N’Golo Kanté ha dominato la semifinale d’andata di Champions League

Real Madrid-Chelsea sarà ricordata per una prestazione di grande dinamismo, ma anche di eccelsa qualità, da parte del centrocampista francese.

Sembra incredibile, eppure N’Golo Kanté non è stato il giocatore che ha corso di più durante Real Madrid-Chelsea, semifinale d’andata di Champions League: secondo i dati rilevati dalla Uefa, è stato Jorginho a coprire la maggior distanza in campo (11.21 km), mentre il centrocampista francese è al secondo posto di questa particolare classifica (11.13 km). È una dimostrazione di come i dati vadano contestualizzati prima di essere letti, o eletti come verità assoluta. Il punto è che abbiamo ancora negli occhi la prestazione dominante di Kanté, la sua onnipresenza a centrocampo e in tutte le altre zone del prato verde, era lui a far partire ogni azione del Chelsea, ed era sempre lui a bloccare quelle del Real Madrid, o almeno provava a farlo. La sottile differenza col centrocampista italo-brasiliano sta proprio qui: Kanté ha corso in lungo in largo, ha corso ovunque, e quindi sembra che abbia corso tantissimo, al punto che anche lo stesso Chelsea, sul suo profilo Twitter, lo ha celebrato proprio per questa sua capacità, pubblicando la heatmap della sua partita; Jorginho, invece, ha coperto un’area più ristretta, quindi ha dato l’impressione di essere più statico, più nascosto nelle pieghe del gioco. Ma era solo un’impressione. Anzi, è una sua caratteristica.

Dalla parte di Kanté, premiato come Man of the Match al termine della gara giocata allo stadio Alfredo Di Stéfano di Valdebebas, c’è però anche tanto altro. La sua partita non è stata solo corsa, anzi. C’è stata moltissima qualità, per esempio: ha completato più dribbling (6) di tutti i calciatori del Real Madrid messi insieme, e stiamo parlando di una squadra composta da atleti come Modric, Kroos, Vinícius Jr. Inoltre, l’ex centrocampista del Leicester è stato il giocatore che ha ingaggiato più duelli individuali con e senza palla (21), che ha toccato più volte il pallone dopo Jorginho (80 per il francese, 120 per l’ex Napoli), che ha compiuto più inserimenti alle spalle dei difensori avversari.

Certo, in alcune occasioni avrebbe potuto fare una scelta migliore nel momento dell’ultima giocata, del passaggio decisivo o del tiro in porta, ma se Kanté avesse anche queste capacità creative, questa sensibilità nella rifinitura e nella conclusione, sarebbe considerato come il miglior giocatore del mondo in senso assoluto, non come uno dei migliori centrocampisti del mondo – che pure non è male, come titolo.

Nel sistema di gioco disegnato da Tuchel, Kantè assolve un ruolo che è una summa di tutto quello che ha imparato a fare (benissimo) in carriera: con il Leicester, con Conte al Chelsea e poi anche con la Francia, ha sempre impersonato il ruolo di centrocampista dinamico, di uomo-ovunque nel doble pivote; il suo però era un sostegno difensivo e di ribaltamento, più che di costruzione; l’arrivo di Sarri e Jorginho, nel 2018, ha determinato l’approccio a uno stile di possesso più lento, ma anche meno frenetico, più ragionato: inizialmente Kanté non sembrava adatto al ruolo di mezzala in un contesto del genere, ma poi ha iniziato a evolvere, a crescere anche in questa nuova posizione, a metabolizzare attribuzioni più sofisticate. Magari la sua tecnica di base, discreta ma non eccelsa a certi livelli, non gli ha permesso di diventare un elemento decisivo anche in fase di assistenza o conclusione (proprio con Sarri, nella stagione 2018/19, ha raggiunto il career high per numero di gol e assist, cinque e quattro in tutte le competizioni), ma sopperiva a questa mancanza con la comprensione del gioco, con l’intelligenza.

Definizione di “prestazione dominante”

Tutto questo, come detto, gli sta tornando utile oggi: il nuovo Chelsea è una squadra che, pur schierandosi con un 3-4-3 piuttosto liquido, ama tenere molto il pallone, quasi come se fosse una crasi tra la squadra di Conte, quella di Sarri e anche di Lampard (che pure amava ribaltare velocemente l’azione, pur partendo da spaziature e principi diversi). In questo sistema, come si vede chiaramente nel video appena sopra, Kanté è l’uomo di riferimento in tutte le fasi: opera da interno box-to-box, offre supporto a Jorginho, ma poi è sempre pronto a sovrapporsi ai laterali a tutta fascia, non importa se esternamente o internamente, ad aggiungersi ai due trequartisti creativi alle spalle della prima punta, a lanciarsi negli spazi che si determinano tra la difesa e il centrocampo avversari.

A suggello di tutto questo, ci sono le parole utilizzate dal Telegraph per descrivere la sua serata. Poche, ma significative: «Con il suo moto perpetuo, Kanté ha spostato il Chelsea in campo, letteralmente». È una definizione perfetta, anche completa nella sua semplicità: guardandolo giocare contro il Real Madrid, Kanté esprimeva una sensazione di forza trainante, trascinante; i suoi compagni erano costretti a giocare al suo ritmo, a seguirlo, anzi a inseguirlo in ogni azione. Il centrocampista campione del mondo è stato energia pura ma anche controllo, dinamismo e lucidità, doti che spesso fanno fatica ad accoppiarsi, ma quando succede vuol dire che siamo di fronte a un grande campione, cioè a un giocatore che rompe gli equilibri, che fa la differenza, anche se magari non è determinante sotto porta.