Le prime partite di calcio e di softball hanno dato il via ai Giochi Olimpici, e tra poche ore ci sarà la cerimonia ufficiale d’apertura. Ma sono già scattate le prime polemiche per gli atleti inginocchiati a sostegno di Black Lives Matter, esattamente come avvenuto qualche settimana fa agli Europei di calcio. Ad aprire il fronte sono state le calciatrici di Gran Bretagna e Cile, tutte in ginocchio prima della gara finita 2-0 per la Nazionale britannica; in seguito, anche le giocatrici di Stati Uniti, Svezia e Nuova Zelanda hanno deciso di inginocchiarsi subito prima del fischio d’inizio dei rispettivi match. In merito a queste manifestazioni, il Comitato Olimpico Internazionale ha preso una posizione ambigua: sebbene la regola 50 dello statuto non ammetta «manifestazioni o propaganda politica, religiosa o razziale in qualsiasi sito, luogo o altra area olimpica», il presidente Thomas Bach ha dichiarato che inginocchiarsi prima delle gare «è consentito», proprio perché «non viola le disposizioni della regola 50», e inoltre non interrompe il flusso degli eventi.
C’è un caso strano, però, ed è stato sollevato dal Guardian: il quotidiano inglese, infatti, è riuscito a parlare con «un insider nello staff dei Giochi» e questi ha svelato che i social media manager delle squadre olimpiche non potranno pubblicare foto di atleti in ginocchio prima e dopo le loro gare. Il messaggio che vieta espressamente la pubblicazione di queste immagini sarebbe stato consegnato martedì sera, quindi il 20 luglio, dagli organizzatori di Tokyo 2020; in questa comunicazione, per altro, c’era un riferimento specifico alla partita tra Gran Bretagna e Cile – il gesto dell’inginocchiamento è stato istituzionalizzato in Europa, e quindi nel grande calcio, proprio in Inghilterra, nella Premier League maschile. Tuttavia, l’immagine delle due squadre in ginocchio è stata inevitabilmente trasmessa in televisione dalle reti che avevano acquistato i diritti per il torneo di calcio.
Insomma, gli account “istituzionali” (quelli del CIO e quelli delle rappresentative olimpiche) non potranno riproporre degli scatti o dei video che sono stati già visti in tv. La stessa fonte interpellata dal Guardian ha detto che «questa decisione è molto strana, considerando che lo stesso Comitato Olimpico mostra spesso e quindi celebra immagini storiche di protesta», prima tra tutte quella di Tommie Smith e John Carlos che, alle Olimpiadi del 1968, che alzano i pugni guantati di nero per protestare contro il razzismo sistematico negli Stati Uniti. In effetti, la posizione espressa da Bach sembrava aver allentato un po’ le regole sulle manifestazioni degli atleti, ma alla fine la censura potrebbe esserci comunque, solo di tipo ex-post. In merito alla questione, Stephanie Houghton – una delle tre capitane del Team GB – ha affermato che «la decisione di inginocchiarsi è stata presa sostenuta da tutta la squadra: in Gran Bretagna ci siamo inginocchiate prima di ogni partita perché volevamo mostrare sostegno a coloro che sono colpiti dalla discriminazione e dall’uguaglianza. È stato un momento di grande orgoglio, perché anche le giocatrici del Cile si sono inginocchiate con noi, e hanno dimostrato come e quanto siamo unite nella battaglia contro le discriminazioni». Il Guardian ha chiesto chiarimenti al CIO in merito alle immagini sui social, la risposta di un portavoce è stata che «il segnale e le immagini delle gare vengono distribuiti a tutte le emittenti del mondo con un vastissimo pubblico televisivo».