A due settimane dall’inizio, la Coppa America è ancora senza nazione ospitante

In dieci giorni, la confederazione sudamericana ha tolto l'organizzazione del torneo alla Colombia e poi all'Argentina.
di Redazione Undici

La 47esima edizione della Coppa America sembra non avere pace. Si sarebbe dovuta disputare un anno fa, in concomitanza con gli Europei, ma poi è slittata di un anno a causa della pandemia. Ora che siamo davvero a un passo dalle nuove date scelte dalla Conmebol (la confederazione calcistica sudamericana) per fr disputare le partite, dal 13 giugno al 10 luglio, il torneo è di nuovo nel caos. Perché l’Argentina è ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria e quindi la Conmebol ha deciso che la manifestazione non potrà tenersi in quel Paese. Una brutta notizia, che si aggiunge a quella arrivata il 20 maggio, quando ancora la Conmebol aveva comunicato che l’altra nazione organizzatrice, la Colombia, non avrebbe ospitato le gare a causa della profonda crisi politica e dei conseguenti disordini scoppiati in diverse città del Paese. Insomma, la situazione attuale è che mancano due settimane dal fischio d’inizio della Coppa America, solo che non c’è più nessuno in grado di ospitarla.

L’Argentina sta vivendo un momento davvero drammatico: giovedì 27 maggio ha fatto registrare il nuovo record di contagi dall’inizio della pandemia (41.080 casi in un giorno), a cui vanno aggiunti 550 morti. Il governo di Buenos Aires ha varato nuovi provvedimenti restrittivi, e così la Conmebol non ha potuto fare altro che cancellare la manifestazione. In realtà, la confederazione sudamericana è rimasta sul vago: nelle comunicazioni ufficiali, non ha specificato i motivi che hanno portato a questa decisione, ma ha parlato di «circostanze che hanno portato alla sospensione della manifestazione». La situazione è apparsa ancor più grave quando diversi giocatori sono rientrati dall’Europa per unirsi alle rispettive Nazionali: tra questi, l’attaccante uruguaiano Luis Suárez ha detto ai giornalisti che «la priorità, in questo momento, deve essere la salute degli esseri umani».

Ora si stanno valutando altre sedi: Gonzalo Belloso, segretario generale della Conmebol, ha detto di aver avuto dei colloqui con dei dirigenti per valutare la candidatura del Cile a ospitare alcune partite. Secondo diversi media internazionali, tra cui la CNN, anche Ecuador e Stati Uniti potrebbero essere interessati a organizzare il torneo, anche se uno spostamento negli Usa non incontrerebbe il favore della confederazione: l’obiettivo, infatti, sarebbe far disputare le partite in uno dei Paesi iscritti alla Conmebol, quindi nel subcontinente sudamericano. Del resto parliamo di un torneo che genera grandi benefici economici, secondo per importanza e introiti solo alla Copa Libertadores, e quindi c’è tutto l’interesse di non annullare (di nuovo) questa edizione e di trovare un Paese in grado di organizzarla. Ma il tempo stringe, e realizzare questa impresa diplomatica giorni non è facile, anche perché non bastano solo gli stadi: il regolamento di questa edizione prevede che le dieci Nazionali iscritte (tutte quelle del Sudamerica: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela) giochino quattro partite della fase a gironi e poi quarti, semifinali e finali. Originariamente, anche Australia e Qatar, vincitrici delle due ultime edizioni della Coppa d’Asia, erano state invitate a partecipare, ma poi hanno preferito ritirarsi. Forse ci avevano visto lungo.

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