Le squadre di Antonio Conte non sono sostenibili?

Secondo un articolo di FourFourTwo, l'ex tecnico dell'Inter non trova una nuova squadra a causa della sua visione del calciomercato.

Proprio in queste ore, il Real Madrid sembra aver sciolto le riserve sul suo futuro allenatore: le ultime notizie dalla Spagna danno per imminente il ritorno di Carlo Ancelotti sulla panchina dei blancos, e si tratterebbe di un colpo di scena inatteso dopo l’addio di Zidane. In effetti l’ex tecnico di Napoli e Milan, tra le altre, non era stato inserito nella lista dei candidati più autorevoli a raccogliere l’eredita di Zizou. Prima di lui, secondo i media italiani e internazionali, c’erano Raúl González Blanco, Mauricio Pochettino, Antonio Conte. Proprio il fatto che Conte non fosse – non sia stato, a questo punto – il successore di Zidane ha suscitato alcune riflessioni, alcune perplessità intorno alla sua figura. Ne ha scritto il magazine inglese FourFourTwo, in questo articolo a firma di Richard Jolly: «Considerando il periodo dal 2014 a oggi, Conte è l’unico allenatore in attività che ha vinto tre titoli nazionali con tre squadre diverse (Juventus, Chelsea, Inter) nelle cinque leghe top in Europa: dovrebbe essere il candidato ideale per ogni panchina libera, eppure è rimasto senza lavoro (almeno finora) nell’estate in cui Real Madrid, Tottenham, Juventus, Roma, Napoli e Lille hanno cambiato guida tecnica».

Secondo FFT, le motivazioni di questo ostracismo non sono calcistiche. O meglio: non sono tecniche. Come potrebbero, del resto? Stiamo parlando di uno dei migliori tecnici del mondo, risultati alla mano. Però Conte avrebbe qualche problema nel rapportarsi con il mondo economico che in questo momento sta intorno al calcio, un settore dell’intrattenimento colpito in modo molto profondo dalla pandemia: «L’allenatore italiano fa fatica a rendersi conto del contesto intorno a sé: il suo addio all’Inter nasce dalla volontà/necessità, da parte della società nerazzurra, di tagliare i costi di gestione legati al calcio, quindi gli stipendi dei giocatori. Il problema è che un budget per gli ingaggi così elevato è dovuto proprio alle continue richieste di Conte sul mercato: in due anni di gestione, l’allenatore ha chiesto e ottenuto l’acquisto di Romelu Lukaku, Alexis Sánchez, Christian Eriksen, Arturo Vidal, Achraf Hakimi, Aleksandar Kolarov, Ashley Young, Diego Godín, Nicola Barella, Stefano Sensi, Valentino Lazaro e anche di altri giocatori. Molti di questi non sono giovani, e quindi hanno un potenziale di rivendita minimo: è evidente come una grande e meritata vittoria in campionato abbia avuto e avrà ancora un impatto significativo sul bilancio dell’Inter».

Non è la prima volta che succede, almeno secondo la ricostruzione di FourFourTwo: «Anche la rottura col Chelsea si era consumata – per di più con dichiarazioni pubbliche – perché il club londinese non aveva acquistato Virgil van Dijk, Leonardo Bonucci, Fernando Llorente, Kyle Walker, Alex Oxlade-Chamberlain, Alex Sandro e altri ancora. La sensazione, insomma, è che Conte sia un allenatore privo del concetto di budget, sembra pensare che le società di calcio abbiano un pozzo di soldi senza fondo. Certo, quella mancanza di visione prospettica alimenta e spiega il suo successo: è più facile vincere se acquisti giocatori forti e già formati, quindi molto costosi. Molti altri allenatori, però, ragionano diversamente, e dimostrano come anche le abilità di coaching e player development, non solo un approccio aggressivo al calciomercato, possano portare una squadra al successo».

L’articolo si chiude con un’interessante riflessione storica: «Forse Conte è un allenatore figlio e prodotto del suo tempo, dei giorni in cui la Serie A era il campionato più ricco del mondo e i presidenti delle società di calcio spendevano tantissimo sul mercato. Ora questa visione è fuori dal tempo: le sue continue richieste di acquisti e investimenti suggeriscono una mancanza di realismo e che potrebbe essere un deterrente per i potenziali datori di lavoro. E questo atteggiamento si scontra con le sue doti sul campo, che sono indubbie: per rendersene conto, basta tornare indietro con la mente al bellissimo percorso con l’Italia a Euro 2016, quando la peggior Nazionale degli ultimi sessant’anni è riuscita a raggiungere i quarti di finale ed è stata eliminata solo dalla Germania, e solo ai rigori. Dovrebbe rendersene conto anche lui».