Al Tottenham è finita l’era dei Magnifici Sette, e per loro non è andata benissimo

Dopo otto anni, Erik Lamela è l'ultimo giocatore a lasciare gli Spurs dopo essere stato acquistato coi soldi di Bale.

Se il Tottenham, negli ultimi anni, è diventato una squadra d’élite, il merito va ascritto sicuramente alla politica di mercato e reinvestimento degli utili attuata da Daniel Levy, e poi tradotta sul campo dal lavoro di Mauricio Pochettino. Certo, è mancato il grande acuto, il grande trofeo, ma il raggiungimento della finale di Champions League (nella stagione 2018/19) e il consolidamento nella massima competizione continentale, e nelle Big Six di Premier League, restano dei risultati di grande rilievo – a cui va aggiunta pure la crescita finanziaria, sublimata nella costruzione del nuovo, avveniristico stadio di proprietà. In questo processo di sviluppo, l’estate 2013 è stata un momento fondamentale: il passaggio (inevitabile) di Gareth Bale al Real Madrid in cambio di 100 milioni di euro ha permesso agli Spurs di ricostruire la rosa dalle fondamenta, senza intaccare il bilancio in maniera significativa. Oggi, otto anni dopo, quell’era si è chiusa: l’ultimo giocatore acquistato coi soldi di Bale, Erik Lamela, ha lasciato Londra per trasferirsi in Spagna, al Siviglia.

Insieme a Lamela, nell’estate 2013 arrivarono altri sei calciatori: Nacer Chadli dal Twente (per otto milioni di euro), Vlad Chiriches dalla Steaua Bucarest (9,5 milioni), Étienne Capoue dal Tolosa (11 milioni), Christian Eriksen dall’Ajax (14 milioni), Paulinho dal Corinthians (20 milioni) e Roberto Soldado dal Valencia (30 milioni). Considerando gli altri 30 milioni investiti per il cartellino di Lamela, i “Magnifici Sette” – soprannome di gruppo dato a questa colonia di nuovi calciatori – costarono più di 130 milioni, una cifra enorme per il mercato di otto anni fa. È facile intuire come l’intenzione di Levy e del suo management fosse quella di costruire un nuovo ciclo partendo da loro, da altri giocatori piuttosto giovani già presenti in rosa (Kyle Walker, Jan Vertonghen, Harry Kane, Danny Rose, Hugo Lloris, ma anche il brasiliano Sandro, il francese Younes Kaboul, l’algerino Nabil Bentaleb) e sul manager André Villas-Boas. Un bel po’ di stagioni dopo, il progetto può dirsi riuscito, ma in realtà gran parte degli acquisti post-Bale non sono riusciti a mantenere le promesse, a confermare le aspettative.

Un veloce riepilogo: di certo il colpo più riuscito è stato l’acquisto di Eriksen, diventato una colonna del progetto di Pochettino (cominciato alla vigilia della seconda stagione del post-Bale, quindi nel 2014) e poi trasferitosi all’Inter, nel gennaio 2020, dopo 305 partite, 69 gol e quando ormai era uno dei centrocampisti più forti del mondo. In un’ideale “classifica”, il danese è seguito da Erik Lamela, l’ultimo reduce rimasto di quell’estate, ma proprio il fatto che l’ex fantasista della Roma non sia mai stato davvero titolare (37 gol in 257 presenze con gli Spurs, di cui meno della metà dal primo minuto) deve far riflettere sull’esito finale della sua esperienza a Londra. E di quella campagna acquisti. Tutti gli altri giocatori arrivati otto anni fa non sono riusciti a imporsi a White Hart Lane: Chadli, dopo un inizio promettente, si è trasferito al WBA nell’estate 2016 e oggi milita nell’İstanbul Basaksehir dopo essere passato – anonimamente – anche per il Monaco e per l’Anderlecht; Paulinho è rimasto solo due anni in Inghilterra prima di accettare l’offerta del Guangzhou Evergrande, anche se va detto che la prima annata in Premier fu piuttosto positiva (otto gol in 37 gare di tutte le competizioni); Roberto Soldado ha lasciato la capitale britannica dopo aver segnato solo 16 gol in due stagioni, e da lì ha iniziato la parabola discendente della sua carriera; Capoue è riuscito a giocare appena 24 partite di Premier in due anni, dopo è diventato una colonna del Watford e si è riappropriato di una dimensione d’élite solo da pochi mesi, dopo il passaggio al Villarreal nel gennaio 2021; Chiriches, infine, ha accettato l’offerta del Napoli nell’estate 2015, ma anche in azzurro non è andato oltre un ruolo da comprimario. Oggi è alla vigilia della sua terza stagione nel Sassuolo. Il Tottenham, poi, è cresciuto molto anche sul mercato – tra il 2014 e il 2016 sono arrivati Ben Davies, Heung-min Son, Toby Alderweireld, Moussa Sissoko, poi è stata la volta di Lucas Moura, Davinson Sánchez e tanti altri –, quasi come a voler esorcizzare la campagna di rafforzamento fatta coi soldi di Bale, nata a presentata come una rivoluzione, finita con dei risultati tutt’altro che scoppiettanti.