Tre cose sulla 29esima giornata di Serie A

L'Inter di ferro, Milan e Juve allo specchio, il capolavoro di Verde.

 

L’Inter ha in mano il campionato

La vittoria dell’Inter a Bologna è una sentenza non scritta sul destino della Serie A 2020/21. Non per il risultato, o almeno non solo. Non per la classifica determinata dallo 0-1 del Dall’Ara e dagli altri risultati di giornata, quella è certamente importante ma non è la cosa più significativa. Il punto è che la squadra di Conte, per l’ennesima volta da un tempo infinito a questa parte, ha dato l’impressione di non poter mai perdere il controllo del proprio destino. Non è un caso che i nerazzurri abbiano raggiunto quota nove vittorie consecutive in un arco temporale di tre mesi, o poco meno, in cui hanno subito appena tre gol; in cui non sono mai stati in svantaggio, nemmeno per un minuto di gioco – l’ultima volta è capitato il 10 gennaio, quando Pellegrini portò avanti la Roma dopo 10′ della sfida giocata all’Olimpico, poi finita 2-2. La compattezza difensiva fa il paio con una fase offensiva non pirotecnica, questo magari no, ma certamente efficace: anche a Bologna, il (solito) gol trovato da uno dei due attaccanti, nella fattispecie Lukaku, è stato accompagnato da alcune occasioni piuttosto nitide, prima tra tutte il palo colpito da Lautaro Martínez nella ripresa.

È questa la forza dell’Inter: è diventata praticamente impenetrabile, ma poi sa come e quando accelerare, per portare a casa il risultato. Non a caso, viene da dire, l’ultima partita in cui è rimasta a secco risale al 23 gennaio, 0-0 in casa dell’Udinese; da allora, sono 21 gol in nove partite. In virtù di tutto questo, è difficile pensare a un calo, anzi a un crollo che porterebbe gli uomini di Conte a perdere lo scudetto. È una sensazione inevitabile, quando una squadra riesce a tenere in mano le partite con tale maturità, con tale piglio, con la certezza di aver trovato la strada giusta per esprimersi al meglio, mentre le altre arrancano. E la classifica – che dice +8 sul Milan, +10 sull’Atalanta e +12 su Juve e Napoli – è lì a trasformare questa percezione in una solida realtà.

Gli highlights di Bologna-Inter

Milan e Juve vivono momenti difficili, ma diversi

Il fatto che l’Inter sia così avanti in classifica, così proiettata verso lo scudetto, è legato innanzitutto alla forza straripante della squadra di Conte. Ai meriti dei nerazzurri, però, si affiancano anche i momenti difficili di Juventus e Milan, ovvero la grande contender designata per lo scudetto e la squadra che più di tutte le altre aveva dato l’impressione di poter competere davvero con l’Inter. La condizione di partenza di queste due squadre era quindi, esattamente come la natura del calo che stanno vivendo oggi, nonostante l’esito e l’andamento simile delle due gare contro Torino e Sampdoria. Nel derby delle ore 18 contro il Toro, infatti, la Juventus ha mostrato che le assenze – quelle imposte dalle contingenze e quelle legate al caso-McKennie scoppiato pochi giorni fa – stanno incidendo e hanno inciso molto sulle prestazioni della squadra, ma la sensazione è che Pirlo non abbia ancora trovato una vera identità, una direzione precisa per il suo progetto, e allora il rendimento altalenante – per non dire negativo – di tutta la stagione sia il frutto di una mancanza di idee e riferimenti, piuttosto che un fatto dovuto alla stanchezza, alle squalifiche, agli infortuni, al caso o a qualsiasi altro parametro transitorio. Viceversa, il Milan vive un rallentamento esattamente opposto: i rossoneri sono stati bloccati dalla Sampdoria non perché il loro sistema di gioco è diventato inefficace, ma perché i calciatori non manifestano più lo smalto, la brillantezza del 2020 e dei primi mesi del 2021. La squadra di Pioli sta pagando un anno vissuto intensamente, un calo era inevitabile a un certo punto, ma il sesto posto in classifica nelle ultime 15 partite (26 punti totali) è un segnale evidente che il rendimento sta rientrando nei ranghi, seppure in una situazione da considerare piuttosto favorevole. Ora, però Pirlo e Pioli devono necessariamente guardarsi alle spalle: Atalanta e Napoli stanno viaggiando con un ritmo (molto più) spedito, e il quarto posto è un obiettivo troppo importante perché possa sfuggire, viste le promesse e le premesse di inizio stagione.

Il capolavoro di Daniele Verde

La Lazio che vince con un rigore nel finale, la classifica comoda ma non ancora rassicurante dello Spezia, perfino la rissa finale che porta a due espulsioni nella squadra di Inzaghi. Tutti questi fatti di calcio scolorano di fronte al momento in cui Daniele Verde, 24enne esterno dello Spezia, ha disegnato la rete bella del sabato di Pasqua, che poi probabilmente è la rete più bella di tutto questo campionato di Serie A. È uno di quei gol che si sognano da bambino: cross un po’ alto e un po’ largo del compagno, la palla che spiove leggermente dietro, e allora si può colpire solo con una rovesciata, che poi magari il pallone entra all’incrocio dei pali. Nove volte su dieci non finisce così, il pallone viene mancato, colpito male, oppure si spegne in curva, dove le telecamere non possono arrivare. Ma questa volta è un’altra storia, con un altro finale: Verde si coordina per un secondo che sembra infinito, si inarca, impatta la palla in maniera perfetta, con eleganza e potenza; il tiro è velocissimo, sarebbe imparabile in tutto lo specchio della porta, figuriamoci se poi si infila proprio nel sette, dopo aver toccato, o quasi spaccato, il legno. Esultanza, replay da ogni angolazione, il telecronista della Lega dice che ci ricorderemo di questo gol per decenni, o per sempre. Chissà, forse è un’esagerazione figlia del momento di euforia, ma di certo è un gesto tecnico che va celebrato. E allora celebriamolo ancora:

Puskas Award?