E allora ci sarà una Super Lega africana?

L'idea della Fifa è di creare un campionato chiuso a 20 o 24 squadre di tutto il continente. Ma ci sono diversi problemi tecnici, geografici ed economici.

Sono stati giorni febbrili, per il calcio europeo. Il progetto Super Lega è nato ed è naufragato nel giro di 48 ore, ma ha creato enormi discussioni a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, ben oltre il multiverso dello sport, e soprattutto ha creato un precedente. È evidente, anzi inevitabile, che il calcio europeo cambierà la propria forma dopo questa rivoluzione mancata, ma l’onda lunga di quanto avvenuto nel Vecchio Continente potrebbe investire anche altre zone del globo. E se la cultura secolare – unita alla condizione di supremazia economica – del calcio europeo ha finito per rigettare il progetto, altrove potrebbero determinarsi situazioni e convenienze diverse. Da tempo, infatti, si parla di creare dei campionati transnazionali in Nordamerica e in Asia, così da rendere più appetibile il gioco in alcuni Paesi in via di sviluppo, ed è un discorso che vale per le televisioni come per i possibili investitori. Ma in realtà la nuova frontiera potrebbe essere aperta addirittura dalla Fifa, che, dopo aver osteggiato e condannato la Super League europea, sembra interessata a creare un torneo del tutto simile nel continente africano.

Ne ha scritto il New York Times in questo articolo, che prende spunto da un tweet pubblicato da Barbara Gonzalez – amministratore delegato del Simba, uno dei più grandi club della Tanzania – in cui veniva anticipata la creazione e il lancio di «una African Super League composta da 20 club con partecipazione permanente». In pratica, lo stesso identico format inventato dai 12 club più importanti di Premier League, Liga e Serie A. Anzi, si trattrebbe di un modello ancora più chiuso, visto che il torneo africano non prevede la possibilità di ingresso per altre società – almeno stando a quanto dichiarato nel tweet. Come detto, però, non è questo il punto centrale della questione: l’idea sarebbe infatti venuta a Gianni Infantino, presidente Fifa dal 2016, ex segretario della Uefa.

Secondo quanto riportato da Tariq Panja, firma calcistica del NYT, il primo annuncio di Infantino sulla questione è arrivato nel 2019, e prevedeva introiti per 200 milioni di euro l’anno. In effetti, anche in questo articolo di Forbes ci sono queste informazioni, solo che da allora non si è più parlato del progetto. Anche perché, scrive Panja, «alcune fonti all’interno della Fifa dicono che non c’era un vero e proprio progetto, solo un’idea di Infantino che credeva molto nella crescita strutturale del calcio africano, pur senza avere la certezza che questi investimenti sarebbero effettivamente arrivati».

In realtà, il tweet di Gonzalez è stato pubblicato a margine del congresso che ha decretato l’elezione di Patrice Motsepe – candidato preferito di Infantino – come presidente della CAF, la confederazione africana di calcio. Ed effettivamente ci sarebbe anche una prima bozza del progetto: Solace Chukwu, corrispondente dall’Africa per Goal.com, ha scritto che «il torneo sarebbe modellato su un organico chiuso di 20 o 24 squadre che acquisterebbero la licenza in cambio di una quota di 20 milioni di dollari ogni anno per cinque anni, per un totale di 100 milioni di investimento. Secondo le stime della Fifa, il torneo genererebbe ricavi per tre miliardi di dollari, una cifra che permetterebbe al calcio africano di colmare almeno in parte l’enorme divario economico con l’Europa e il Sud America, ma anche di avere maggiore competitività sul mercato: i giovani talenti che nascono in Africa potrebbero emigrare più tardi, e così si innesterebbe un circolo virtuoso di crescita corporativa. I club partecipanti, inoltre, sarebbero obbligati a soddisfare determinati criteri per quanto riguarda lo sviluppo del calcio giovanile e femminile per potersi iscrivere alla Super Lega».

Ovviamente si tratta di considerazioni preliminari, che non tengono conto di alcuni grandi dubbi e problemi. Primo tra tutti, spiega Chuwku, quello della rappresentanza: «Come verrà determinata la composizione della competizione? E quale sarà la quota destinata a ciascun paese? L’idea provvisoria di Infantino sembra essere limitata a un massimo di due squadre per nazione, ma come verrà individuata e gestita? Lobbismo? Un elaborato processo di offerta?». Insomma, lo stesso identico problema con cui ha dovuto scontrarsi il progetto europeo, in relazione al sistema chiuso e anche agli enormi squilibri tra diverse aree del continente: in Africa, infatti, i club del Maghreb sono decisamente più ricchi e potenti di quelli della zona sub-sahariana, e infatti l’albo d’oro della CAF Champions League – torneo continentale alla cui fase finale accedono 16 club – è comandato dalle squadre egiziane (15 vittorie, di cui nove dell’Al-Ahly), seguite poi da quelle tunisine e marocchine (sei successi per entrambi i Paesi); solo la Repubblica Democratica del Congo, grazie ai cinque successi del Mazembe e a quello del Vita Club, riesce a competere con il calcio del Nordafrica, anche se una squadra dell’ex Zaire non vince il trofeo dal 2015.

Oltre a queste problematiche, il New York Times evidenzia come sarebbe difficile incastrare questa nuova competizione nel calendario e nella piramide calcistica già esistenti, anche alla luce delle enormi differenze di clima e infrastrutture tra le nazioni che sarebbero coinvolte. Infine, ci sarebbero anche delle valutazioni economiche da fare: la quota richiesta per l’ingresso in questa Super League sarebbe di 10 milioni di dollari, mentre il premio incassato dal club vincitore dell’ultima edizione della CAF Champions League è stato di 2,5 milioni. Per tantissimi club, si tratterebbe di un investimento piuttosto gravoso, a maggior ragione in questo momento di crisi globale. In virtù di tutto questo, è difficile pensare che l’operazione possa andare in porto, almeno per ora, nel modo in cui è stata ideata.