L’Atalanta è la squadra che fa il miglior mercato in Europa

Il club bergamasco ha creato un modello vincente e sostenibile, lo dicono i dati.

L’ultimo rapporto settimanale del Cies ha analizzato i movimenti di mercato delle squadre dei cinque grandi campionati europei – Premier League, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1. I dati rilevati dall’osservatorio calcistico sono quelli delle ultime dieci sessioni di trasferimento, quelle estive e quelle invernali, e hanno restituito una tendenza chiara: in Inghilterra si spende tantissimo, infatti nessun club di Premier ha un saldo positivo tra investimenti e introiti; Francia, Italia e Germania sono invece i Paesi in cui i club attuano i modelli economici più redditizi. Il Manchester City è la società che ha speso di più in Europa (631 milioni di euro), seguito da Manchester United (-586 milioni) e Barcellona (-471 milioni); nella top 15 ci sono altri otto club di Premier League. Al contrario, i club che hanno il miglior saldo sono il Lille (191 milioni di guadagni) e Lione (+151 milioni). In Serie A, Inter (-386 milioni), Milan (-311 milioni) e Juventus (-249) sono le società che hanno investito di più; l’Atalanta, invece, ha guadagnato 133 milioni di euro tra acquisti e cessioni, terza quota assoluta nelle cinque leghe top.

Proprio quest’ultimo dato determina un’evidenza difficilmente contestabile: analizzando il rapporto tra cifra investita, denaro incassato e risultati sul campo, si può affermare che il club bergamasco sia il migliore in Europa nella gestione del mercato. Il Lille al momento è primo in Ligue 1, ma finora non ha ottenuto risultati di rilievo; il Lione ha raggiunto l’ultima semifinale di Champions League, ma di certo il background del club di Aulas era molto diverso rispetto a quello dell’Atalanta. Che, invece, ha vissuto e sta vivendo una crescita esponenziale nei risultati ma anche nel prestigio internazionale, grazie al progetto di Percassi e Gasperini: la società e il tecnico, in perfetta sinergia, hanno compreso come la nuova dimensione della squadra nerazzurra dovesse determinare un cambio di modello sul mercato. E allora il settore giovanile – storicamente uno dei migliori in Italia – è stato “riconvertito” in una fabbrica di giocatori destinati alla vendita, mentre in entrata sono stati acquistati calciatori comunque giovani, non ancora celebri sul palcoscenico internazionale, ma soprattutto stranieri e con caratteristiche tecniche e fisiche aderenti al sistema di gioco di Gasperini.

Basta consultare l’elenco di tutte le ultime operazioni di mercato per comprendere la trasformazione: dal 2016 a oggi, l’Atalanta ha ceduto Caldara (poi riacquistato), De Roon (poi riacquistato), Gagliardini, Conti, Bastoni, Kessié, Kurtic, Cristante, Kulusevski, Mancini, Barrow, Amad Diallo e Castagne; a parte Kurtic e Castagne, si tratta di giovani cresciuti nel vivaio, o comunque acquistati prima che si affermassero e poi lanciati molto presto in prima squadra. In entrata, invece, gli affari più significativi sono stati quelli relativi a Pasalic, Miranchuk, Maehle, Muriel, Malinovskyi, Zapata, Gollini e Ilicic. La gestione del caso-Gómez – ceduto al Siviglia per oltre cinque milioni di euro nonostante la fine burrascosa del rapporto – offre un’ulteriore conferma: i dirigenti dell’Atalanta sanno come far fruttare il mercato, sanno quandocome vendere i giocatori per incassare la cifra più alta possibile. E, soprattutto, sanno reinvestire i soldi che incassano nel modo giusto. Non a caso, gli altri club italiani che superano i 50 milioni di guadagno nelle ultime dieci sessioni di mercato (Sampdoria, Genoa, Udinese e Verona) non sono mai arrivati ai quarti di finale di Champions League, né tantomeno a qualificarsi per le coppe europee.