Perché N’Golo Kanté deve essere il favorito per il Pallone d’Oro 2021

«La sua vittoria sarebbe una ventata d'aria fresca, perfetta per il post-pandemia», scrive Espn.

Per N’Golo Kanté, la prestazione sontuosa in finale di Champions League è stato l’acuto di un crescendo rossiniano che è durato per tutta la fase finale del torneo, che in realtà dura da anni: la storia e la carriera del centrocampista francese esplodono a Leicester nell’irripetibile stagione 2015/16, all’esordio in un torneo di massima divisione, quando si pensava che quel titolo nazionale e quella sensazione di dominio a centrocampo fossero un qualcosa di irripetibile, per lui e per la squadra di Ranieri. È andata così per il City, ma non per Kanté: quell’annata magica è stata il preludio a una carriera favolosa, proseguita al Chelsea (titolo nazionale nel 2017, Europa League 2019) e nella Nazionale francese (vittoria ai Mondiali 2018), una slavina arrivata fino alla vittoria contro il Manchester City nell’ultimo atto di Porto.

La grandezza di Kanté sta in questi successi e in questa vertiginosa scalata, certo. Ma anche e soprattutto nel contributo immenso, inqualificabile, che porta alle sue squadre. Al punto che in questo articolo di Espn, firmato da Julien Laurens, si parla di lui come del favorito d’obbligo per la corsa al Pallone d’Oro 2021: «Quando è arrivato nel ritiro della Nazionale francese in preparazione degli Europei, Kanté è stato accolto come un eroe. In tanti gli hanno detto che era destinato a vincere il trofeo individuale di France Football: il compagno al Chelsea Olivier Giroud, in primis, ma anche altri suoi compagni. Certo, il calcio è materia fluida e quindi molto ora dipenderà da come andranno gli Europei. Ma sembra evidente, dentro e fuori la Francia di Deschamps, che se i Bleus disputeranno un torneo Kanté vincerà davvero il Pallone d’Oro».

Ma come ha fatto un centrocampista di corsa e di rottura ad arrivare a un livello così alto, al punto da oscurare i fuoriclasse offensivi che giocano con lui nel Chelsea a in Nazionale? «La realtà è che Kanté migliora da anni», scrive Espn. «Da quando è arrivato a Stamford Bridge a fine gennaio, Tuchel ha lavorato sul posizionamento e sulla tecnica del centrocampista francese, in più gli ha dato fiducia e libertà assoluta di muoversi in campo. Proprio il tecnico tedesco ha detto che “Kanté è un dono, per me e per il mio staff: tutte le volte che leggiamo le sue statistiche, dopo le partite ma anche dopo gli allenamenti, ci rendiamo conto che il suo contributo è incredibile”. Non a caso, Tuchel l’avrebbe voluto anche al Psg, solo che ha dovuto attendere di essere assunto al Chelsea per allenarlo».

Un altro motivo per cui sarebbe giusto premiare Kanté va ricercato nella sua storia personale, sull’impatto che la sua vittoria avrebbe sul mondo del calcio: «Ha esordito da professionista a 22 anni, e nella terza divisione francese; ha lottato per arrivare dov’è e negli anni è cresciuto in maniera incredibile. Insomma, il suo trionfo sarebbe quello dei giocatori normali, quelli che ce l’hanno fatta a superare le avversità. Il suo sarebbe un Pallone d’Oro che riscriverebbe il nostro modo di guardare il calcio, che ci inviterebbe ad andare oltre i grandi attaccanti e le superstar offensive, inoltre ci ricorderebbe di concentrarci sui giocatori che si sacrificano e corrono per la squadra. Sarebbe una storia bellissima, una ventata d’aria fresca per il post-pandemia, il successo individuale di un calciatore umile, modesto e perciò molto popolare».

Certo, la sua non è l’unica candidatura, come potrebbe? «Ci sono altri contender», conclude l’articolo di Espn. «A cominciare da Lewandowski, che ha segnato 41 gol in una sola stagione di Bundesliga. E poi Mbappé e Benzema, gli eterni Messi e Ronaldo, che in ogni caso devono fare i conti con le delusioni vissute a Barcellona e a Torino con la Juventus. La realtà, però, è che Kanté ha 30 anni compiuti a marzo ed è il favorito assoluto. Deve esserlo, è giusto che sia così».