I cinquanta secondi che hanno cambiato il corso di Olanda-Repubblica Ceca

Malen si fa fermare dal portiere Vaclik, poi De Ligt si fa espellere: un enorme What If che li tormenterà per molto tempo.

Al termine di Olanda-Repubblica Ceca, così come avvenuto e avverrà per tutte le altre partite degli Europei, siamo stati sommersi di dati e statistiche che evidenziavano i meriti dei cechi e i demeriti degli Oranje. Due numeri su tutti: zero tiri in porta per gli uomini di Frank de Boer, prima volta nella storia dell’Olanda in una gara di Mondiali e/o Europei, e appena dieci passaggi riusciti per Wijnaldum in 90 minuti di gioco. Ci sarebbero altre cifre significative, anche per la Repubblica Ceca, perché più o meno sempre il risultato di una singola partita ha delle motivazioni rintracciabili nelle pieghe del gioco. Allo stesso tempo, però, non si può ignorare che il calcio sia uno sport a basso punteggio, e quindi ogni match è soggetto a una variabilità estrema sulla base di episodi singoli. Ecco, in questo senso Olanda-Repubblica Ceca 0-2 è un caso esemplare, per quello che è successo nello spazio di cinquanta secondi, tra il minuto 50’48” e il minuto 51’38”.

Siamo ancora sul risultato di 0-0, e la squadra di De Boer imposta da dietro con De Ligt e poi con Blind. Il pallone filtra in verticale e finisce tra i piedi di Malen, che è bravissimo a farlo scorrere e a sfruttare il posizionamento aggressivo della difesa della Repubblica Ceca, con i centrali a pochi passi dal centrocampo; l’attaccante del Psv si allunga la palla e accende il turbo, semina tutti gli avversari e si ritrova solo, uno contro uno e occhi negli occhi, con il portiere avversario Vaclík, 32enne riserva del Siviglia. La scelta di Malen non è sbagliata, il dribbling verso l’esterno è un’idea corretta perché Vaclík esce bene e c’è poco spazio per il tiro, solo che il tocco ad allargare il pallone è troppo timido e il portiere ha modo e tempo per allungarsi e toccare il pallone con la mano sinistra. Un attimo dopo, lo abbranca e chiude l’intervento in due tempi. Malen si mangia le mani, non è un modo di dire, lo fa davvero: del resto, quella che ha appena sprecato è stata un’occasione davvero enorme. Non ha ancora visto niente.

Vaclik ha il pallone tra le mani, è il minuto 51’08”, e lo serve a Kalas. Il centrale della Repubblica Ceca fa cinque passi in avanti, scambia con Kaderabek e lancia di prima in avanti vero Schick, che ha qualche metro di svantaggio da De Ligt. Il difensore olandese fa rimbalzare il pallone, perde l’orientamento e poi il grip sul terreno, scivola e praticamente spalanca la strada verso la porta all’ex attaccante della Sampdoria e della Roma. L’errore di valutazione è grave, la sfortuna si accanisce e lo fa scivolare in maniera rovinosa, e allora De Ligt decide di sacrificarsi e, mentre cade sul terreno di gioco, sposta il pallone con la mano per evitare che Schick possa involarsi a tu per tu con Stekelenburg. L’arbitro vede tutto e lo ammonisce. De Ligt fa finta di protestare, sa che l’ha scampata bella. Non ha ancora visto niente.

Quando l’arbitro gli sventola il cartellino in faccia, siamo al minuto 51’35”. Mentre le due squadre si preparano a battere il calcio di punizione, l’arbitro dice di aspettare. Il Var gli ha segnalato qualcosa, forse il tocco di De Ligt merita qualcosa di più del giallo. Gesto del Var, poi On Field Review, infine rientro in campo ed espulsione diretta per fallo di mano. La regia stacca su Frank de Boer, letteralmente impietrito davanti alla sua panchina. De Ligt lascia il campo scuotendo la testa, ma senza fare scenate o urlando il suo disappunto: in cuor suo, il difensore della Juventus sapeva già che quell’errore di valutazione e quel fallo gli sarebbero costati il rosso. Siamo al minuto 54’24”, ma in realtà tutto è cambiato tre minuti prima: l’Olanda ha avuto un’occasione gigantesca, ma davvero gigantesca, per passare in vantaggio, pur nell’ambito di una partita giocata malissimo; cinquanta secondi dopo, si è trovata con un uomo in meno, con il risultato ancora inchiodato sullo 0-0. È tutto in questo video:

Gli incubi di Malen e De Ligt saranno pieni di queste immagini, inevitabilmente

La Repubblica Ceca ha trovato il primo e poi il secondo gol dopo l’espulsione di De Ligt. Ripetiamo: l’ha fatto meritatamente, al culmine di una partita che aveva preparato e approcciato benissimo, che ha giocato con intelligenza, limitando un avversario a sua volta molle, poco performante soprattutto in fase creativa e di rifinitura. Detto questo, però, è assurdo pensare che l’intero andamento di una gara così importante sia stato così enormemente influenzato da due momenti così ravvicinati tra loro, che cinquanta secondi su novanta minuti siano bastati per cambiare tutto. Al di là della retorica, il bello del calcio è proprio questo: De Boer e i giocatori dell’Olanda avranno certamente le loro colpe, ma al 50esimo minuto avrebbero potuto facilmente trovarsi in parità numerica e in vantaggio di un gol. Nella realtà, invece, è successo che De Boer e i giocatori dell’Olanda hanno dovuto fare i conti non solo con un errore grossolano a tu per tu con il portiere avversario, ma anche con un altro errore grossolano e poi con l’espulsione del miglior difensore a disposizione.

Questi 50 secondi di calcio sono un monito per tutti: le statistiche dicono che l’Olanda ha giocato male, e che quindi ha meritato la sconfitta. Prima di quel momento vanno ricercati gli errori di De Boer e dei suoi uomini, i problemi che non gli hanno permesso di vincere. Allo stesso tempo, però, esistono delle variabili non ponderabili, non misurabili, che possono influenzare e determinare in maniera profondissima una partita, quindi una competizione. Lo sport è già volatile di per sé, nel calcio poi questa condizione si amplifica, perché la singola (o doppia, in questo caso) distrazione individuale può pregiudicare il lavoro di un’intera squadra dopo un mese di ritiro, al termine di un ciclo biennale che comincia con le qualificazioni e finisce, può finire, con un’eliminazione arrivata così. Tutto questo è molto crudele, certo, ma è anche bellissimo.