Chi sono gli sciatori più attesi a Cortina 2021?

Da Mikaela Shiffrin a Dominik Paris, da Federica Brignone a Matthias Mayer: piccola guida ai protagonisti dei Campionati Mondiali di sci alpino.

Oggi si sarebbe dovuta tenere la prima gara dei Campionati Mondiali di sci alpino a Cortina, il supergigante femminile. Le cattive condizioni meteo hanno fatto slittare questa prima prova, ma intanto gli occhi degli appassionati di tutto il mondo sono sulla splendida località ampezzana, la Perla delle Dolomiti, che ospita la manifestazione per la prima volta dai tempi dei Giochi Olimpici Invernali del 1956 – allora le gare a cinque cerchi valevano anche come titoli mondiali. È un appuntamento importante: per l’Italia, infatti, si tratta di una prova di avvicinamento in vista dei Giochi Olimpici di Milano/Cortina del 2026. Oltre l’aspetto organizzativo, ovviamente, Cortina 2021 sarà anche un evento sportivo di enorme valore. Per questo, abbiamo deciso di presentare alcuni protagonisti, i più attesi tra i circa 600 (da 70 nazioni diverse) che, nei prossimi giorni, si daranno battaglia per conquistare le tredici medaglie d’oro in palio.

Federica Brignone

Il destino è in una data. Quella di nascita di Federica Brignone: 14 luglio, la festa nazionale francese, il compleanno della Rivoluzione. E la sua rivoluzione Federica l’ha cominciata a un anno e mezzo, quando pretese di uscire da un negozio con gli sci ai piedi. Eppure non è mai stata ossessionata dallo sci. Né ha sacrificato la sua vita per la neve. Inizialmente definita figlia d’arte, adesso è Maria Rosa Quario (da sempre Ninna), slalomista negli anni Ottanta, a essere diventata la madre di. Madre della prima sciatrice italiana a vincere la Coppa del mondo di sci. Nemmeno Deborah Compagnoni c’era riuscita. Lei, Federica, ce l’ha fatta. Lo scorso anno. Anche se non ha potuto festeggiare come avrebbe voluto, per colpa del Covid.

Dotata di una tecnica sopraffina, una delle sciatrici più belle da vedere, ha via via stracciato una serie di etichette in cui hanno provato a ingabbiarla. L’enfant prodige capace, a soli 21 anni, di vincere la medaglia d’argento ai mondiali di Garmisch. Ovviamente in gigante la sua gara preferita. Ha impiegato quattro anni per conquistare la sua prima gara di Coppa del mondo, ancora in gigante: a Soelden. Una lunga attesa lastricata di dubbi. Da quel giorno, Federica ha intrapreso un processo di crescita. Tecnico – è migliorata sia in discesa che in slalom – ma soprattutto mentale. Grazie al prezioso lavoro del fratello Davide. Che l’ha lentamente condotta a prendere consapevolezza delle proprie qualità. A questi Mondiali Brignone può andare a medaglia in tutte le gare, non solo in gigante: da quelle di velocità, alla sua combinata, al parallelo e persino nello slalom dove ha imparato a difendersi.

Alex Vinatzer

È la grande speranza azzurra. Soprattutto per il futuro dello slalom italiano. Qualcuno lo definisce il predestinato. Ventuno anni, fisico da corazziere, è un altro esponente della generazione di slalomisti imponenti, alla Clément Noel. Un solo podio fino alla scorsa stagione. Col tempo, potrebbe diventare competitivo anche in gigante. È stato protagonista di una scena surreale a Schladming quando ha esultato credendo di aver realizzato un tempone, invece era stato preceduto sul traguardo da Kinsey Wolanski specialista in invasioni di campo poco vestite.

Dominik Paris

Vincere tre volte sulla Streif è il miglior biglietto da visita possibile per accedere al club dei grandi della discesa libera. Aggiungiamoci, su quella pista, un secondo posto e una vittoria in SuperG. Oltre a cinque trionfi a Bormio. Il risultato è Dominik Paris, 31 anni, gigante di Ultimo, paesino di tremila anime in Val d’Adige. È tra gli uomini più attesi di questi Mondiali. È reduce da un infortunio che lo scorso anno lo ha estromesso proprio sul più bello dalla lotta per la conquista della Coppa del mondo. Si è rotto il crociato mentre si stava allenando per Kitzbuhel.

Paris ha vinto più di Ghedina: i numeri dicono che è il discesista italiano più forte di tutti i tempi. Solo Tomba e Thoeni hanno più successi in Coppa. Da ragazzo era considerato una testa calda. Provò a fare il muratore. Poi, a 18 anni, si trasferì in una malga svizzera dove ricoprì il ruolo di pastore. Esperienza che ancora oggi considera decisiva per il suo futuro. Capì che avrebbe voluto fare lo sciatore e non tentennò più. Ama le pendenze da brividi, dice che lo spingono a dare qualcosa in più. La nuova pista di Cortina si chiama Vertigine (Vertigo per gli inglesi, alla Hitchcock). La prima vittoria è targata 2012, a Bormio. L’anno successivo ecco l’argento mondiale a Schladming. Prima di un altro passaggio che ha segnato la sua esistenza: la morte del fratello in un incidente stradale. Paris non ha mai fermato il suo percorso di crescita. Ha via via affinato la sensibilità. È alla continua ricerca della perfezione. È goloso di Nutella e appassionato di heavy metal. Ha un suo gruppo: Rise of Voltage.

Ai Mondiali di Åre, nel 2019, Dominik Paris ha vinto la medaglia d’oro nel supergigante (Alexander Hassenstein/Getty Images)

Matthias Mayer

Matthias Mayer è l’uomo delle grandi occasioni e delle grandi velocità. L’austriaco non aveva ancora vinto una gara di Coppa del mondo quando conquistò l’oro nella discesa libera alle Olimpiadi di Sochi 2014. Fu poi protagonista di una rovinosa caduta nella libera di Val Gardena. Si fratturò due vertebre. Se ne parlò molto perché un innovativo sistema di airbag gli evitò conseguenze più drammatiche. Quattro anni dopo, vinse il secondo oro olimpico. Stavolta in SuperG. È in continua crescita e ha il pregio di “sentire” le gare che passano alla storia.

Petra Vlhova

Petra Vlhova è un’altra rappresentante della nouvelle vague della Slo-vacchia sportiva che ha ovviamente nel ciclista Peter Sagan l’alfiere indiscusso. La 25enne ha un segreto italiano: il suo allenatore è Livio Magoni, fratello della medaglia d’oro di Sarajevo Paola, che già fece la fortuna di Tina Maze. Vlhová sta lavorando per diventare la nuova Shiffrin. Da “semplice” sciatrice tecnica, sta studiando da atleta completa. Polivalente, si dice nello sci. Ha già vinto un oro mondiale: due anni fa, ad Åre, in gigante. Ha tre renne, frutto di tre vittorie nella finlandese Levi.

Mikaela Shiffrin

C’è voluto un evento tragico per dimostrare che no, Mikaela Shiffrin non è un robot e non vive solo per lo sci. Lo scorso 2 febbraio, nella sua abitazione in Colorado, a Edwards, papà Jeff è caduto dal tetto e non ce l’ha fatta. Mikaela ha abbandonato tutto, ha lasciato sulla neve la probabile quarta Coppa del Mondo e non ha più inforcato gli sci in stagione. Non si sono avute sue notizie per mesi, se non i suoi post sui social. Uno, straziante, per il padre. E anche una canzone per l’Italia colpita dal Covid. È tornata a sciare trecento giorni dopo il Super-G di Bansko da lei vinto davanti a Marta Bassino.

La statunitense di Vail, 26 anni non ancora compiuti, è la mina vagante di Cortina 2021. Definirla una fuoriclasse è riduttivo. Un talento naturale che da sempre trionfa con semplicità disarmante. Ha vinto medaglie d’oro in quattro edizioni consecutive. Dal 2013 al 2019 – i Mondiali si svolgono ogni due anni – tra i pali stretti ha sempre trionfato lei. Tanto per gradire, ha conquistato anche due ori olimpici (uno persino in SuperG) e un argento. Oltre a tre Coppe del mondo consecutive: dal 2017 al 2019. Quisquilie. Ha da poco superato Annemarie Moser-Pröll nella classifica di vittorie in Coppa del Mondo. Soltanto Lindsey Vonn ha vinto più gare di lei. Ma se le dovesse tornare l’entusiasmo, il sorpasso sarebbe solo questione di tempo. Dominatrice in slalom, Shiffrin ha vinto in tutte le specialità. Persino in discesa libera. Ma a Cortina, visto che è rientrata da poco, potrebbe evitare le discipline veloci e gareggiare solo in quelle tecniche. Il pubblico capirebbe. Mikaela ha già conquistato tutti quando ha stabilito chiaramente la gerarchia di valori nella sua vita.

Mikaela Shiffrin ha vinto sette medaglie d’oro tra Campionati Mondiali e Giochi Olimpici invernali, tra il 2015 e il 2019 (Sean M. Haffey/Getty Images)

Beat Feuz

Si scrive Beat Feuz, si legge perseveranza. Compirà 34 anni tre giorni prima della discesa libera. Nel 2012, dopo essere stato fermo due anni per la rottura di un crociato, perse la Coppa del Mondo per 25 punti: vinse Hirscher. L’elenco degli infortuni è sterminato. Non si è mai arreso. E alla lunga è stato premiato. Ha vinto l’oro mondiale in libera nel 2017, a Sankt Moritz. Da tre anni, la coppa di specialità di velocità è sua. I romantici non possono che tifare per lui. L’inedita pista – assicurano gli esperti – gli piacerà molto.

Dal numero 36 di Undici