La Ligue 1 sta vivendo una terribile crisi economica

A causa della pandemia, certo, ma anche di un accordo tv che doveva essere ricchissimo e invece ha affossato i bilanci di tutti i club.

La Francia è considerata, praticamente all’unanimità, la squadra più forte di Euro 2020, la favorita assoluta, probabilmente l’unica tra le 24 Nazionali qualificate che saluterebbe una mancata vittoria finale come un fallimento. La squadra di Deschamps, però, rappresenta un movimento calcistico che vive un momento di difficoltà estrema dal punto di vista economico: la Ligue 1, infatti, sta vivendo una crisi profonda e apparentemente irrisolvibile, al punto che Jean-Marc Mickeler – uno degli amministratori delegati di Deloitte, nonché presidente del DNCG, ente regolatore finanziario del calcio francese – ha detto che «senza una massiccia iniezione di liquidi da parte degli attuali proprietari, molti club del massimo campionato francese non saranno in grado di sopravvivere alla stagione 2021/22». In un lungo articoloThe Athletic ha cercato di ricostruire come e perché siamo arrivati a quello che ha tutta l’aria di essere un punto di non ritorno. L’evento chiave è stata la firma di un sostanzioso contratto televisivo con Mediapro, azienda sino-spagnola che, alla vigilia della stagione 2019/20, aveva acquisito i diritti di trasmissione per la maggior parte delle partite del campionato francese (di Ligue 1 e Ligue 2), investendo una cifra vicina a 800 milioni di euro a stagione a partire dall’annata 2020/21, e fino al 2024; contestualmente, il resto dei pacchetti era andato a beIN Sports, per un totale di circa 1,1 miliardi di euro di introiti all’anno da dividere tra le varie società.

L’idea di Mediapro era quella di creare un canale tematico (Telefoot) su cui trasmettere tutte le partite, e l’obiettivo da raggiungere per coprire l’investimento effettuato era quello di raggiungere i 3,5 milioni di abbonati a questa nuova emittente. Purtroppo – per Mediapro ma anche per i club di Ligue 1 e di Ligue 2 – le sottoscrizioni sono state di gran lunga inferiori (si calcola che gli utenti effettivi erano circa 600mila), e quindi è iniziata una lunga battaglia legale tra la lega francese e l’azienda sino-spagnola, che ha deciso di rinunciare alla trasmissione delle partite e di chiudere Telefoot. Dopo una lunga sequela di ricorsi e udienze e sentenze che hanno coinvolto anche Canal+ (l’emittente storica del calcio francese, che alla fine ha riacquisito parte dei diritti tv), i club di prima e seconda divisione francese hanno dovuto accontentarsi di dividersi 670 milioni di euro per la stagione 2020/21: poco più della metà di quanto messo in preventivo. In una stagione con gli stadi vuoti e chiusi per via della pandemia, questo ulteriore calo (crollo) degli introiti ha determinato la crisi che sta travolgendo il calcio francese. Per le prossime stagioni, poi, è stato stipulato un cervellotico accordo con Amazon per circa 250 milioni di euro a stagione: il colosso americano trasmetterà, sostanzialmente, le stesse partite che facevano parte dei pacchetti acquisiti a suo tempo da Mediapro. Questa scelta ha fatto infuriare Canal +, che ha già annunciato il suo disimpegno dagli accordi presi per le prossime stagioni, aumentando il caos e soprattutto l’incertezza dentro e intorno alla Ligue 1. Non solo dal punto di vista televisivo, ma soprattutto finanziario.

Una situazione del tutto inattesa e impronosticabile, visto come stavano andando le cose fino a pochi anni fa: diversi club della Ligue 1 (ma anche della Ligue 2), tra cui Marsiglia, Nizza e Bordeaux, erano stati acquistati da proprietà straniere; nel 2018/19, i ricavi complessivi della Ligue 1 erano stati di 1,8 miliardi di euro, in aumento del 12% rispetto alla stagione precedente: una crescita superiore a quella di tutte le altre leghe top. Poi, però, la pandemia e l’accordo fallito con Mediapro hanno rimescolato le carte in tavola. Al punto che oggi «19 club su 20 sono in vendita, e lo sarebbe anche il Psg se la Fifa non avesse deciso di organizzare la Coppa del Mondo 2022 in Qatar». Queste parole, dette a The Athletic da un esperto broker calcistico che ha preferito rimanere anonimo, aprono uno squarcio nel business model della Ligue 1: finora, infatti, il campionato francese è riuscito a sopravvivere, a rimanere competitivo e poi a crescere vendendo i migliori talenti all’estero, incassando cifre importanti. Ora, però, c’è la necessità di vendere. Anzi, l’urgenza assoluta di farlo il prima possibile. E questo, ovviamente, potrebbe portare a un calo dei prezzi, a una svalutazione progressiva delle rose, quindi delle società. In realtà, già ora la situazione è tutt’altro che rosea: il Marsiglia, quinto in Ligue 1 nella scorsa stagione e reduce da una (pessima) partecipazione alla Champions League, è il 47esimo club del ranking europeo, dietro a società come Sporting Braga, Stella Rossa e Young Boys. Un ulteriore impoverimento causerebbe un inevitabile abbassamento della qualità del campionato. Inoltre, la crisi generata dal Coronavirus è congiunturale, cioè ha colpito e colpirà anche i top club di altre nazioni, e questo potrebbe determinare – anzi, ha già determinato – una contrazione degli investimenti sul calciomercato.

Persino il Lille campione di Francia, nonostante enormi profitti grazie alle cessioni dei suoi migliori talenti (circa 320 milioni dal 2018 al 2020), non è riuscito a tenere una gestione virtuosa, e infatti ha disputato l’intera Ligue 1 con una situazione debitoria che, in altri anni, avrebbe determinato la retrocessione d’ufficio per inadempienze finanziarie. Proprio l’ex presidente del Lille, Gérard Lopez, è tornato sulla scena: in questi giorni ha formalizzato l’acquisto delle quote del Bordeaux, altra società storica a un passo dal fallimento, in amministrazione controllata da aprile. La proprietà americana aveva annunciato di volersi ritirare dalla gestione del club per le enormi perdite accumulate, a causa della pandemia ma anche del ristagno del mercato: un grido d’allarme che è stato raccolto da Lopez – non proprio un benefattore, quanto un abile creatore e cercatore di plusvalenze. Ora a Bordeaux sono in attesa che il DNCG dia il via libera all’accordo e all’iscrizione della squadra al prossimo campionato, ma è evidente che si tratta solo del primo caso di una lunga serie.