Perché il Milan ha acquistato Tomori?

Il nuovo difensore rossonero sembra perfetto per la squadra di Pioli.

Se qualcuno, dopo l’arrivo di Mandzukic, aveva avanzato qualche dubbio sul fatto che il primo posto in classifica stesse cambiando un po’ le prospettive progettuali del Milan, dal punto di vista tattico e anche manageriale, ecco ora quel qualcuno può tranquillizzarsi. Sì, perché l’acquisto di Mandzukic esce effettivamente fuori tema, soprattutto a livello anagrafico. Ma quello di Fikayo Tomori non è solo un’operazione fatta per soddisfare un’esigenza, per coprire un buco – Pioli, fino a ieri, aveva in rosa Romagnoli, Kjaer, Kalulu, Musacchio e Gabbia come centrali, e tre di questi saranno indisponibili per il match contro l’Atalanta. Il 23enne difensore del Chelsea è anche un elemento che si incastra perfettamente con la visione dei dirigenti e dello staff tecnico rossonero, per il presente e (forse) per il futuro.

La parentesi è necessaria, data la formula dell’operazione: Tomori è arrivato in prestito per sei mesi, alla fine della stagione il Milan potrà esercitare un diritto di riscatto a cifre piuttosto elevate (28 milioni). E questo è un altro punto interessante: il prezzo per acquistare Tomori a titolo definitivo è così alto perché parliamo di un giocatore dalle grandi qualità, che fino a pochi mesi fa era considerato uno dei difensori inglesi con il maggior potenziale; non a caso, Southgate gli ha regalato l’esordio in Nazionale – anche se in un match facile, a novembre 2019 contro il Kosovo – al termine di un periodo in cui Lampard gli aveva concesso tanta fiducia, schierandolo titolare in 18 gare fino a Natale 2019, praticamente sempre. Poi però le cose sono cambiate, dopo un problema all’anca Tomori non ha più visto il campo – una sola gara dall’inizio in Premier dal lockdown a oggi – e Lampard ha motivato questa scelta così estrema parlando di «grande concorrenza in squadra», e del fatto che «un calciatore così giovane deve saper rispondere bene a un periodo in cui non gioca, per lui si tratta di un test». È evidente che si sia trattato di uno stress test molto lungo, anzi troppo lungo. Tomori, in pratica, è stato costretto ad accettare il prestito in Italia pur di tornare a giocare.

Come detto prima, non si tratta di un semplice riempitivo. Il Milan ha scelto Tomori sulla base di caratteristiche chiare: esplosività atletica, buon tempismo nelle letture e nelle chiusure, personalità in conduzione. Sono tutte doti necessarie per il centrale di una squadra ambiziosa in tutte le fasi di gioco, come quella rossonera: Tomori non ha problemi ad accettare l’uno contro uno sul corto e sul lungo, né tantomeno ad avanzare palla al piede – non a caso Lampard l’ha utilizzato anche come centrale di destra in una difesa a tre, uno slot che offre maggior libertà di avanzare. Quest’ultimo aspetto, la possibilità di disimpegnarsi con disinvoltura anche in fase offensiva, manca un po’ ai giocatori che ci sono ora nella rosa rossonera: né Romagnoli né Kjaer hanno la propensione a sganciarsi, anche Gabbia e Musacchio sono centrali piuttosto classici, mentre Kalulu ha caratteristiche ancora in via di definizione. L’ingresso di Tomori in questo gruppo offrirà dunque qualcosa di nuovo, e di diverso, a Stefano Pioli, che non a caso ha parlato di «prime impressioni positive» dopo l’ufficializzazione del suo arrivo.

Tomori non ha paura di difendere con aggressività, né di giocare il pallone in maniera ambiziosa

Potenzialmente, quindi, si può dire che il Milan abbia fatto un’operazione intelligente, un affare: Tomori è un difensore moderno e completo, un elemento dal profilo perfetto per integrarsi con tutti i suoi potenziali compagni di reparto, e per ampliare le possibilità di Pioli. Ma allora perché il Chelsea l’ha lasciato andare via così facilmente? Al netto delle scelte un po’ troppo escludenti di Lampard – che a sua volta non è che stia vivendo un periodo felice come manager dei Blues – Tomori ha dimostrato di avere spesso dei passaggi a vuoto: quando commette un errore, soprattutto in fase di possesso, fatica a recuperare la connessione mentale con la partita; inoltre non è molto efficace nel gioco di testa, infatti anche durante il suo periodo come titolare aveva una percentuale di duelli aerei vinti pari al 55%, la più bassa tra i difensori a disposizione di Lampard. Dopo averlo utilizzato molto anche per necessità, date le assenze di Rüdiger e Zouma, l’allenatore ed ex centrocampista del Chelsea ha cambiato assetto, ha ritrovato alcuni giocatori di riferimento e poi nel mercato estivo è arrivato anche Thiago Silva: una combinazione micidiale per Tomori, che forse non era ancora pronto a essere titolare fisso in una squadra al top della Premier, e che ha ricominciato a nutrire grandi ambizioni anche in Champions League dopo alcuni anni difficili.

L’esperienza in Italia servirà proprio a verificare quali sono i suoi reali limiti: il Milan gli offrirà di mettersi in mostra un contesto di gioco favorevole alle sue caratteristiche, almeno sulla carta, e in gare di un certo valore – tra lotta-scudetto ed Europa League. Al momento è difficile pensare che il giovane difensore inglese – che però è nato a Calgary, in Canada – possa superare Romagnoli e Kjaer nelle gerarchie di Pioli. Ma le sue doti sono indubbie, e allora il trasferimento in un club come il Milan, ovvero una squadra di primo livello che si sta ricostruendo, e che perciò gli metterà meno pressioni rispetto al Chelsea di questa stagione, potrebbe essere la scelta giusta per rilanciare la sua carriera. O magari per trovare una nuova casa, qualora il Milan dovesse scegliere proprio lui come nuovo leader della difesa al termine del prestito.