Il vero problema di Bukayo Saka è che gioca nell’Arsenal, una squadra – anzi: un club – che sembra vivere una perenne crisi di identità, che non riesce a godersi nulla. In realtà il giovane talento dei Gunners (è nato il 5 settembre 2001) è considerato da tempo una delle punte di diamante della golden generation inglese, infatti ha esordito nella prima stagione di Unai Emery sulla panchina dell’Emirates Stadium, quando non aveva compiuto ancora 18 anni, e già nella stagione successiva – quella in cui il tecnico basco ora al Villarreal è stato sostituito da Mikel Arteta – era diventato un giocatore centrale nelle rotazioni. È una questione di talento, ma anche di versatilità: secondo la sua pagina di Transfermarkt, Saka ha giocato almeno una partita in tutte le posizioni dal centrocampo in su, e persino da terzino sinistro. E forse è anche per questo che Gareth Southgate, ct della Nazionale inglese, ha deciso di convocarlo per gli Europei nonostante avesse giocato solo quattro partite finora con la Nazionale dei Tre Leoni, e avesse saltato l’ultima convocazione, quella per le partite giocate a fine marzo.
Da allora sono cambiate un po’ di cose ma in realtà non è cambiato niente, per l’Arsenal e per Saka: i Gunners hanno continuato a essere una squadra poco credibile rispetto al loro blasone storico, alle loro ambizioni, ma nel frattempo Saka si è imposto come esterno offensivo – indifferentemente a destra o a sinistra – e come giocatore creativo in senso assoluto, grazie a un fisico esplosivo, a una grandissima capacità di trattare il pallone, di utilizzare entrambi i piedi (anche se il sinistro è il suo preferito) sia per la conduzione che per i passaggi e i lanci e i cross verso i compagni. La sua predisposizione a occupare più ruoli in campo è chiaramente visibile nelle sue letture tattiche, nella sensibilità rispetto ai movimenti da compiere in base al momento della partita. Nell’ultima amichevole contro l’Austria, non a caso, Southgate l’ha scelto come esterno “di bilanciamento” in un 4-2-3-1 molto spavaldo, in cui hanno trovato spazio Bellingham (nel centrocampo a due, accanto a Rice), Lingard, Grealish e Kane; considerando poi che l’Inghilterra, agli Europei, potrà contare anche su Sancho, Mount, Foden, Rashford e Sterling, è auspicabile pensare che il ct possa schierare una squadra ancora più spregiudicata, negli uomini e nell’atteggiamento in campo.
In questa lista di fuoriclasse già affermati o in rampa di lancio, Saka ci sta benissimo. Non solo perché è uno dei candidati per il PFA Young Player of the Year (il premio al miglior giovane della Premier assegnato dai giocatori) o perché ha realizzato il primo gol segnato in Nazionale proprio contro l’Austria – un tocco a porta spalancata al termine di un’azione verticale ispirata da Kane – ma proprio per la sua completezza formale e sostanziale, per la sua versatilità che però non comporta una perdita di qualità nella pulizia, nell’intelligenza e anche nella bellezza pura delle sue giocate. È evidente che Southgate l’abbia inserito in squadra come alternativa da sfruttare nel corso degli Europei, forse addirittura da esterno a tutta fascia e/o da terzino sinistro nei momenti in cui vorrà cambiare modulo o rendere ancora più offensiva la sua squadra, ma la sua “promozione” nella Nazionale senior è soprattutto un investimento sul futuro, in vista dei Mondiali del prossimo anno. La differenza rispetto ad altre Nazionali e ad altri giocatori è che Saka ha già accumulato 88 presenze con l’Arsenal, che sarà pure una squadra nel pieno di un declino storico, di livello inferiore rispetto agli ultimi vent’anni, ma resta un club di alto livello nel calcio inglese e internazionale – e infatti 17 di queste 88 presenze sono arrivate in match di Europa League. Quindi Saka è un giocatore giovanissimo, certo, ma è un giocatore già pronto, già testato, ce he in una manifestazione breve ed episodica può avere un grande impatto in ogni momento, anche ora, anche subito.