Da qualche tempo, si parla in maniera sempre più insistente della salute mentale dei calciatori. Il calendario corposo e compresso degli ultimi anni – una situazione aggravata, anzi esasperata dalla pandemia – he determinato un aumento dei casi di stress e depressione, ma per i media anche oggi si tratta di un argomento considerato quasi come un tabù. Perciò, dichiarazioni come quelle rilasciate al quotidiano El Mundo da Álvaro Morata, attaccante della Juventus e della Nazionale spagnola, vanno evidenziate. Morata, infatti, ha raccontato la sua esperienza personale e ha detto di sperare che «i calciatori, prima o poi, possano allenare la mente esattamente come fanno con il corpo. Quando la testa non funziona bene, tutto diventa difficile e allora ogni giocatore diventa il peggior nemico di se stesso».
Come detto, Morata ha fatto riferimento a un momento preciso del suo passato. Per la precisione, la stagione 2017/18, la sua prima al Chelsea: «Non ho mai sofferto di depressione e spero di non esserne vittima, ma posso dire di esserci andato piuttosto vicino: quando sono arrivato a Londra, ho passato un periodo molto negativo, e sono certo che se avessi avuto la possibilità di confrontarmi con uno psicologo, con un professionista, le cose sarebbero andate meglio». Morata ha detto che, a partire dalla seconda stagione al Chelsea, ha iniziato a vedere uno psicologo perché potesse aiutarlo «a superare le pressioni e le emozioni», e questo gli ha portato grande giovamento.
In virtù della sua esperienza, Morata consiglia di rivolgersi a uno specialista: «Non puoi pulire ciò che c’è dentro la testa come se ti stessi lavando i denti. Credo che la depressione sia una malattia, esattamente come una distorsione a una caviglia o un problema muscolare. Quando ne soffri, combatti giorno per giorno contro te stesso e i tuoi fantasmi. Perciò parlare con qualcuno, condividere il tuo punto di vista con una persona imparziale, che sa e deve essere onesta con te, può dare un grande aiuto. A me, per esempio, ha dato la possibilità di sentirmi più libero dal punto di vista mentale. Per la generazione mia e dei miei colleghi calciatori, le sedute con lo psicologo non sono state la normalità. Negli ultimi anni sono diventate una pratica più comune, e inevitabilmente diventerà un passaggio obbligatorio, naturale, perché allenare la mente è importante come allenare il corpo, e i calciatori sono come tutte le altre persone, cioè attraversano dei momenti difficili e devono superarli per poter dare il massimo».