Tre cose sulla 19esima giornata di Serie A

L'Atalanta che domina, Arthur e McKennie, i miracoli di Ballardini.

L’Atalanta è tornata a essere fuori scala per la Serie A

Il dominio dell’Atalanta a San Siro contro il Milan (meritatamente) campione d’inverno è un segnale chiaro, enorme, inviato al campionato. Il 3-0 finale per la squadra bergamasca è un risultato ampio ma anche giusto, una rappresentazione perfetta di ciò che si è visto in campo, traccia una distanza netta e rotonda che cancella in partenza qualsiasi discussione sui problemi del Milan, sul fatto che ai rossoneri mancassero giocatori fondamentali, e altri fossero in ritardo di condizione. Al di là di problemi e demeriti della squadra di Pioli, la sensazione – per l’ennesima volta – è che l’Atalanta sia una squadra fuori scala per la nostra Serie A, che sia tornata a esserlo: gli uomini di Gasperini coniugano in maniera perfetta intensità, fisicità e qualità all’interno di un sistema di gioco ormai mandato a memoria, nonostante i continui cambiamenti – non ultimo la rinuncia a Papu Gómez.

Certo, magari il ritorno di Ilicic ad alti livelli ha restituito imprevedibilità al gioco offensivo, e le gare in cui lo sloveno non c’è e/o non incide – tra cui le ultime finite in parità contro Genoa e Udinese – risultano essere più difficili da portare a casa, per l’Atalanta; ma quando tutto funziona a dovere, Ilicic diventa un’inesauribile fonte di gioco e giocate, mentre intorno a lui sfrecciano letteralmente calciatori che sanno sempre cosa fare, quali spazi attaccare, quali avversari seguire. E poi c’è la grande varietà di risorse: gli inserimenti dei centrali difensivi in zona-gol, come quello di Romero che ha determinato il gol del vantaggio; la ricerca di Zapata in profondità, per sfruttare la fisicità debordante del centravanti colombiano; gli ingressi di Muriel, i tagli degli esterni di centrocampo, ora anche le corse di Pessina a tagliare in due la metà campo degli avversari. Tutte queste cose vengono preparate in allenamento e attuate in campo con estrema precisione, con grande continuità, anche contro avversari come il Milan, che di solito accettano di giocare ad alta intensità e alla fine finiscono per essere schiacciati, travolti, come succede a tanti ormai da anni, e anche quest’anno sembra inevitabile che vada in questo modo, dopo un inizio difficile e l’ennesima rivoluzione portata a termine, con esito positivo, da Gian Piero Gasperini.

La sintesi di Milan-Atalanta 0-3

Pirlo ha trovato la strada con Arthur e McKennie

Da molto tempo, la Juventus si interroga ciclicamente sull’assetto migliore per il suo centrocampo. Per qualcuno, è addirittura dai tempi di Pogba, Pirlo, Marchisio e Vidal che i bianconeri non riescono a trovare gli incastri giusti e gli uomini migliori per far rendere il reparto oltre una certa soglia, soprattutto nelle gare di Champions League. Anche l’avventura di Pirlo era iniziata con diverse incertezze in quella zona del campo: secondo il tecnico la soluzione del doble pivote era l’unica per poter compensare la mancanza di un regista classicamente inteso, tutti sono stati provati in tutti i ruoli, McKennie, Rabiot, Arthur, Bentancur, Ramsey, in alcuni momenti qualcuno ha invocato addirittura il ritorno di Khedira. Il tempo e i risultati delle ultime gare, però, hanno chiarito che McKennie a Arthur sono giocatori imprescindibili per la Juve. Il fatto che abbiano segnato entrambi con il Bologna incide poco, anzi pochissimo, su questa valutazione, i due nuovi acquisti hanno infatti caratteristiche che vanno oltre l’inserimento in zona gol, che sono uniche nell’organico di Pirlo: il brasiliano ha la qualità giusta per far progredire la manovra con tocchi mai banali, quasi sempre molto ambiziosi, insomma dà un tono più alto al gioco bianconero; McKennie, invece, mette insieme dinamismo e intelligenza, corre tanto e corre bene, dentro e dietro le linee avversarie, spesso si muove addirittura come trequartista aggiunto, ma poi ripiega come laterale in fase di non possesso. Per poter ridurre tutto ai minimi termini, si potrebbe dire che Arthur pensa e che McKennie sa essere e farsi trovare ovunque, ma il punto è che entrambi espletano il proprio compito e intanto trattano molto bene il pallone, ovvero fanno ciò che serve perché anche i compagni – in primis Bentancur – riescano a dare il meglio di sé. Nell’approccio fluido di Pirlo, che ruota uomini e sistema di gioco, non è facile imporsi come giocatori irrinunciabili, a meno ovviamente di chiamarsi Ronaldo. Il fatto che oggi Arthur e McKennie risultino davvero irrinunciabili per la Juve e per l’allenatore della Juve, ecco questo può voler dire che i bianconeri hanno ritrovato una coppia di centrocampo di gran qualità, affidabile e di prospettiva, forse non ancora ai livelli di Pogba-Pirlo-Marchisio-Vidal, ma siamo ancora all’inizio e c’è tutto il tempo per crescere.

I gol di Arthur e McKennie e tutte le altre cose che sono successe in Juventus-Bologna 2-0

Ballardini e l’arte di ribaltare una stagione

Il Ballardini IV in quel di Genova assomiglia terribilmente alle altre tre esperienze: l’allenatore che arriva per mettere a posto le cose, un Mister Wolf del pallone che tutti accolgono con deferenza perché sanno che poi le cose, a posto, ci andranno veramente. Il pluri-tecnico rossoblù, nelle sei panchine totalizzate in stagione finora, ha messo insieme undici punti, frutto di tre vittorie, due pareggi e una sconfitta: Ballardini aveva preso il Genoa penultimo a sette punti, e ora se lo ritrova quattordicesimo (alla pari con Udinese e Spezia) e soprattutto con un vantaggio di quattro punti sulla zona retrocessione. Miracoli del campionato: è davvero raro vedere una squadra così totalmente rivoluzionata nell’andamento e nei risultati in un solo mese, e se provate a chiedere al diretto interessato da dove arrivi questa abilità nel capovolgere i destini di una squadra risponderà con un «non so il segreto». È anche questo il bello: il calcio è una scienza inesatta, e basta un gol fortunoso, o una parata in più, per innescare una consapevolezza diversa nei giocatori, e cambiare faccia a una squadra che fino a pochi giorni prima era data per spacciata. A volte è questione solo di scrollarsi di dosso le paure: il Genoa lo ha fatto alla prima di Ballardini, con una vittoria sullo Spezia che ha dato morale e tonicità, e che ha tolto di mezzo il timore della sconfitta. E poi c’è il ritorno di Mattia Destro, decisivo anche nell’ultima partita contro il Cagliari: già quattro gol con Ballardini, l’attaccante ex Bologna è a sette marcature in stagione: battere il record personale di 13, realizzato con la Roma, è più di una possibilità.

Genoa-Cagliari 1-0