Cosa sappiamo sul ritiro di Simone Biles alle Olimpiadi

La ginnasta americana ha deciso di non partecipare alla seconda finale, per concentrarsi sulla sua salute mentale.

Simone Biles era e resta una delle atlete più attese dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, se non la più attesa in assoluto. E, alla fine, proprio questa condizione sembra averla fermata, come non era riuscito a nessuno nel corso della sua incredibile carriera – dal 2o13 a oggi, ha vinto quattro titoli olimpici e 19 medaglie d’oro ai Mondiali. Tutto è iniziato tre giorni fa, nel corso della manche di qualificazione della gara all-around a squadre: durante l’esercizio a corpo libero, Biles ha commesso un errore piuttosto grave e inaspettato per una fuoriclasse come lei, che l’ha portata a uscire fuori dalla pedana e a perdere alcuni punti a causa dell’inevitabile penalità. Gli Stati Uniti si sono comunque qualificati alla finale di martedì 27 luglio, ma anche in quest’altra gara Biles ha mostrato di essere lontana dai suoi (altissimi) standard: in occasione del suo esercizio al volteggio, non è riuscita a completare un Amanar – un salto piuttosto complesso, caratterizzato da due avvitamenti e mezzo – e il suo atterraggio è stato deludente. Dopo il volteggio – il concorso all-around a squadre si compone di varie prove – Biles ha lasciato l’area di gara insieme al suo allenatore, e non ha partecipato al resto della finale. La sua squadra è arrivata seconda dietro quella del Comitato Olimpico Russo: era dal 2008 che gli Usa non conquistavano l’oro in questa particolare gara.

Tutti pensavano a un infortunio, ma in realtà Biles ha spiegato quasi subito di non aver accusato alcun problema fisico: al termine della gara, in conferenza stampa, ha detto di «aver perso il filo mentre eseguiva il suo salto», e poi ha spiegato ai giornalisti che il suo problema era stato di natura mentale, infatti ha citato «l’enorme pressione da cui mi sono sentita schiacciata in questi giorni: fa schifo combattere con te stessa, con tutti i demoni che sono nella tua stessa testa, vai Giochi e vuoi gareggiare per te stesso, ma alla fine pensi sempre di farlo per gli altri, per non deludere le persone che ti seguono anche su internet. Ho sentito il peso di tutto il mondo su di me». Biles ha ribadito gli stessi concetti anche in un post sul suo profilo Instagram: «Non è stata una giornata facile, a volte mi sento come se avessi il peso del mondo sulle spalle. So che a volte sembra che la pressione non mi influenzi, ma a volte è davvero difficile, dannazione. Le Olimpiadi non sono uno scherzo!». In seguito, la ginnasta americana ha aggiunto di essere stata influenzata anche dal comportamento di Naomi Osaka, un’altra sportiva conosciuta in tutto il mondo che ha parlato apertamente del suo benessere mentale, mettendolo al primo posto e rinunciando così agli incontri con la stampa, situazioni che lei non riusciva a sostenere perché le considerava inutili e tossiche: «Dobbiamo proteggere le nostre teste e i nostri corpi, e non solo andare lì e fare quello che il mondo vuole che facciamo», ha detto Biles.

Questa mattina è arrivata la notizia di un nuovo ritiro di Biles: la ginnasta americana ha deciso di non partecipare alla finale del concorso generale individuale, in programma giovedì 29 luglio. Medaglia d’oro in carica in questa prova, Biles non si è (ancora) espressa personalmente sulla sua decisione, ma la Federazione di ginnastica americana ha spiegato – in una nota ufficiale – che «dopo ulteriori valutazioni, Simone Biles si è ritirata dalla finale individuale del concorso all-around. Sosteniamo con tutto il cuore la decisione di Simone e applaudiamo il suo coraggio nel dare priorità al suo benessere. Il suo coraggio mostra, ancora una volta, perché è un modello per tante persone». Nella stessa comunicazione, si legge che «le condizioni di Biles saranno valutate giorno per giorno in vista dei prossimi appuntamenti ai Giochi Olimpici». Biles è qualificata alle finali di trave, parallele, volteggio e corpo libero, e in queste ultime due prove è campionessa olimpica in carica. Michael Phelps, che con le sue 28 medaglie è l’atleta olimpico più vincente e decorato della storia, ha elogiato la scelta e il comportamento di Biles: «Spero che questa sia un’opportunità per noi, per tutti gli sportivi: dobbiamo di far esplodere ancora di più queste considerazioni sull’importanza del benessere mentale. È un tema molto più grande di quanto possiamo mai immaginare. Portiamo molto peso sulle nostre spalle, ed è una sfida difficile da superare, soprattutto quando abbiamo i riflettori puntati addosso, quando dobbiamo rispondere a un carico enorme di aspettative». Anche il Comitato Olimpico Internazionale, attraverso le parole di un suo portavoce (Mark Adams) ha espresso il suo sostegno a Biles: «Il benessere mentale è una questione incredibilmente importante. Stiamo facendo abbastanza? Lo spero, penso di sì: abbiamo messo a disposizione un team psicologi nel Villaggio Olimpico e una linea di assistenza per gli atleti in 70 lingue diverse. Ma, come tutte le altre istituzioni al mondo, sportive e non possiamo fare di più su questo tema».