Tutti gli sport di primo livello hanno un impatto sul territorio in cui nascono o fioriscono: i grandi stadi, i palazzetti e gli autodromi modellano il paesaggio, determinano un cambiamento delle allocazioni produttive e commerciali; i centri in cui si gioca a tennis o a golf, così come le piscine all’aperto o al chiuso, non sono solo luoghi per la pratica sportiva, ma diventano anche poli di formazione, di crescita sociale. Tra tutte, però, le discipline invernali sono quelle che hanno il rapporto più stretto e più profondo con il territorio, con la propria comunità di riferimento. È un discorso logistico, innanzitutto: le infrastrutture per il calcio e il volley e il motociclismo possono essere costruite più o meno dappertutto, così come quelle per la stragrande maggioranza degli altri sport; per sciare, invece, occorre la neve, occorre essere in montagna, e quindi il range geografico e di coinvolgimento si riduce un po’.
Questo inevitabile ma splendido isolamento cambia le carte in tavola, crea un micromondo che ovviamente è aperto a tutti, ma in cui l’eccellenza e l’innovazione devono necessariamente fondarsi sull’esperienza, sulla conoscenza dei luoghi, delle pratiche, dei materiali. E questa condizione non riguarda solo gli enti che organizzano le grandi gare o le manifestazioni più importanti, ma anche tutte quelle imprese che nascono, vivono e crescono grazie agli agonisti come ai semplici turisti/appassionati. Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni, ai Campionati Mondiali di sci alpino in corso di svolgimento a Cortina d’Ampezzo: il momento storico è duro e incerto per tutti, eppure la macchina organizzativa messa in piedi nella località dolomitica è riuscita a creare un evento di grande successo, seguito in tutto il mondo, che sta rinverdendo la tradizione di Cortina come luogo perfetto per sciare, e mostrando quale potrebbe essere il futuro dello sport, come risposta alla pandemia ma anche come prospettiva di crescita sostenibile.
Banca Ifis, istituto di credito specializzato nei servizi alle piccole e medie imprese, ha scelto di essere “national partner” di Cortina 2021 e “partner esclusivo di categoria merceologica dei Mondiali” anche per la Federazione Italiana Sport Invernali (FISI). Sponsorizzazioni prestigiose che si aggiungono alle numerose partnership che la Banca ha stretto in altre competizioni sportive, come le grandi classiche del ciclismo, la Reyer Venezia, il Parma Calcio e il tennis attraverso la sponsorizzazione di atleti come Cecchinato. «Quella di Cortina 2021», ha sottolineato Ernesto Fürstenberg Fassio, Vice Presidente di Banca Ifis «è una partnership di cui siamo particolarmente orgogliosi. Innanzitutto perché questa manifestazione ricorda il legame profondo della nostra banca con le imprese dei territori in cui operiamo e poi perché rappresenta i valori dello sport, fonte di ispirazione e simbolo di integrità, che sugli sci, come nella vita, si esprime attraverso il rispetto delle persone e dell’ambiente. Valori in cui crediamo profondamente e che sono alla base della nostra strategia di business volta a creare valore nel lungo termine per le comunità e i territori nei quali operiamo».
In occasione dei mondiali di sci, Banca Ifis ha osservato da vicino la filiera dello sport system di montagna. Una filiera che genera un fatturato annuo di oltre 6 miliardi di euro e impiega circa 30mila addetti, composta da 550 imprese attive nei comparti della calzatura, dell’abbigliamento e delle attrezzature sportive, di cui circa 200 altamente specializzate e concentrate nel distretto di Asolo e Montebelluna: polo dove si realizzano il 25% dei pattini in linea, il 50% delle scarpe da montagna tecniche, il 65% dei doposcì e il 75% degli scarponi da sci su scala mondiale. Insomma, si tratta di un vero e proprio settore d’eccellenza, che anche durante e dopo la pandemia ha dimostrato di possedere gli strumenti per resistere alla crisi ma anche per crescere nel nome dell’innovazione.
Dal Market Watch PMI realizzato dall’Ufficio studi di Banca Ifis, emerge, infatti, che le aziende hanno mostrato una maggiore capacità di rispondere alla flessione causata e/o imposta dalla pandemia (il 28% delle aziende interpellate ha dichiarato di aver avuto un fatturato stabile o in aumento nel 2020, contro il 22% degli altri settori), grazie a una catena di fornitura corta (l’88% dei fornitori opera sul territorio nazionale, il 37% nello stesso territorio) e a un forte legame con i clienti, fondato sull’alto contenuto tecnologico dei prodotti (tra i motivi per cui si sceglie un determinato prodotto, il 45% delle imprese interpellate ha scelto la capacità di rispettare specifiche tecniche stringenti).
Un altro aspetto emerso dal Market Watch di Banca Ifis riguarda l’attenzione a tematiche fondamentali come sostenibilità economico-ambientale e innovazione tecnologica. Secondo i dati raccolti, il 91% delle imprese è già attivamente impegnato a ridurre il proprio impatto ambientale, mentre sei su dieci stanno ridefinendo il proprio ciclo produttivo attraverso l’adozione di procedimenti ispirati all’economia circolare. Nello specifico, il 54% delle aziende interpellate pratica il riciclo dei rifiuti, il 20% utilizza fonti di energia rinnovabili, il 18% ha ridotto i propri consumi e ha provveduto all’efficientamento energetico, mentre il 9% ha diminuito le emissioni e l’utilizzo di agenti inquinanti; inoltre, il 46% degli operatori intervistati punta allo “zero waste”, una strategia di gestione dei rifiuti che si propone di riprogettare la loro vita ciclica, considerandoli non come scarti, piuttosto come risorse da riutilizzare in veste di “materie prime seconde”; il 33% ricicla i resti di produzione, il 16% riduce l’utilizzo di materiali non rinnovabili e il 6% adotta i principi dell’approccio “circular design” nella fase di progettazione di un nuovo prodotto.
Per quanto riguarda invece gli investimenti tecnologici, l’indagine di Banca Ifis ha evidenziato come le imprese del settore stiano puntando molto sull’innovazione e la personalizzazione di prodotto (64% dei produttori) e l’adozione di modelli di servitization, ossia di soluzioni che coniugano prodotto e servizi (56%). Il 45% delle aziende ha già adottato tecnologie 4.0, il 43% ne utilizzano già due o più di due; nello specifico, le quattro tecnologie più utilizzate sono quelle che riguardano la cybersecurity, i big data e l’analytics, i cloud e la simulazione, tutti sistemi avanzati e rivolti alla tutela, all’analisi e allo scambio delle informazioni. Anche per il prossimo biennio, quello dell’auspicabile ripresa dopo la pandemia, le imprese dello sport system di montagna investiranno tantissimo nelle nuove tecnologie digitali, soprattutto per sviluppare nuove modalità di vendita, tra cui l’e-commerce, e di relazione con i clienti. Non a caso, due aziende su tre tra quelle interpellate hanno mantenuto invariata la quota degli investimenti in Ricerca e Sviluppo, oppure l’hanno addirittura incrementata, puntando su consulenti intermediari e di co-creazione (49%), altre imprese nazionali (30%), università in Italia (14%) e soggetti operanti all’estero (7%). Infine, c’è l’aspetto socio-territoriale, che per un settore così radicato rappresenta una risorsa fondamentale: oltre il 27% delle imprese coinvolte nella survey di Banca Ifis sono direttamente coinvolte in iniziative sociali, tra cui manifestazioni culturali, raccolte fondi, tutela ambientale e sostegno per la scuola e le comunità giovanili locali.
Tutti questi numeri confermano la sensazione iniziale per cui lo sport system di montagna è un settore che sta compiendo enormi passi in avanti. Che sta crescendo senza rinnegare le proprie radici e le proprie tradizioni, piuttosto sta investendo sull’integrazione dell’heritage e dell’esclusività con le possibilità offerte dal presente, con le ambizioni del futuro. Non era facile farlo in questo momento, e quindi questi segnali sono ancora più significativi. Per chi lavora da sempre in questo settore e per chi è diventato o vuole diventarne partner di questa eccellenza, come Banca Ifis.