Paul Pogba ha dominato Francia-Germania

La meravigliosa apertura d'esterno prima dell'autugol di Hummels è solo una parte, peraltro piccolissima, di una prestazione sontuosa.

I premi istituzionali di “Migliore in Campo” sono quasi sempre assegnati e raccontati in maniera laterale, banale, superficiale, perché a loro volta sono premi laterali, banali, superficiali. Del resto il calcio è uno sport a basso punteggio, in cui segnare – anche solo un gol – fa una differenza enorme, anzi spesso è l’unica differenza che passa tra le due squadre e tra i ventidue giocatori in campo. Poi, però, ci sono le eccezioni. Francia-Germania, per esempio: nella notte di Monaco di Baviera, il premio di miglior giocatore in campo è andato a Paul Pogba, e questa è una notizia interessante – non laterale, non banale, da non trattare in maniera superficiale. Per un motivo semplice: partendo dalla notizia secca, è facile e immediato porsi delle domande, provare a spiegare perché gli è stato conferito questo premio. E allora i curiosi sarebbero – piacevolmente – costretti a rivedere la sua prestazione, a toccare con mano – cioè, con gli occhi – la superiorità totale del centrocampista francese, il suo dominio tecnico, fisico, mentale, sulla partita e sugli avversari.

La meravigliosa apertura d’esterno destro per Lucas Hernández – il passaggio che praticamente ha permesso alla Francia di forzare l’autogol di Hummels e di sbloccare il risultato e quindi di battere la Germania – è solo la parte più appariscente, più luccicante, della serata fantastica vissuta da Paul Pogba. È il gesto in vetrina, la foto in copertina del menu o del magazine, il colpo di pennello – e di genio – intermedio che impreziosisce un quadro che era già un capolavoro. Sì, perché è difficile definire diversamente la partita giocata dall’ex centrocampista della Juventus: non a caso, So Foot – che lo ha definito «il Ministro degli Esteri» – ha scritto che «la sua è stata una partita d’arte e d’artista in cui ha mostrato l’intera tavolozza di colori di cui può disporre, in cui ha dipinto una tela perfetta fatta di contrasti e dribbling a tutto campo, controlli orientati fatti di seta, ma soprattutto una serie splendida di passaggi arditi, sempre in verticale, sempre a tagliare le linee della Germania».

Sono definizioni che sembrano arzigogolate, pompose, ma in realtà non è così. O meglio: la realtà è proprio così. Perché Didier Deschamps, il ct dei Bleus, ha fatto – da tempo – un scelta chiara: affidare a Pogba la regia di una squadra che non prevede regia, il cui obiettivo è far arrivare il pallone in avanti nel minor tempo possibile. È una strategia saggia e funzionale, se davanti hai Mbappé, Griezmann (che però nella Francia agisce praticamente da quarto centrocampista e lega il gioco in maniera sublime) e ora anche Benzema, se a centrocampo hai Kanté e Rabiot. Se hai Pogba, appunto, che ha una calamita per palloni in entrambi i piedi e poi, una volta arpionato il possesso, ha la forza e la qualità per resistere ai contrasti degli avversari, oppure per evitarli con corse e dribbling maestosi, e poi per far progredire la manovra con precisione chirurgica – che sia con un’azione personale in conduzione, con un appoggio breve, con un laserpass tra le linee o anche con una sventagliata di 45 metri da una fascia all’altra.

Per tutta la durata di Francia-Germania, chiunque ha provato solamente ad avvicinarsi a Pogba per togliergli il controllo del pallone e della partita è stato saltato in maniera netta per non dire umiliante, è stato bypassato, quasi come se il centrocampista del Manchester United avesse la capacità di passare attraverso il corpo di altri esseri umani. Salvo poi diventare di pietra, o di acciaio, quando erano gli altri, quelli della Germania, che provavano a superare lui. Basta rileggere i numeri della sua partita (3 dribbling riusciti, 4 falli subiti, 12 duelli individuali vinti, 7 eventi difensivi positivi tra tackle, contrasti e palloni intercettati) per rendersi conto che Pogba, contro la Germania, è stato un rognoso mediano di rottura, un intelligente organizzatore della manovra, un delizioso trequartista in grado di ispirare gli attaccanti, tutto insieme.

È il momento di far parlare le immagini. E anche di mostrare come una delle “vittime” preferite da Pogba, durante Francia-Germania, sia stato Toni Kroos, non proprio l’ultimo arrivato

Lo Spiegel, uno dei quotidiani tedeschi più autorevoli, ha scritto che «Pogba è stato praticamente inafferrabili per i giocatori di Löw». È un modo per controbilanciare la (possibile) piaggeria dell’Équipe, che ha dato 8 in pagella a lui e a Varane, ma è anche un’attestazione di livello assoluto. Non che Pogba ne avesse bisogno, dopotutto parliamo di un 28enne che gioca ai massimi livelli da dieci anni o giù di lì, che ha vinto un Mondiale per di più segnando in finale, che è uno degli elementi più importanti della Nazionale più forte del mondo, che è un’icona non solo del calcio e dello sport, ma anche della cultura pop in senso assoluto. Certo, negli ultimi anni è stato un giocatore intermittente – anche per problemi fisici – e non è stato aiutato dal Manchester United, un club che sembra sempre andare allo sbando anche quando arriva secondo in Premier e in Europa League, che ha un progetto definito ma mai pienamente convincente. Poi, però, arrivano i grandi appuntamenti con la Nazionale francese e Pogba si trasforma completamente. O meglio: riesce a mostrare le sue immense qualità in tutte le partite, senza pause o interruzioni.

Certo, il merito di una prestazione così sontuosa va esteso, cioè va condiviso con i giocatori che aiutano Pogba a esprimersi al meglio, Kanté su tutti. E ovviamente va ascritto anche a Didier Deschamps, che ha (sempre) trovato il modo di mettere Pogba al centro del suo progetto. Però poi ci vogliono talento e personalità per giocare in un certo modo, per essere così dominante e decisivo. Insomma, con la Francia è come se Paul Pogba dimostrasse di poter e saper interpretare al meglio il suo ruolo di leader natuale, di essere il diamante in grado di impreziosire una Nazionale di per sé già fortissima, già fantastica. Proprio come farebbe una geniale apertura d’esterno destro verso il terzio sinistro, preludio di un autogol che ha suggellato una prestazione maestosa, imperiale. Proprio come ha fatto Pogba.