Antony è la nuova pepita d’oro scovata dall’Ajax?

Le prime gare in Eredivisie e Champions League hanno evidenziato un talento enorme, che i coach olandesi stanno provando a razionalizzare.

L’Ajax che ha sfiorato la finale di Champions League 2019 era una squadra piena di giovani, come vuole la secolare tradizione del club olandese. Rispetto agli altri grandi cicli d’oro del passato, c’era una sottile ma importante differenza: i grandi giocatori protagonisti di quell’impresa non erano solo provenienti dal vivaio oppure erano arrivati giovanissimi all’Ajax, come era avvenuto negli anni Settanta (con i vari Cruijff, Krol, Neeskens) e negli anni Novanta (con i vari Davids, Seedorf, Overmars), ma si trattava anche di elementi presi attraverso il mercato, giovani (David Neres, Zyiech) e meno giovani (Tadic, Tagliafico). Per l’Ajax, questo cambiamento è stato epocale, rivoluzionario: se oggi la società di Amsterdam è tornata a essere credibile nel calcio europeo il merito va ascritto a questa trasformazione culturale e alla bravura del reparto scouting, che ha creato le condizioni giuste e individuato i profili migliori.

Tra questi, forse, è il caso di inserire anche uno degli ultimi calciatori arrivati in Olanda. Si tratta dell’esterno brasiliano Antony, nato il 24 febbraio del 2000 a San Paolo. L’investimento fatto per rilevare il suo cartellino dal São Paulo – l’Ajax ha speso circa 16 milioni di euro – sta iniziando a dare i suoi frutti, soprattutto alla luce delle aspettative che c’erano su di lui: di fatto Antony è stato scelto come erede di Hakim Ziyech, non proprio una posizione comodissima, eppure le prime esibizioni in tutti i contesti – Eredivisie e Champions League – hanno già evidenziato qualità tecniche fuori dal comune. Antony è un perfetto calciatore stile-Ajax, forse non ancora per cultura tattica, ma di certo per misure antropiche e pura qualità tecnica: è alto 172 centimetri, ha una corporatura esile ma è davvero rapidissimo in tutto ciò che fa, nella corsa palla al piede come nelle giocate in dribbling. È mancino e danza letteralmente sul pallone, molto spesso senza toccarlo, per superare il suo avversario diretto. Il tecnico dell’Ajax, Erik ten Hag, lo utilizza soprattutto sulla fascia destra, come laterale offensivo a piede invertito, ma in realtà Antony è un giocatore talmente estroso che non può avere una naturale collocazione tattica, è praticamente ovunque in attacco, come richiesto dal gioco iper-raffinato della sua squadra – del resto il tridente Neres-Tadic-Ziyech ha travolto l’Europa giocando esattamente in questo modo, senza offrire punti di riferimento agli avversari. Anche per questo, spesso, viene spostato sulla corsia mancina.

Al di là degli ottimi numeri in questo inizio di stagione – ha segnato quattro gol in Eredivisie e uno in Champions League – ciò che sorprende di Antony è il suo rapido adattamento a un nuovo contesto, di certo più competitivo rispetto a quello del SãoPaulo e del campionato brasiliano. Anzi, il suo è un caso ancor più particolare, dato che è risultato più efficace sotto porta in questo primissimo scorcio di Eredivisie e Champions League rispetto alla sua unica stagione nel Brasilerão (quattro gol e sei assist in 29 partite, di cui 27 da titolare). È stato lo stesso Antony a spiegare il cambio di prospettive, in un’intervista rilasciata ad As: «Quando sono arrivato in Europa ho dovuto fare un cambio di mentalità rispetto al Brasile: qui fare gol è la cosa più importante, mentre al San Paolo la situazione era diversa, dovevo spendermi di più nelle varie fasi di gioco». Sembra un paradosso, ma non lo è: intanto perché l’Ajax è un contesto unico per lo sviluppo di un calciatore offensivo come Antony, per via del grande divario tecnico con le altre squadre olandesi e per la tendenza a giocare sempre in attacco. E poi un altro aspetto importante riguarda il miglioramento individuale: nell’intervista, si legge che «Antony, durante la quarantena, ha lavorato duramente per migliorare alcuni punti chiave del suo gioco: la bravura con il piede debole, il colpo di testa, la capacità di concludere in porta». È evidente che l’Ajax abbia visto e veda in lui delle doti da attaccante puro, e che i coach del club abbiano in mente un processo di razionalizzazione e specializzazione tattica, senza soffocare però il suo talento, il suo gioco istintivo e fantasioso.

Un minuto e mezzo di azioni belle e interessanti fatte da Antony in queste sue prime partite all”Ajax

Antony ha giocato da titolare nelle due gare in trasferta contro l’Atalanta e contro il Midtjylland. Proprio nella sfida in Danimarca ha realizzato il suo primo gol in competizioni europee. È un tiro apparentemente semplice dall’interno dell’area di rigore, ovviamente col sinistro; il bello di questa rete è che tutto avviene in un lampo: Antony riceve il pallone da Tadic in piena area di rigore, controlla e conclude rasoterra, in pochissimi istanti. Anche in questo caso ha messo in mostra grande velocità nel terminare l’azione, anche se questa velocità è diversa, è velocità d’esecuzione, una dote importante per l’Ajax e per il calcio europeo in generale. Una dote che forse è stata intravista dagli osservatori olandesi nelle pieghe del suo gioco, tra le sue fughe palla al piede e i suoi dribbling – tutte cose che si sono notate molto bene nella gara contro l’Atalanta. Una dote che ora all’Ajax stanno coltivando, per poter capire dove può arrivare Antony.

Lui ha già un obiettivo dichiarato: «Voglio giocare con la Nazionale brasiliana. Per il momento sono nella squadra olimpica, tutto ha il suo tempo e quindi voglio vincere l’oro a Tokyo nel 2021. Rappresentare il mio Paese sarà sempre un grande onore e so che la Federazione mi tiene in considerazione. Dopo verrà anche il tempo della Selaçao». David Neres, mancino come lui, suo grande amico, ha vissuto un percorso simile, ha vinto la Copa América e ora ha già un erede designato con cui ha duettato in Eredivisie e Champions League. E la grande forza dell’Ajax è proprio questa.