Kaio Jorge si prenderà la Juve?

Chi è e come gioca il nuovo talentino arrivato dal Santos.

Che l’acquisto di Kaio Jorge da parte della Juventus venga raccontato attraverso il consueto filtro dei paragoni più o meno ingombranti – il “nuovo Firmino”, ma anche il “nuovo Neymar” – non deve stupire, né sottintendere per forza un’analisi superficiale delle sue caratteristiche di base. Si tratta, semplicemente, del modo più diretto ed immediato di immaginare il potenziale impatto che potrebbe avere con il calcio italiano ed europeo un giocatore di cui, tutto sommato, si conosce ancora poco, soprattutto in riferimento all’hype che lo circonda dal febbraio 2019, quando con cinque reti trascinò il Brasile al titolo mondiale Under-17 in casa.

Piuttosto varrebbe la pena concentrarsi su ciò che l’arrivo del giovane brasiliano significa dal punto di vista filosofico e culturale, sul cambio di paradigma che questo calciomercato povero di soldi e di idee ha imposto anche alle grandi squadre. In assenza di risorse credibili per alzare sensibilmente il livello medio della rosa a disposizione di Massimiliano Allegri, Kaio Jorge rappresenta un investimento a basso indice di rischio, un elemento giovane e futuribile su cui (provare a) puntare in quella che potrebbe essere comunque una “win/win situation” dal punto di vista tecnico ed economico. Qualcosa che ai bianconeri manca dai tempi dell’acquisto – e della cessione dopo quattro stagioni – di Pogba.

Oggi YouTube e le compilation di “goals and skills” rappresentano il modo più semplice con cui il pubblico mainstream cerca di informarsi su un calciatore giovane e promettente, su ciò che sa (o non sa) fare, su ciò che è, su ciò che sarà. E se ne facciamo una questione di highlights, inquadrare Kaio Jorge in un pattern che ci sia familiare o che ci permetta di individuare dove e come possa rendere al meglio risulta particolarmente complesso: Transfermarkt lo inquadra come punta centrale ma la non eccellente dimensione realizzativa – appena 16 gol nelle sue quattro stagioni da professionista con il Santos – e la naturale inclinazione a coprire l’intero fronte offensivo in ampiezza, lasciano immaginare un attaccante moderno, dinamico e iper-cinetico, che si troverebbe molto più a suo agio partendo dall’esterno per poi tagliare verso il centro del campo con e senza palla.

Guardando i video che si trovano in giro per la rete, comunque, sono due le qualità che colpiscono immediatamente anche l’osservatore meno attento. La prima è l’agilità, anzi l’elasticità della corsa e del gesto tecnico, la capacità di essere efficiente ed efficace nell’attacco della profondità – o comunque nella corsa in verticale – senza quella brutalità nello scatto e negli appoggi che associamo ai migliori interpreti della specialità, come Mbappé, Sancho, Rashford, lo stesso Cristiano Ronaldo; la seconda è la dimensione associativa già molto sviluppata, che si traduce nella continua ricerca della migliore opzione di passaggio possibile sia in fase di rifinitura che di partecipazione alla prima costruzione, diventando l’appoggio e la sponda ideale nella risalita del campo per vie centrali.

Da questo punto di vista Kaio Jorge è un attaccante assolutamente figlio dei suoi tempi per le ampie porzioni di campo che può ricoprire, per la varietà e la qualità delle soluzioni che riesce ad esplorare grazie alla sua tecnica di base, per l’intuitività delle sue letture che portano quasi sempre al passaggio giusto in una determinata situazione per modalità, tempi ed esecuzione. Un assist di Kaio Jorge, per intenderci, non colpisce per la visionarietà, la contro-intuitività o la componente estetica ma per il suo essere l’assist migliore possibile che mette il compagno nella dimensione spazio-tempo ideale per battere a rete. Ha bisogno, però, di una sovrastruttura che lo sostenga, di compagni che ne assecondino i movimenti offrendogli di volta in volta una o più direttrici di passaggio, muovendosi negli spazi che lui stesso apre con i tagli interno-esterno, senza affidarsi totalmente alla sua creatività.

In questo video relativo alla partita contro il Gremio del 24 giugno scorso si nota come Kaio Jorge – che mette comunque per ben due volte il compagno in condizione di battere a rete in condizioni favorevoli – si trovi perfettamente a suo agio anche nel gioco spalle alla porta, con una più che discreta capcità di assorbire i contatti nonostante la sua relativa fisicità

Tecnicamente Kaio Jorge è certamente sopra la media, ma non così tanto ­– non ancora, almeno – come siamo abituati a pensare quando vediamo una squadra di vertice europea scegliere investire su un talento sudamericano, anche se a prezzi contenuti come in questo caso. Parliamo di un giocatore che sembra dare il meglio di sé quando può strappare in conduzione in campo aperto e quando ha il tempo per pensare a cosa fare con il pallone tra i piedi: in questo senso risulta difficile immaginarlo in spazi più stretti, contro sistemi difensivi costruiti sulle marcature preventive e organizzati per blocchi posizionali bassi e con le finestre temporali del decision making ridotte al minimo, sebbene la già menzionata qualità nel proteggere palla con la squadra in uscita – riaprendo sull’esterno difensivo che dà ampiezza – e la facilità nel controllo orientato, potrebbero accelerare il processo di apprendimento e migliorare la capacità di giocare ad uno-due tocchi per poi andare ad occupare immediatamente lo spazio alle spalle della linea di pressione.

Altri aspetti su cui lavorare, poi, sono quelli della finalizzazione e della lucidità in fase di conclusione: al netto di un’ottima qualità di calcio, tanto da fermo quanto in corsa, Kaio Jorge tende ancora a voler calciare per forza dritto per dritto, colpendo il pallone con il collo del piede più che con l’interno e non riuscendo quasi mai ad angolare a sufficienza il suo tiro. Un dettaglio, comunque, che preoccupa meno rispetto alla scarsa assenza di confidenza con il sinistro, il suo piede debole, utilizzato solo in situazione dinamica o quando non ne può proprio fare a meno: una necessità più che un’alternativa vera e propria, una mancanza che contrasta con l’apparente multidimensionalità del suo gioco e che rischia di pregiudicarne le possibilità di impatto immediato in una realtà tecnica e agonistica di livello superiore rispetto a quella cui era abituato.

Il fatto che Kaio Jorge, in linea teorica, costituisca il backup di tutti gli elementi offensivi della Juventus attuale è, allo stesso tempo, tanto il motivo per cui potrebbe trovare spazio da subito quanto quello per cui dovrà guadagnarsi ogni singolo minuto che disputerà con la maglia bianconera, mettendo alla prova una durezza mentale che in pochi gli riconoscono. L’ex Santos potrebbe potenzialmente incasellarsi in tutti gli spot del 4-3-3 e del 4-2-3-1, ma ovunque si troverebbe davanti giocatori più esperti e pronti nell’interpretazione dei vari ruoli che Allegri richiede: da esterno dovrà vincere la concorrenza di Chiesa, Kulusevski, Morata e, all’occorrenza, Cuadrado, mentre da finto nueve/seconda punta Dybala appare già molto avanti nelle gerarchie del tecnico livornese. Probabile, quindi, che almeno inizialmente diventi il primo cambio di Ronaldo o il “supersub” da inserire a gara in corso con squadre lunghe e tanto campo in verticale da attaccare. Ugualmente l’idea di prestarlo per testarne l’adattabilità sarebbe da scartare a priori: Kaio Jorge è un giocatore ambizioso già abituato – pur se con le dovute proporzioni – a convivere con le pressioni e le aspettative di contesti competitivi di alto livello, e non avrebbe senso ridimensionarle ora, con un giocatore tutto da scoprire (e costruire) anche psicologicamente.

Perché oggi Kaio Jorge è un prototipo, anzi un progetto, di grande giocatore per una grande squadra. Ed è lì che deve manifestarsi o meno come tale per capire se questo tipo di investimenti possano diventare, anche per una società “tradizionalista” come la Juventus, la nuova frontiera di un calciomercato in cui la forza della tradizione non funziona più.