Finalmente sappiamo come Brexit cambierà il calciomercato

Era come ci aspettavamo: per gli stranieri sarà molto più difficile giocare in Inghilterra.

Tra pochi giorni, il 31 dicembre 2020, scadrà l’accordo di transizione che tiene ancora legati il Regno Unito e l’Unione Europea. Sarà un momento fondamentale per tutte le parti in causa: la conferma di Brexit è arrivata ormai un anno fa, ma ora finalmente sarà sancita in maniera ufficiale e definitiva, portando il Regno Unito fuori da tutti i contratti commerciali stipulati dall’Unione Europea anche per conto del governo britannico. Anche il calcio, ovviamente in uno scenario diverso, più ristretto, sarà investito da una rivoluzione. Era inevitabile, per diversi anni ci siamo chiesti come sarebbe cambiato il calciomercato per le squadre inglesi dopo Brexit, e ora finalmente lo sappiamo. La Football Association ha infatti ufficializzato il nuovo protocollo, stilato in accordo con Premier League e EFL (acronimo di English Football League, istituzione di lega che organizza i campionati di secondo, terzo e quarto livello) che sarà in vigore a partire dal primo gennaio 2021.

Dal primo gennaio 2021, tutti i giocatori non britannici saranno considerati come degli extracomunitari per tutti i club di Premier League. Per poterli acquistare, dunque, servirà che ottengano il GBE (Governing Body Endorsement), praticamente un permesso di lavoro che il Ministero dell’Interno concederà sulla base di un sistema a punti basato su diversi fattori esperienziali: per la precisione, questi parametri saranno le presenze internazionali a livello di prima squadra e giovanili; la qualità del club che vende, in base alla Federazione di appartenenza, al campionato in cui milita, alla posizione in campionato e al percorso nelle competizioni continentali; presenze accumulate nei club, in competizioni nazionali e internazionali. È un sistema abbastanza simile a quello usato in passato per i giocatori extracomunitari, quindi non ha causato grandi polemiche. La novità più controversa, infatti, riguarda un altro aspetto: quello legato allo sbarco in Inghilterra di giovani stranieri. Il nuovo protocollo prevede infatti che i club britannici non potranno acquistare calciatori sotto i 18 anni; inoltre, per gli Under 21 è stato posto un limite fisso di tre atleti acquistabili per ogni sessione di mercato, e di sei per tutta la stagione.

Con la stesura del nuovo protocollo, le istituzioni britanniche – calcistiche e non – si erano poste l’obiettivo di valorizzare il talento locale: Richard Masters, amministratore delegato della Premier League, ha spiegato che «tutte le istituzioni hanno lavorato per giungere a un accordo che garantisca il perdurare del successo della Premier League: con questo nuovo regolamento, la Brexit non danneggerà le società inglesi, neanche in prospettiva. Continueremo ad attirare i migliori giocatori del mondo, e li alleveremo insieme ai nostri talenti locali». Il cambiamento, però, non sembra convincere tutti: per il Guardian, infatti, queste nuove limitazioni d’accesso «potrebbero avere effetti sismici sul recente predominio economico e tecnico dei club inglesi rispetto ai loro contender europei».