilità tecnica

Finora la locuzione più significativa che abbiamo utilizzato per descrivere Lewandowski è quella del “centravanti completo”, ovvero un attaccante in grado di segnare – ma anche di fare gioco – in tutti i modi. Non l’abbiamo fatto solo in relazione al numero di gol realizzati, piuttosto per la sua capacità di scegliere sempre, praticamente, la soluzione migliore per battere il portiere avversario. Questa soluzione può essere anche estremamente tecnica, come vediamo in questo meraviglioso pallonetto di sinistro – il suo piede debole, almeno in teoria – che permette al Bayern di segnare contro l’Ingolstadt, in una gara di Bundesliga. Il passaggio di Ribery ha i giri giusti, solo che è leggermente largo. Lewandowki, però, ha una capacità di coordinazione incredibile, che gli permette di curvare il piede sinistro in modo innaturale, e la sensibilità tecnica per disegnare un pallonetto altissimo e lentissimo, eppure così preciso che non può essere intercettato, in nessun modo.

Anche le punizioni

L’enorme tecnica di base dell’attaccante polacco è evidente anche nei (pochi) casi in cui calcia da fermo. Non è una cosa che gli capita spesso, anche perché ha sempre giocato con compagni di altissima qualità, ma quando gli viene data la possibilità dimostra di possedere anche questa skill nel suo portfolio. Come in questo caso contro l’Hertha Berlino, all’Olympiastadion: rincorsa breve, tiro a sorpresa che scavalca la barriera e si infila lentamente all’incrocio dei pali; anche se la conclusione è tutt’altro che potente, risulta essere imprendibile per il portiere avversario, nonostante un volo molto coreografico.