Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic hanno segnato il tennis degli ultimi quindici anni, la loro rivalità triangolare ha avuto pochi eguali nella storia dello sport. Ma se un lato di questa rivalità, quello che ha messo e mette di fronte Federer e Nadal, ha riguardato solamente il campo da gioco (molte sfide tra Roger e Rafa sono state epiche, ma i due si stimano moltissimo), la battaglia tra il tennista spagnolo e Djokovic è andata ben oltre in diverse occasioni, è diventata dialettica. I due si sono sfidati per l’ultima volta in finale al Roland Garros di quest’anno, quando Nadal ha letteralmente annichilito il serbo (6-0/6-2/7-5); Djokovic però è in vantaggio nel computo totale nei 56 incontri precedenti su tutte le superfici – record assoluto per l’era Open – con uno score di 29 vittorie.
Come detto, però, il loro rapporto è diventato sempre più teso col passare degli anni, e ultimamente sta peggiorando in maniera evidente. L’ultima discussione è avvenuta proprio in queste ore: si stanno svolgendo le Atp Finals – il torneo dove si sfidano i migliori otto giocatori al mondo – e Nadal, dopo essere stato sconfitto, da Thiem ha rilasciato un’intervista in cui si è detto nuovamente contrario alle proposte di Djokovic per innovare il tennis. Il numero uno al mondo, infatti, ha più volte dichiarato di essere favorevole all’introduzione di un sistema di arbitraggio esclusivamente tecnologico, che quindi possa sostituire del tutto l’occhio umano. Il tennista serbo, scottato dalla squalifica agli US Open per aver colpito (involontariamente) un giudice di linea con una pallina tirata ad altezza uomo, vorrebbe ridurre al minimo il numero di persone presenti in campo. Nadal non sembra essere d’accordo: «Ognuno avrà la sua opinione, giusto? Sono tutte valide, quindi non voglio generare alcun tipo di polemica. Mi piace di più il campo tradizionale, perché penso che si veda molto di più con i giudici di linea. Ho sentito Djokovic dire al Roland Garros che non ce n’era bisogno, ma sono visioni diverse di questo sport». E ancora: «Il tennis è cambiato molto poco rispetto ad altri sport negli ultimi cinquant’anni, quindi c’è spazio per l’evoluzione. Ma non credo che questo sia il modo giusto per migliorare lo spettacolo nel nostro sport. Preferisco che la parte umana intervenga perché porta più valore», ha concluso Nadal.
Questa sugli arbitri è solo l’ultima delle dispute che i due tennisti hanno vissuto negli ultimi mesi. Un altro punto di discordia riguarda la durata delle partite nei tornei del Grande Slam: Djokovic è favorevole a ridurre le gare al meglio dei tre set, per Nadal invece il formato ideale è quello storico, tre set su cinque. Il duello tra i due è iniziato dopo la fondazione, da parte di Djokovic, di una nuova associazione dei tennisti, la Professional Tennis Players Association (PTPA). Questa scelta, fatta insieme al 30enne canadese Vasek Pospisil, ha portato di fatto alle dimissioni del serbo dall’ATP Player Council, il sindacato “ufficiale” dei giocatori professionisti. Roger Federer aveva ammesso di non sentire Djokovic da parecchio tempo, e si è detto subito contrario a questa associazione. Nadal si è schierato apertamente dalla parte del tennista svizzero: «Se in passato abbiamo vissuto situazioni positive è stato grazie al coinvolgimento di Roger e del mio, ma anche grazie Novak e Andy Murray. Se confrontiamo il reddito di cinque anni fa con quello di oggi è chiaro che abbiamo ridotto il divario di reddito tra i giocatori di livello inferiore e quelli migliori. Sappiamo che dobbiamo continuare a lavorare su questo, ma non penso che ci vorrà un’altra organizzazione per farlo. L’idea è la stessa, ma cambia l’approccio per realizzarla».