La nuova pelle dell’Inter

Tutti i significati del rebranding del club nerazzurro, che ha presentato il suo nuovo logo e ha creato una nuova identità visiva.

Una squadra di calcio, oggi, è un’icona culturale oltre che sportiva, un insieme di valori che vanno al di là del risultato sul campo. D’altronde, per l’Inter, vincere non è mai stata l’unica cosa che conta. È la storia di una squadra aperta al mondo e radicata in una città lungimirante e inarrestabile, un Club i cui colori sono ispirati dalla notte che le ha dato la luce. Quella del 9 marzo 1908, quando Giorgio Muggiani disegnò il primo logo. Un segno già proiettato verso un futuro ben chiaro nella mente di un gruppo di ribelli: “Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo”.

Sono passati 113 anni e quel logo, così contemporaneo, è sopravvissuto a diversi restyling più o meno audaci: lo scudo visconteo, il fascio littorio negli anni del fascismo, il biscione degli anni ’80 cucito sul petto dei nerazzurri dei record. Ma il segno di Muggiani è sempre tornato, accompagnando gli anni della Grande Inter, quelli di Ronaldo il Fenomeno, il triplete di Mourinho. Nella versione originaria in oro, con il blu a dominare la scena o avvolto in un cerchio tricolore. Variazioni, restyling leggeri, sempre con quattro lettere intrecciate tra loro: F C I M.

La nuova identità visiva dell’Inter sposta il focus sulle due lettere principali, che diventano dominanti: la I e la M. Si presenta come una rivisitazione moderna in una veste più leggera e minimale, più adatto ad integrarsi nell’era dell’intrattenimento. La I diventa più slanciata; la M, con le sue braccia molto ampie, ricorda la simbologia del Duomo. Il logo diventa più semplice, nella lettura: «Nel 2021», spiega Luca Danovaro, Chief Marketing Officer Inter, «lo sappiamo bene tutti che il Football Club è una squadra di calcio, non abbiamo più bisogno di raccontarlo, è talmente intrinseco e radicato nel nostro Dna che non abbiamo la necessità di rappresentarlo». La grafica del logo viene alleggerita e, concettualmente, vengono ampliati gli ambiti in cui l’Inter può svilupparsi: lifestyle e streetwear su tutti. «Il sogno», continua Danovaro, «è che fra dieci anni ci sia una collezione di prodotti con il nostro brand e che le persone li comprino perché si tratta di un marchio che trasmette determinati valori di inclusione, di stile milanese ben riconoscibili, e non solo perché è il marchio di una squadra di calcio”.

Il lancio del nuovo logo, che verrà utilizzato a partire dalla stagione sportiva 2021/22, è stato celebrato da una narrativa che si focalizza sull’espressio ne I M, dall’inglese “Io Sono”. L’idea è quella di aprirsi ad un pubblico sempre più digitale e attento all’estetica, per raggiungere target globali e differenti fasce d’età. Partire da valori solidi per proiettarsi nella modernità: non si può fare a meno di notare che all’interno del nuovo manifesto che l’Inter lancia insieme al logo realizzato da Bureau Borsche, uno dei più importanti graphic design studios a livello internazionale, la frase iconica della fondazione diventa: “Brothers and Sister of the World”. «Noi siamo e saremo sempre», conclude Danovaro, «una squadra di calcio, il nostro focus è questo, però oggi ci apriamo a mondi più digitali, dell’intrattenimento e del lifestyle. Abbiamo la consapevolezza che l’Inter sia un’icona del calcio in questo momento, ma ha un grossissimo potenziale per diventare anche un’icona culturale in giro per il mondo. Il nostro obiettivo è dare al brand Inter una veste più contemporanea e più aperta al mondo, per adattarci alle abitudini e ai cambiamenti delle nuove generazioni».

La narrativa I M è anche il risultato di un viaggio fotografico tra gli angoli di Milano che ha coinvolto personaggi dello sport, dell’intrattenimento e della cultura che hanno prestato il proprio volto al racconto di questo importante cambiamento. Giovani creativi, campioni del presente e del recente passato legati indissolubilmente alla storia del Club; atleti di altre discipline sportive; talenti affermati della nuova scena musicale, attrici di successo come Matilde Gioli; grandi interpreti dell’alta ristorazione italiana come il pioniere della cucina Pop, chef Davide Oldani. Che del nuovo logo dice: «È bellissimo, chi criticherà il nuovo logo dell’Inter non sa nutrire il proprio spirito. Esattamente come l’Inter, fa vedere da dove veniamo, ma è proiettato verso il nuovo. E poi la scelta di puntare su IM, soprattutto per uno come me, nato a Milano, non può che destare esaltazione. La trovo anche molto visionaria: non ci si riconosce solo nella squadra, ma nell’essere Milano. Sono stato in giro per il mondo a lavorare, mi sarei potuto stabilire a Barcellona, a Tokyo, a Londra e mi son trovato a San Pietro all’Olmo di Cornaredo. Si può essere internazionali pur mantenendo radici solide: questo sono io, questa è l’Inter».

Tra gli scatti che raccontano la nuova identità visiva dell’Inter, quello che vede Oldani seduto sui gradini della Chiesa vecchia di San Pietro all’Olmo: «Rappresenta il luogo da dove vengo, la mia storia – un po’ come l’Inter che fa parte non solo della mia, ma di quella di molti – e racconta me, in primo piano, che sono proiettato verso il nuovo. Non è un caso che questa chiesa si trovi di fronte al ristorante D’O: c’è modo di guardare all’antico, alla storia, davanti al nuovo, che è il mio modo di nutrire le persone. Ecco, nello scatto il concetto si fonde bene».

Il rebranding porta quindi l’Inter oltre i 90 minuti: le quattro linee di un campo non sono più sufficienti, le regole del gioco sono cambiate e il nuovo marchio può vivere da sé. Insieme alla nuova identità vedrà la luce una Capsule Collection dedicata, la IM Collection, una linea di prodotti in edizione limitata e un libro a tiratura estremamente limitata, contenente una raccolta di tutti gli scatti realizzati. Non ci vorrà molto tempo per abituarsi: si tratta di portare nella modernità un logo che era già contemporaneo quando lo disegnò Muggiani. Un brand senza tempo, “Timeless”, come recita il nuovo manifesto: sono il primo uomo che ha disegnato i nostri colori nel 1908 e l’ultimo bambino che li indossa oggi. Sono la storia di un’intera famiglia e una story di 15 secondi. Sono i ricordi dei vecchi tifosi e gli scatti delle nuove generazioni.

Undici X FC Inter Milano, dal numero 37 della rivista