Quanti soldi ha perso il calcio europeo a causa della pandemia?

Le perdite sono dovute soprattutto al nuovo squilibrio tra entrate e stipendi dei giocatori.

Più o meno un anno fa, il calcio europeo era appena ripartito dopo lo stop forzato imposto dalla pandemia, dal primo lockdown. Oggi, alla vigilia della seconda stagione “regolare” dopo il Coronavirus, è arrivato il momento di capire quali siano stati gli effetti economici della pandemia sull’industria calcistica, quale sia stata l’entità della crisi economica che ha colpito le squadre e le istituzioni più ricche e riconoscibili del Vecchio Continente. Per farlo, una delle letture più utili e interessanti è la Deloitte Annual Review of Football Finance, report pubblicato annualmente dalla società di consulenza londinese. I dati raccolti sono significativi, in senso negativo: alla fine della stagione 2019/20, quella interrotta e poi ripresa causa pandemia, il mercato del calcio europeo ha accusato una contrazione dei ricavi pari a 3,7 miliardi rispetto all’annata precedente, da 28,9 a 25,2 miliardi di euro (dato percentuale: -13%). Si tratta del primo calo dopo la crisi finanziaria globale a cavallo tra il 2008 e il 2009, che in qualche modo colpì anche il mondo del calcio.

Da molti anni, ormai, le cinque leghe top – Premier League, Bundesliga, Serie A, Liga, Ligue 1 – trainano l’economia calcistica europea, infatti rappresentano il 60% dell’intero comparto di business. Nella stagione 2019/20, inevitabilmente, hanno trainato soprattutto la contrazione dei ricavi: in totale, i 98 club di questi campionati hanno accumulato 15,1 miliardi di euro di entrate, 1,9 in meno rispetto alla stagione precedente (il calo, quindi, è pari all’11%). La lega che ha assorbito meglio i colpi della pandemia è stata la Bundesliga: il massimo campionato tedesco ha limitato la diminuzione al 4%, raggiungendo i 3,2 miliardi di entrate; in questo modo, la Bundes ha superato la Liga spagnola (3,1 miliardi di ricavi) nella classifica dei campionati con le entrate più alte, alle spalle dell’irraggiungibile Premier League. I 20 club della prima divisione inglese hanno messo insieme un fatturato complessivo di 5,1 miliardi di euro, ma hanno accusato un calo significativo: nel 2018/19, infatti, i ricavi avevano toccato la quota record di 5,8 miliardi di euro.

La Serie A ha numeri molto differenti: nella stagione 2019/20, le entrate totali sono state pari a 2,1 miliardi di euro, con un calo del 18% rispetto al dato dell’annata precedente. Chiude il quintetto la Ligue 1, ovvero l’unica lega europea top che ha interrotto e poi non ha ripreso la stagione 2019/20, congelando la classifica al momento dello stop per la pandemia: i ricavi totali sono stati di 1,6 miliardi, con un calo complessivo del 16% rispetto all’annata 2018/19. Nonostante queste cifre non sembrino così allarmanti, i club francesi stanno vivendo una crisi economica senza precedenti, dovuta soprattutto ai problemi avuti nella stipula dei contratti per la trasmissione delle partite in televisione. Questo è un altro punto fondamentale del report Deloitte: la contrazione dei ricavi accusata finora è dovuta soprattutto ai mancati incassi del matchday, ma il vero problema è che l’impatto della pandemia sui flussi di entrata derivanti dagli accordi broadcast (che costituiscono il 51% dei ricavi dei club delle leghe più importanti) e da quelli commerciali (che valgono il 36% del fatturato totale) sono ancora incerti.

L’altro grande interrogativo riguarda il rapporto con le spese: nonostante un evidente calo degli introiti, i costi salariali dei club europei sono rimasti sostanzialmente invariati. Per spiegare bene questo concetto, l’esempio migliore è quello che viene dalla Premier League: come detto, il massimo campionato inglese è ancora quello con i ricavi più alti, ma il rapporto tra stipendi e introiti è balzato fino al +73%, determinando l’azzeramento dei profitti operativi. I numeri sono eloquenti: nel 2019/20, le 20 società di Premier hanno raggiunto quota 1,1 miliardi di perdite ante imposte cumulative, con un aumento di oltre 910 milioni di euro rispetto al 2018/19. Per 15 club, questo andamento si è tradotto in un bilancio in rosso. Dan Jones, partner e capo dello Sports Business Group di Deloitte, ha spiegato: «La natura relativamente fissa dei costi dei club e la struttura pluriennale dei contratti stipulati con i giocatori hanno complicato di molto la situazione, a fronte del calo dei ricavi. Sarà interessante vedere come si svilupperà l’equilibrio tra costo del lavoro e introiti nella stagione 2020/21, e poi in quelle successive: è da qui che dipende il futuro del calcio europeo».