Il calcio contemporaneo è caratterizzato dalle multiproprietà. Si tratta di un concetto già esplorato in passato – si pensi al caso-Parmalat con il Parma e il Palmeiras, quasi trent’anni fa – ma che sta vivendo un enorme sviluppo, grazie soprattutto a due realtà in espansione: la Red Bull, che possiede sette club in tre continenti diversi; ma soprattutto il City Football Group, che dal 2008 detiene la proprietà del Manchester City e che da allora ha investito in altre nove società sparse per il mondo: New York City (Usa), Yokohama Marinos (Giappone), Melbourne City (Australia), Yokohama Marinos (Giappone), Torque (Uruguay), Girona (Spagna), Lommel (Belgio), Troyes (Francia), Sichuan Jiuniu (Cina), Mumbai City (India). Proprio le strategie del CFG sono state raccontate e analizzate in profondità da The Athletic in questo articolo, al centro del quale c’è la visione «tentacolare» del calcio costruita negli anni dalle due anime del gruppo: la proprietà facente capo ad al-Mubarak, imprenditore emiratino, e Ferran Soriano, ex vicepresidente del Barcellona e attualmente amministratore delegato del City Football Group.
«Soriano vede il calcio come un’impresa di intrattenimento in continua espansione, come se fosse la Disney». Queste parole sono attribuite al professor Simon Chadwick, direttore del centro studi Eurasian Sport presso l’Emlyon Business School, università di Lione. L’arrivo di Soriano al Manchester City si è concretizzato nel 2012, dopo che la nuova proprietà del City ha già investito oltre 700 milioni di euro nel club – 210 per acquistarlo dall’imprenditore e politico thailandese Shinawatra, più di 500 sul mercato – in quattro anni, arrivando proprio nel 2012 alla vittoria della Premier League. Subito dopo il suo sbarco in Inghilterra, il dirigente catalano ha avviato avvia un imponente progetto di espansione globale del marchio City basato principalmente su «accordi commerciali, distribuzione di prodotti sui mercati esteri, in particolare diritti di trasmissione tv e kit replica, con tour estivi per sostenere questi sforzi».
La scelta di acquistare quote di club diversi nasce in un secondo momento, anche se in realtà una prima idea viene accarezzata da Soriano anche nel 2005, quando l’allora dirigente del Barcellona entrò in contatto con il commissioner della MLS, Don Gerber, per esplorare la possibilità di creare una franchigia americana collegata al Barcellona – con sede a Miami e a New York. Nove mesi dopo l’arrivo di Soriano a Manchester, i New York City – squadra del CFG iscritta alla MLS – sono stati fondati ufficialmente. Il loro esordio nella lega nordamericana è avvenuto nel 2015. Il costo dell’operazione è stato di 100 milioni di dollari.
Ma quali sono i motivi che hanno spinto e spingono il City ad attuare questa strategia? A spiegarlo, nel reportage di The Athletic, è Paul Conway del Pacific Media Group, consorzio concorrente del CFG perché proprietario del Barnsley (club di Championship), dell’Ostenda (squadra della prima divisione belga) e del Thun (società svizzera): «Chi acquista più club persegue quattro obiettivi: sinergia commerciale, nel senso di accordi internazionali e trasversali con gli sponsor, che quindi investono di più, e in mercati diversificati su scala globale; sinergia interna, ovvero la possibilità di avere una dirigenza centralizzata e quindi di ridurre i costi del personale; il vantaggio derivato da quest’ultimo punto, ovvero una maggiore uniformità della strategia tecnica ed economica; infine, un miglioramento armonico delle prestazioni calcistiche dell’azienda».
Proprio quest’ultimo aspetto è fondamentale. Se inizialmente il progetto del City era quello di diffondere il proprio marchio su scala globale, un’idea abbastanza elementare, ora le cose sono cambiate. Lo hanno spiegato lo stesso Ferran Soriano e Brian Marwood, managing director of global football per il CFG: Soriano ha detto che «il calcio è il nostro business, è ciò che facciamo, quindi la nostra rete di club ci permette di crescere dal punto di vista tecnico, di sviluppare giocatori di alto livello che permettono al gruppo di essere finanziariamente sostenibile»; Marwood, sulla stessa lunghezza d’onda, ha spiegato che «la nostra più grande frustrazione è che non ci siano le squadre riserve nelle serie inferiori della piramide inglese, quindi abbiamo dovuto creare un sistema diverso per sviluppare giovani giocatori di età compresa tra 18 e 22 anni. I vecchi prestiti non assicurano un monitoraggio costante della crescita e delle prestazioni, possono creare più problemi di quanti non ne risolvano. In questo modo, poi, stiamo costruendo tante squadre in giro per il mondo che saranno pronte a competere al vertice dei rispettivi campionati e confederazioni, a giocarsela per la Champions League asiatica o del Nordamerica, e ovviamente per quella europea».
Insomma, i club che entrano nell’universo CFG sono visti come delle piattaforme per lo sviluppo industriale del talento. Ma cosa succede a una società quando viene acquisita dalla proprietà del Manchester City? Secondo The Athletic esiste un vero e proprio playbook composito, che ovviamente va oltre l’aspetto tecnico-tattico, una sorta di manuale a cui le nuove realtà devono attenersi in maniera scrupolosa. La responsabilità di seguire questo percorso di adattamento/conversione spetta proprio a Marwood, che ha definito così il passaggio: «Smontiamo e rimontiamo la macchina in maniera profonda, dettagliata». Tutti i reparti di queste società sono stravolti: dagli allenatori ai magazzinieri, tutti hanno dei compiti standardizzati a partire da un quadro di indirizzi stilato nel 2013, e che fa capo a un database centrale. Per gli allenatori, ad esempio, il riferimento deve essere il gioco di posizione di Guardiola; i medici condividono informazioni e ricerche sugli infortuni ricorrenti, sui metodi di recupero; per gli scout, invece, ci sono dei parametri di riferimento condivisi che permettono di riconoscere il talento a tutti i livelli, ovvero i giocatori che servono per potenziare il Manchester City come il Melbourne City, o gli Yokohama Marinos: per organizzare un sistema così ampio e strutturato, il CFG si basa su un modello di valutazione che tiene in considerazione tutti gli aspetti, a partire dalla stesura comune dei report degli osservatori, le infrastrutture di analisi dei dati, la calendarizzazione dei viaggi, l’implementazione della tecnologia più avanzata. Tutto mira a costruire un reale vantaggio competitivo sulle altre squadre.
Brian Marwood spiega: «Se Pep Guardiola inventa un esercizio a Manchester durante una sessione di allenamento, possiamo condividerlo con i ragazzi di Melbourne, New York o Montevideo. Tutto, però, parte dalla formazione: i nostri tecnici devono sapere quello che sta facendo Guardiola, e fare in modo che ciò avvenga è una nostra responsabilità. Lo stesso vale per i direttori sportivi e gli osservatori: devono essere pienamente consapevoli del nostro stile di gioco e dei requisiti necessari perché i nostri calciatori, quelli vecchi e quelli nuovi, possano rispettarlo. Mettiamo questo aspetto al di sopra di ogni altra cosa». Secondo The Athletic, Marwood guarda tutte le partite delle squadre CFG da casa sua, parla almeno una volta a settimana con i direttori sportivi di tutti i club, i suoi collaboratori interagiscono con gli osservatori, con gli staff medici, mentre gli uffici centrali gestiscono l’amministrazione, i rapporti con i media, i profili social. In questo modo, si agevola anche la mobilità interna delle varie figure professionali, soprattutto quelle tecniche: Erick Mombaerts, allenatore francese consigliato al CFG da Arsène Wenger, ha guidato il Melbourne City e a gli Yokohama Marinos, e ora è destinato a spostarsi a Troyes, per dirigere il settore giovanile; Nick Cushing, coach di lunga data del Manchester City Women, è diventato assistente tecnico a New York all’inizio di quest’anno.
Oltre all’impatto manageriale, il CFG rivoluziona le sue nuove società anche dal punto di vista logistico: secondo la ricostruzione di The Athletic, gli uffici e gli spogliatoi del Melbourne City sono stati completamente rifatti pochi giorni dopo l’acquisizione del club; al Torque, invece, non c’era nemmeno un bus per le trasferte, lo stesso Marwood ha raccontato che «la società aveva lo stesso livello di organizzazione di una squadretta amatoriale fondata in un pub, il primo impatto è stato spaventoso». Oggi il Torque – nome completo: Montevideo City Torque, ovviamente – milita in Primera División e nell’ultimo torneo di Apertura è arrivato terzo, a tre punti dal Nacional Montevideo. Al Lommel, club belga di seconda divisione, gli investimenti per le strutture e per le Academy sono stati pari a 12 milioni di euro: una cifra enorme, considerando che la seconda classificata dell’ultima Jupiler Pro League, la massima divisione della piramide calcistica locale, ha investito 300mila euro nel suo settore giovanile.
I risultati di questo processo non si misurano solo con le vittorie del Manchester City, ma soprattutto con gli incassi derivanti dalle cessioni. Anzi, sono state proprio certe cifre a convincere il CFG a investire in altri club come piattaforme per lo sviluppo del talento. Nel corso del tempo, giocatori come Karim Rekik, Rony Lopes e Kelechi Iheanacho – acquistati giovanissimi dal Manchester City o cresciuti nel vivaio del club “madre” – non hanno avuto un reale impatto sulla prima squadra, ma hanno generato grossi introiti dopo la loro cessione (circa 45 milioni di euro). L’idea di Soriano e del CFG è stata quella di creare un modello che possa replicare questo processo su scala globale, a diversi livelli. E sta anche iniziando a funzionare: Aaron Mooy, calciatore australiano acquistato dal Melbourne City, è stato ceduto all’Huddersfield per nove milioni di euro. Ovvero, la cifra investita negli ultimi tre anni nelle infrastrutture e nell’Academy del club australiano. Considerando il volume d’affari del CFG (oltre 640 milioni di euro nel 2019), le perdite per gli investimenti iniziali sono state davvero minime. Ovviamente non tutti i tifosi e gli analisti – a volte anche quelli locali – vedono di buon occhio questo sistema puramente “industriale”, ma è difficile pensare a un cambio di strategia nei prossimi anni. Anzi, il vero obiettivo potrebbe essere espandersi ancora: le ultime notizie raccontano di un possibile interesse per un club del massimo campionato russo.